“Crimini contro gli italiani 1940-1946”
I vincitori della II Guerra Mondiale celebrarono i grandi processi di Norimberga( 1945) e Tokio( 1946),per punire gli sconfitti. Veniva così sostituito definitivamente al concetto fino ad allora vigente dello “ justus hostis”, propria dello “jus publicum europaeum”, con il “nuovo concetto” di “ bellum justum” o “ justa causa belli” di medievale memoria. Ora l’aggressore non è più un “justus hostis”,ma un “criminale” nel pieno significato penalistico del termine, un vero e proprio “outlaw”, fuorilegge, e si può quindi processare i capi dei vinti ed i loro collaboratori. Non rispondono più gli Stati delle varie guerre, ma gli individui. Crimini di guerra, crimini contro l’umanità ,genocidio , ogni motivo è buono per fare giustizia sommaria degli avversari. Ovviamente la “giustizia” in questo caso operò a senso unico. Non potendo sterminare gli avversari “manu militari”,per non perdere in immagine, li si trattò da criminali comuni, e cosi venne fatto in tanti altri processi minori che si celebrarono dopo il 25 Aprile in Italia e l’otto Maggio in Germania e successivamente in Giappone.
Ma nessun processo fu mai intentato contro coloro che nelle fila Alleate, Sovietiche, Jugoslave e Francesi, si macchiarono di nefandezze contro i civili ed i militari dell’Asse, in spregio delle convenzioni internazionali allora vigenti. Questo perché a Norimberga s’introdusse una forma flessibile di “selettività giudiziaria”, che sancì il principio che “il comportamento delle potenze vincitrici non poteva essere equiparato con gli stessi standard legali applicati ai loro nemici”Vi è un capitolo sottaciuto, nascosto, appena sussurrato della nostra storia nazionale, che riguarda proprio i crimini perpetrati contro i nostri soldati e civili dal 1940 al 1946. Una pagina vergognosa che finalmente ha trovato in questo libro di Federica Saini Fasanotti per le Ed di Ares, una sua completa descrizione. Vengono così ripercorse con dovizia di particolari e dati, le vicende che interessarono uomini in armi e civili, dalla campagna di Francia del 1940, alla fine della guerra.
Vi furono numerose violazioni del diritto umanitario nei confronti dell’Italia, con attacchi contro centri abitati e mezzi della Croce Rossa. Gli inglesi ( ..i portatori della libertà secondo certa vulgata corrente..) si distinsero, come già fatto sulla Germania con la tecnica dell’ “ Area bombing”, che mirava alla distruzione delle abitazioni,più che a colpire gli obiettivi militari. In Albania ed in Africa Settentrionale gli uomini della Raf si accanirono in special modo ,contro ospedali ed edifici con il simbolo della Croce Rossa, mentre la Regia Aeronautica e la Marina adottarono sempre una condotta di guerra improntata ad un comportamento cavalleresco ed umanitario. Numerosi furono i prigionieri italiani eliminati direttamente sul campo di battaglia nel deserto libico–egiziano. I reparti di fanteria del Commonwealth britannico, soprattutto quelli provenienti dall’Oceania, furono autori di massacri di prigionieri appena catturati e mutilizioni di cadaveri. Durante la campagna di Tunisia, nella battaglia di Takrouna,i “reparti maori” del generale Freyberg uccisero a baionettate tutti i prigionieri italo-tedeschi e gettarono vivi da un dirupo anche due soldati italiani.
I prigionieri condotti nei campi britannici ebbero un trattamento, ben diverso da quello riservato stessi in Italia, dove venne posta ogni cura nel dare degni condizioni di vita ai soldati di sua maestà.
Altro episodio pressoché sconosciuto è l’affondamento dell’incrociatore ausilisario “Laconia”(1) ,al largo della Sierra leone, con a bordo nostri prigionieri di guerra. Al momento del naufragio, gli inglesi chiusero le stive causando l’annegamento di 1300 nostri soldati. Nel corso delle operazioni di soccorso ai superstiti ad opera di sommergibili dell’Asse, l’aviazione alleata mitragliò le scialuppe di salvataggio.
Una pagina dimentica è quella degli internati italiani in Gran Bretagna, Francia, Stati Uniti, allo scoppio delle ostilità. Con l’inizio della guerra le autorità britanniche arrestarono subito 4000 italiani, e non vi furono distinzioni tra fascisti ed antifascisti…. La sorte dei nostri civili evacuati dall’Africa Orientale Italiana, fu ancor peggiore dei militari. Gli uomini in buono stato furono trasferiti in Kenya, Rhodesia, Uganda, Sud Africa e Tanganika, mentri le donne, i bambini i vecchi , vennero raccolti in campi inospitali in AOI, nei pressi di Mandera, Berbera, Dire Daua, Harar, veri “ inferni per vivi”…. Qui i bambini italiani morivano di morbillo e di altre malattie. Nei “campi di concentramento” britannici in Africa, vi furono quasi duemila morti.
Francesi e Greci si distinsero anche loro per la sistematica violazione delle leggi umanitarie.Il rapporto del nostro Ministero della Guerra, definì brutale il comportamento verso i nostri soldati catturati, sia che fossero feriti o meno. Sorte peggiore toccò a coloro che alla conclusione della campagna africana, furono consegnati dagli alleati ai francesi di De Gaulle. Da notare che la cosiddetta “Francia Libera” non era riconosciuta da nessuna potenza belligerante, come “governo legittimo” (… De Grulle riuscì alla fine della guerra nel capolavoro di far sedere la Francia, sonoramente battuta dalla Germania nel maggio del 1940, a fianco delle potenze vincitrici.., senza che i francesi avessero realmente contribuito all’esito finale della guerra in Europa NdA), nemmeno dagli Alleati. Quindi i francesi non avrebbero potuto trattenere alcun prigioniero di guerra. Nonostante ciò, le condizioni imposte ai nostri militari, furono tra le più disumane ed indegne di una nazione civile. Sul fronte jugoslavo la guerra aveva oramai assunto una connotazione di ferocia estrema da ambo le parti, ma, come ricorda l’autrice, le forze armate italiane furono nella maggior parte dei casi costrette a reagire a causa del comportamento “barbaro” dei partigiani slavi. “Nel luglio del 1941, nella zona di Podgorica ( Montenegro), soldati della divisione Messina furono massacrati. Quando la zona venne riconquistata, si trovano 70 cadaveri dei nostri tagliati a pezzi e incastrati nei canali di scolo della strada. Sui cadaveri si erano avventati dei maiali”.
Successivamente, dopo l’armistizio, le violenze si spostarono anche sui civili dell’Istria e della Dalmazia.Da parte italiana non vi fu mai alcun intento di “pulizia etnica” e di “sbalcanizzione “ dei territori ex jugoslavi. La Legge di guerra italiana ed il codice penale militare erano allora pienamente corrispondenti alle norme internazionali ed alle consuetudini che regolavano la condotta della guerra secondo il diritto internazionale.
Gli Usa, dopo la loro entrata in guerra nel 1941, si allinearono subito al comportamento dei britannici, radendo al suolo interi abitati nelle nostre città, mentre i piloti dell’Us Air Force mitragliavano sistematicamente tutto quello che si muoveva sulle strade. In Sicilia con l’eccidio all’aeroporto di Biscari ( Ragusa), dove furono trucidati 73 prigionieri dell’Asse, si aprì la tragica lista di massacri e violenze sul suolo italiano. Lo stesso Patton, arringò i soldati della 45° divisione di fanteria: “ Ci scontreremo con il nemico..Gli porteremo la guerra in casa..Non avremo pietà..Quel bastardo deve morire..Dovete avere l’istinto assassino.. Conserveremo la fama di assassini e gli assassini sono immortali”.In Sicilia furono gli inglesi a dedicarsi con zelo all’internamento dei civili ritenuti “pericolosi fascisti”. Nei campi di concentramento di Siracusa, Fossa Creta vicino Catania, Messina, Pisturina e Priolo, migliaia di persone, civili, ma anche militari, rimasero per quasi un anno all’aria, senza baracche, senza alcuna assistenza medica, buttati sulla nuda terra, preda della malaria. Ancora nella primavera del 1994 vi erano detenuti ben 7000 prigionieri, trattati come animali da pascolo.
Le truppe coloniali francesi si macchiarono di violenze di ogni sorta su donne, uomini e bambine, in questo istigate volentieri dagli ufficiali francesi, (…. Dopo la pessima figura fatta nel 1940, questi ultimi volevano forse riscattare in questo modo l’ “onore della Francia )che rimaneva a guardare indifferenti l’accanirsi dei marocchini sui civili indifesi.
Dopo l’otto settembre si registrò una recrudescenza dei crimini contro i nostri soldati. Il disprezzo,tale da rasentare spesso il razzismo, da parte degli alleati, crebbe allora ancor di più , proprio a causa del repentino voltafaccia della monarchia e di Badoglio. Le forze armate “cobelligeranti” furono mal viste soprattutto dai britannici ed utilizzate prevalentemente come bassa manovalanza nei porti e nei lavori di fatica. Questo d’altronde è il prezzo che si paga quando s’inizia una guerra da una parte, cercando poi di finirla in campo avverso.
Pregio indiscutibile di questo libro, che presenta anche un’interessante sezione fotografica, è quello finalmente di aprire uno squarcio sul quel “lato scomodo” della II GM, volutamente omesso anche dai “nuovi governanti” dell’Italia postbellica, dove i “cosiddetti liberatori” mostrano il loro vero volto, fatto di efferatezze gratuite, inutili stragi ,condotta disumana e criminale delle operazioni belliche. I fatti che oggi accadono nell’Iraq e nell’Afghanistan occupati, non fa altro che dimostrare quanto narrato in questo libro.
Federico Dal Cortivo
“La gioia violata” -Crimini contro gli italiani 1940-1946
Di Federica Saina Fasanotti
Ed.Ares pp.328 € 18
1)29 luglio 1942-piroscafo Laconia- trasporto di prigionieri italiani n.1400- dall’Egitto agli Usa.
Due piani di stive,uno dei quali sotto la linea di galleggiamento. I nostri soldati vengono stivati come animali nei locali angusti ricavati sottocoperta, con condizioni climatiche micidiali. Il caldo si tocca con le mani e rende precarie le condizioni di molti. Nella stiva più profonda non vi sono nemmeno gli oblò,nell’altra sono chiusi…. Il piroscafo britannico inizia il suo viaggio, e dopo aver attraversato il Capo di Buona Speranza, eccolo nell’Atlantico. Un pò d’aria tra le baionette delle guardie polacche e poi sottocoperta .All’alba del 22 settembre 1942, l’U-152 della marina germanica intercetta il Laconia, che era classificato come “incrociatore ausiliario”. La prassi prevedeva che le navi ospedale o che trasportavano prigionieri venissero segnalate al nemico. In questo caso nessuna segnalazione venne fatta dagli inglesi. Con due siluri il Laconia viene colpito al calare delle tenebre. Centinaia di prigionieri cercano scampo, provando a sfondare le porte delle stive. Molti cadranno finiti a fucilate dai carcerieri. Tutti i membri dell’equipaggio cercano la fuga, lasciando volutamente al loro destino i soldati italiani. Molti di essi moriranno affogati, risucchiati dalla nave. Al mattino del 13 settembre numerosi relitti e cadaveri sulle acque dell’oceano testimoniano quanto accaduto. Le speranze riprendono di notte quando tre sommergibili , due tedeschi ed il nostro Cappellini, emergono e prestano i soccorsi ai naufraghi. I vari comandi, sia dell’Asse, che Alleati, nonché i francesi, dispongono la sospensione delle operazioni militari, per consentire il proseguo di quelle di aiuto in mare. Intanto sono morti 1200 prigionieri di guerra italiani, dei quali 900 rimasti chiusi nelle stive della nave. I sommergibili con al traino i superstiti fanno rotta per l’appuntamento con navi francesi di Wichy, dove trasbordare i poveretti. Ma ecco che il 15 settembre spunta in cielo un B24 Usa, che nonostante l’ordine di cessare i combattimenti, attacca i sottomarini , causando danni all’U-156, il che costringe al trasferimento a bordo dell’’U-506 e del Cappellini, dei feriti gravi. Poi, finalmente, il 18 settembre, il trasbordo sulle navi Gloire e Annamite della marina Francese e l’arrivo a Casablanca.
29/10/2006
http://www.italiasociale.net/libri/libri291006-1.html
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