venerdì 31 maggio 2013

Le vittime italiane dei Lager di Tito


Comunismo

Per non dimenticare....
a cura di Fabio Galante

Criminali Comunisti Jugoslavi Ieri e Oggi
 Le vittime italiane dei Lager di Tito
(evviva il comunismo, evviva la libertà)

Giuseppe Spano aveva 24 anni e molta fame. In poco più di un mese aveva perso oltre 20 chili ed era diventato pelle e ossa. Quel 14 giugno 1945 non resistette e rubò un po' di burro. Fu fucilato al petto per furto.
Ferdinando Riechetti aveva 25 anni ed era pallido, emaciato. Il 15 giugno 1945 si avvicinò al reticolato per raccogliere qualche ciuffo d'erba da inghiottire. Fu fucilato al petto per tentata fuga.
Pietro Fazzeri aveva 22 anni e la sua fame era pari a quella di centinaia di altri compagni. Ma aveva paura di rubare e terrore di avvicinarsi al reticolato. II 1° luglio 1945 morì per deperimento organico.
In quale campo della morte sono state scritte queste storie?
A Dachau, a Buchenvald oppure a Treblinka?
No, siamo fuori strada:
Questo è uno dei lager di Tito!
Borovnica, Skofja Loka, Osseh. E ancora Stara Gradiska, Siska, e poi Goli Otok, I'Isola Calva.
Pochi conoscono il significato di questi nomi. Dachau c Buchenvald sono certamente più noti, eppure sono la stessa cosa. Solo che i primi erano in Jugoslavia e gli internati erano migliaia di italiani. deportati dalla Venezia Giulia alla fine del secondo conflitto mondiale e negli anni successivi, a guerra finita, durante I'occupazione titina.


 I DEPORTATI DIMENTICATI IN NOME DELLA POLITICA ATLANTICA
Una verità negata sempre, per ovvi motivi, dal regime di Belgrado, ma inspiegabilmente tenuta nascosta negli archivi del nostro ministero della Difesa. Oggi il Borghese è entrato in possesso dei documenti segreti che, oltre a fornire l'ennesima prova dell'Olocausto italiano sui confini orientali, sono un terribile atto di accusa non solo nei confronti di Tito, ma soprattutto verso tutti i governi che si sono succeduti dal 1945 in poi. Partendo da quello di Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti, per finire con gli ultimi di Silvio Berlusconi., Lamberto Dini e Romano Prodi. Perchè nessuno ha parlato? Perché nessuno ha tolto il segreto ai documenti che provano (con tanto di fotografie) il massacro e le torture di migliaia di italiani? Semplice: la verità è stata sacrificata alla ragion di Stato. Vediamo perché.
Belgrado, nell'immediato dopoguerra, si avvia sulla strada dello strappo con Mosca ed il nascente blocco occidentale vuole a ogni costo che quel divorzio si consumi. Ma il costo l'ha pagato solo il nostro Paese il cui governo, per codardia, accetta supinamente di sacrificare sull'altare della politica atlantica migliaia di giuliani, istriani, fiumani, dalmati. Colpevoli solo di essere italiani.
"Condizioni degli internati italiani in Jugoslavia con particolare riferimento al campo di Borovnica (40B-D2802) e all'ospedale di Skofjia Loka (11-D-2531) ambedue denominati della morte" titola il rapporto del 5 ottobre 1945, con sovrastampato "Segreto", dei Servizi speciali del ministero della Marina. Il documento, composto di una cinquantina di pagine, contiene le inedite testimonianze e le agghiaccianti fotografie dei sopravvissuti, accompagnate da referti medici e dichiarazioni dell'Ospedale della Croce Rossa di Udine, in cui questi ultimi erano stati ricoverati dopo la liberazione, e da un elenco di prigionieri deceduti a Borovnica. Il colonnello medico Manlio Cace, che in quel periodo ha collaborato con la Marina nel redigere la relazione che, se non è stata distrutta, è ancora gelosamente custodita negli archivi del ministero della Difesa, lasciò fotografie e copia del documento al figlio Guido, il quale lo ha consegnato alle redazioni del Borghese e di Storia Illustrata.

 MANCA IL CIBO MA ABBONDANO LE FRUSTATE
"Le condizioni fisiche degli ex internati", premette il rapporto, "costituiscono una prova evidente delle condizioni di vita nel campi Jugoslavi ove sono ancora rinchiusi numerosi italiani, molti dei quali possono rimproverarsi solamente di aver militato nelle fila dei partigiani di Tito in fraterna collaborazione con i loro odierni aguzzini..."
Ai primi di maggio del '45, dopo la capitolazione tedesca, i partigiani di Tito controllano l'intera Istria, giungendo a Trieste e Gorizia prima degli anglo-americani. Sono i giorni del terrore, del calvario delle foibe, ma anche dell'altra terribile faccia della "pulizia etnica": le deportazioni. Sono migliaia gli italiani internati nei lager jugoslavi e poche centinaia faranno ritorno a casa, dopo aver subito terribili sofferenze.
"Il vitto era pessimo e insufficiente", racconta nel rapporto il carabiniere Damiano Scocca, 24 anni, preso dai titini il 1° marzo 1945 nella caserma del Cln di Trieste, "e consisteva in due pasti giornalieri composti da due mestoli di acqua calda con poca verdura secca bollita... A Borovnica non si faceva economia di bastonate; durante il lavoro sul ponte ferroviario nelle vicinanze del campo chi non aveva la forza di continuare a lavorare vi veniva costretto con frustate ... ". " ... Durante tali lavori", afferma il finanziere Roberto Gribaldo, in servizio alla Legione di Trieste e "prelevato" il 2 maggio, "capitava sovente che qualche compagno in seguito alla grande debolezza cadesse a terra e allora si vedevano scene che ci facevano piangere. Il guardiano, invece di permettere al compagno caduto di riposarsi, gli somministrava ancora delle bastonate e tante volte di ritorno al campo gli faceva anche saltare quella specie di rancio".
Le mire di Tito sul finire del conflitto sono molto chiare: ripulire le zone conquistate dalla presenza italiana e costituire la settima repubblica jugoslava annettendosi la Venezia Giulia e il Friuli orientale fino al fiume Tagliamento.
Antonio Garbin, classe 1918, è soldato di sanità a Skilokastro, in Grecia. L'8 settembre 1943 viene internato dal tedeschi e attende la "liberazione" da parte delle truppe jugoslave a Velika Gorica. Ma si accorge presto d essere nuovamente prigioniero. "Eravamo circa in 250. Incolonnati e scortati da sentinelle armate che ci portarono a Lubiana dove, dicevano, una Commissione apposita avrebbe provveduto per il rimpatrio a mezzo ferrovia. Giunti a Lubiana ci avvertirono che la commissione si era spostata ... ". I prigionieri inseguirono la fantomatica commissione marciando di città in città fino a Belgrado.

 PRIGIONIERI UCCISI PERCHE' INCAPACI DI RIALZARSI 
"In 20 giorni circa avevamo coperto una distanza di circa 500 chilometri, sempre a piedi", racconta ancora Garbin ai Servizi speciali della Marina italiana. "La marcia fu dura, estenuante e per molti mortale. Durante tutto il periodo non ci fu mai distribuita alcuna razione di viveri. Ciascuno doveva provvedere per conto proprio, chiedendo un pezzo di pane al contadini che si incontravano... Durante la marcia vidi personalmente uccidere tre prigionieri italiani, svenuti e incapaci di rialzarsi. I morti, però, sono stati molti di più... Ci internarono nel campo di concentramento di Osseh (vicino Belgrado, ndr), avevamo già raggiunto la cifra di 5 mila fra italiani, circa un migliaio, tedeschi, polacchi, croati ... ".
Chi appoggia Tito nel perseguire il suo obiettivo di egemonia sulla Venezia Giulia?
Naturalmente il leader del Pci Palmiro Togliatti , che il 30 aprile 1945, quando i partigiani titini sono alle porte di Trieste, firma un manifesto fatto affiggere nel capoluogo giuliano:
"Lavoratori di Trieste, il nostro dovere è accogliere le truppe di Tito come liberatrici e di collaborare con loro nel modo più assoluto"
A confermare che la pulizia etnica è continuata anche a guerra finita sono le affermazioni di Milovan Gilas, segretario della Lega comunista jugoslava, che, in un intervista di sei anni fa a un settimanale italiano, ammette senza giri di parole: "nel 1946 io ed Edvard Kardelj andammo in Istria ad organizzare la propaganda anti-italiana... bisognava indurre gli italiani ad andare via con pressioni di ogni tipo. Massacri di civili, violenze, torture, affogamenti di massa, mutilazioni... Così fu fatto"

 SKOFJA LOKA, L'OSPEDALE CHIAMATO "CIMITERO"
E nei campi di concentramento finiscono anche i civili, come Giacomo Ungaro, prelevato dai titini a Trieste il 10 maggio 1945 "Un certo Raso che attualmente trovasi al campo di Borovnica", è la dichiarazione di Ungaro, "per aver mandato fuori un biglietto è stato torturato per un'intera nottata., è stato poi costretto a leccare il sangue che perdeva dalla bocca e dal naso; gli hanno bruciacchiato il viso e il petto così che aveva tutto il corpo bluastro. Sigari accesi ci venivano messi in bocca e ci costringevano ad ingoiarli".
I deperimenti organici, la dissenteria. le infezioni diventano presto compagni inseparabili dei prigionieri. "Fui trasferito all'ospedale di Skofja Loka. Ero in gravissime condizioni", è il lucido resoconto del soldato di sanità Alberto Guarnaschelli, "ma dovetti fare egualmente a piedi i tre chilometri che separano la stazione ferroviaria dalI'ospedale. ...Eravamo 150, ammassati uno accanto all'altro, senza pagliericcio, senza coperte. Nella stanza ve ne potevano stare, con una certa comodità, 60 o 70.Dalla stanza non si poteva uscire neppure per fare i bisogni corporali. A tale scopo vi era un recipiente di cui tutti si dovevano servire. Eravamo affetti da diarrea, con porte e finestre chiuse. Ogni notte ne morivano due, tre, quattro. Ricordo che nella mia stanza in tre giorni ne morirono 25. Morivano e nessuno se ne accorgeva ... "."Non dimenticherò mai i maltrattamenti subiti", è la testimonianza del soldato Giuseppe Fino, 31 anni, deportato a Borovnica ai primi di giugno 1945, "le scudisciate attraverso le costole perchè sfinito dalla debolezza non ce la facevo a lavorare. Ricorderò sempre con orrore le punizioni al palo e le grida di quei poveri disgraziati che dovevano stare un'ora anche due legati sospesi da terra; ricorderò sempre con raccapriccio le fucilazioni di molti prigionieri, per mancanze da nulla, fatte la mattina davanti a tutti..."."Le fucilazioni avvenivano anche per motivi futili ...", scrive il rapporto segreto riportando il racconto dei soldati Giancarlo Bozzarini ed Enrico Radrizzali, entrambi catturati a Trieste il 1° maggio 1945 e poi internati a Borovnica.

 PER ORE LEGATI A UN PALO CON IL FILO DI FERRO!
"La tortura al palo consisteva nell'essere legato con filo di ferro ad ambedue le braccia dietro la schiena e restare sospeso a un'altezza di 50 cm da terra, per delle ore. Un genovese per fame rubò del cibo a un compagno, fu legato al palo per più di tre ore. Levato da quella posizione non fu più in grado di muovere le braccia giacchè, oltre ad avere le braccia nere come il carbone, il filo di ferro di ferro era entrato nelle carni fino all'osso causandogli un'infezione. Senza cura per tre giorni le carni cominciarono a dar segni di evidente infezione e fuoriuscita di essudato sieroso purulento, quindi putrefazione. Fu portato a una specie di ospedale e precisamente a Skofja Loka. Ma ormai non c'era più niente da fare, nel braccio destro già pullulavano i vermi... AI campo questo ospedale veniva denominato il Cimitero…."Nel lager di Borovnica furono internati circa 3 mila italiani, meno di mille faranno ritorno a casa. A questi ultimi i soldati di Tito imposero di firmare una dichiarazione attestante il "buon trattamento" ricevuto. "I prigionieri (liberati, ndr) venivano diffidati a non parlare", racconta ancora Giacomo Ungaro, liberato nell'agosto 1945, "e a non denunziare le guardie agli Alleati perchè in tal caso quelli che rimanevano al campo avrebbero scontato per gli altri".

 TORTURE NEI LAGER DI TITO
Per conoscere gli orrori di un campo di concentramento titino è opportuno riassumere i vari tipi di punizione, come emergono dai racconti dei sopravvissuti.
La prima è la fucilazione decretata per la tentata fuga o per altri fatti ritenuti gravi da chi comanda il campo, il quale commina pena sommarie. Spesso il solo avvicinarsi al reticolato viene considerato un tentativo d’evasione. L’esecuzione avviene al mattino, di fronte a tutti gli internati.
C’è poi il "palo" che è un’asta verticale con una sbarra fissata in croce: ai prigionieri vengono legate le braccia con un fil di ferro alla sbarra in modo da non toccare terra con i piedi. Perdono così l’uso degli arti superiori per un lungo tempo se la punizione non dura troppo a lungo. Altrimenti per sempre.
Altra pena è il "triangolo" che consiste in tre legni legati assieme al suolo a formare la figura geometrica al centro della quale il prigioniero è obbligato a stare ritto sull’attenti pungolato dalle guardie finchè non sviene per lo sfinimento.
Infine, c’è la "fossa", una punizione forse meno violenta ma sempre terribile, che consiste in una stretta buca scavata nel terreno dell’esatta misura di un uomo. Il condannato, che vi deve rimanere per almeno mezza giornata, non ha la possibilità nè di piegarsi nè di fare alcun movimento.

QUESTO ERA IL TRATTAMENTO CHE I PACIFICI COMUNISTI RISERVAVANO AI PRIGIONIERI NEI LORO LAGER
Queste persone, questi martiri, non hanno avuto (stranamente) una Anna Frank o un Primo Levi che li ricordasse, che testimoniasse l'orrore dei campi di concentramento comunisti. Alle vittime dei Nazisti non manca un solo quartiere che non abbia una strada a loro dedicata.
Le vittime dei regimi Comunisti passano da sempre inosservate... E già, Anna Frank e Primo Levi erano ebrei, quindi le vittime delle guerre sono sempre e unicamente loro: gli ebrei.

Dalla costituzione dello stato di Israele ci hanno bombardato costantemente di messaggi politici subliminali, al punto di farci vedere Auschwitz anche in una ragazza che beve la Coca Cola!

TUTTI GLI ALTRI ORRORI NON CI DEVONO RIGUARDARE?
Nell'attesa vana di una Nemesi Universale... ricontiamoci, puntigliosamente, "ancora una volta", gli Ebrei uccisi dal Nazismo!







IL SANGUE DEI VINTI ! prof.Tullio Santi


A  CARPANETO DI VENEZIA 
LA VITTORIA DELLA INSURREZIONE 
SI COMPIE CON IL PROCESSO 
AL PROF. TULLIO SANTI 
INSEGNANTE, EDUCATORE 
E BENEFATTORE VENEZIANO.
SANTI CON IL FASCISTA MARIO MAFFEI 
CON  LUI CATTURATO, 
SONO COLPEVOLI SEMPLICEMENTE 
DI AVER ADERITO ALLA R.S.I.

La mattina del 30 aprile 1945 a Mestre 

nella caserma dei Carabinieri 
di Viale Garibaldi 
il "tribunale del popolo" costituitosi 
per ordine del locale Cln 

processò e giustiziò  Tullio Santi e Mario 
Maffei.




Il "tribunale del popolo" presieduto dall' Avv. Remor di Mestre





L' Avv. Remor pronunciata la sentenza di morte









Nell' immagine agghiacciante il Prof. Tullio Santi 

mentre viene portato dai partigiani 

alla morte. Tullio Santi , prima di essere fucilato, 

fu seviziato e picchiato selvaggiamente.

Nella sua mano sinistra c' è uno straccio intriso di sangue. 

Per spregio gli hanno fatto indossare 

un vecchio pastrano militare. 

Santi nonostante tutto avanza con passo fermo 

verso il tribunale del popolo. 




Per dileggio lo hanno costretto a imbracciare 

un pezzo di legno al quale 

hanno appeso uno straccio nero a mo' di gagliardetto. 

Ugualmente fiero risponde alle

menzogne dell' accusa.





Mario Maffei prima della fucilazione 



Tullio Santi e Mario Maffei, tutti e due sull' attenti, 

attendono l' esecuzione








I corpi di Tullio Santi e di Mario Maffei







I CORPI DEI  MARO' DELLA X^ MAS GROSSO E FIASCHI IMBRATTATI DI STERCO

giovedì 30 maggio 2013

Un sistema monetario basato sul debito L'isola dei naufraghi


di Louis Even

1. SUPERSTITI DI UN NAUFRAGIO
Un'esplosione aveva fatto affondare una nave. Ognuno cercava di salvarsi come poteva. Cinque uomini si trovarono accalcati su una zattera trasportati dalle onde verso il loro destino; non è dato conoscere la sorte degli altri uomini della nave affondata.
I loro occhi scrutano ininterrottamente l'orizzonte. Una nave li potrà avvistare?
La loro zattera li potrà condurre verso la salvezza?
All’improvviso un naufrago lancia un grido: "terra! terra! Là, nel senso dove le onde ci stanno trasportando!"
E poiché la sagoma che si andava delineando si era rivelata essere proprio la terra, i naufraghi ballarono con gioia sulla zattera.
Erano cinque, cinque canadesi.
C’era Frank, un carpentiere, grande ed energico; lui per primo gridò, "terra!".
C’era Paul, un coltivatore; potete vederlo inginocchiato con la mano destra sul tavolato e l'altra che afferra l'albero della zattera. C’era Jim, un allevatore; è quello con i pantaloni a strisce, inginocchiato, rivolto nel senso di terra.
C’era Harry, un agricoltore, piccolo, un po’ robusto, seduto su una cassa salvata dal naufragio.
Ed infine Tom, un tecnico minerario; è il naufrago che si trova in piedi con la mano sulla spalla del carpentiere.

2. UN'ISOLA PROVVIDENZIALE
Per i nostri cinque uomini, mettere piede sulla terra era come ritornare alla vita, dalla tomba. Si trattava di una piccola isola, lontana dalla civiltà
Una volta asciugati e scaldati il loro primo impulso fu di esplorarla.
Un'indagine rapida fu sufficiente per sollevare il loro spirito. L'isola non era una roccia sterile. Veramente erano gli unici uomini su di essa al momento. Ma giudicando dalle greggi degli animali semi domestici
che incontrarono, là dovevano esserci stati altri uomini in passato. Jim, l'allevatore, era sicuro che avrebbe potuto addomesticarli completamente e metterli al loro servizio.
Paul rilevò che il terreno dell'isola, per la maggior parte, era abbastanza adatto alla coltivazione.
Harry scoprì alcuni alberi da frutto che, se lavorati correttamente, potevano dare buoni raccolte.
Erano presenti grandi quantità di legname con molti tipi di legno. Frank, senza troppa difficoltà, avrebbe potuto costruire le case per la piccola Comunità.
Così Tom, il tecnico minerario, trovò nelle formazioni rocciose dell'isola i segni di ricchi giacimenti minerari, con i quali, grazie alla sua ingegnosità ed iniziativa, avrebbe potuto ottenere i metalli per costruire gli attrezzi da lavoro.
Così ciascuno poteva servire la collettività con il suo speciale talento.
Tutti furono d’accordo a denominare quella terra “Isola della Salvezza”. Tutti ringraziarono la Provvidenza per la felice conclusione della loro avventura, che avrebbe potuto concludersi anche in maniera molto tragica.

3 -VERA ABBONDANZA
Qui vediamo gli uomini al lavoro.
Il carpentiere costruisce le case e fa la mobilia. Inizialmente trovano il loro alimento dalla vegetazione spontanea. Ma presto i campi saranno lavorati e seminati ed il coltivatore avrà abbondanti raccolti.
Stagione dopo stagione questa isola, l’Isola della Salvezza, con il lavoro dei cinque uomini, divenne ricchissima di ogni bene necessario alla vita.
La ricchezza non era quella relativa all’oro o alle banconote di carta, ma di un valore essenziale; una ricchezza di alimenti, vestiti, abitazioni, spiritualità; di tutte quelle cose necessarie per soddisfare le vere esigenze umane.
Ognuno curava anche i sui affari. Lo scambio delle rispettive eccedenze consentì a tutti di beneficiare di tutti i prodotti del lavoro della piccola comunità, senza far mancare nulla ad alcuno.
La vita non era proprio articolata e complessa come potevano desiderare che fosse; difettavano di molte delle cose a cui erano abituati nella “civiltà”. Ma non potevano certo lamentarsi di come si erano organizzati e di ciò che avevano trovato. Prima di partire avevano saputo della grave depressione economica che aveva colpito il Canada, dove c’erano le persone con le pance vuote e parallelamente i grandi magazzini tracimavano di alimenti che solo pochi fortunati potevano acquistare.
Almeno, sull'Isola della Salvezza, non erano costretti a vedere i prodotti alimentari andare in putrefazione. Le tasse erano sconosciute qui; non vivevano nel timore costante dell’arrivo dell’esattore.
Lavorarono duro ma almeno potevano godersi il frutto del loro lavoro.
Così svilupparono l'isola, ringraziando il Buon Dio e sperando sempre nella riunione con le loro famiglie, in possesso di vita e di salute, i due doni più grandi.

4. UN SERIO INCONVENIENTE
I nostri uomini si riunivano spesso per trattare i loro affari.
Nel sistema economico semplice che si era sviluppato, una cosa stava cominciando ad infastidirli maggiormente; non avevano nessuna forma di denaro. Il baratto, lo scambio diretto di merci per le merci, aveva relativi svantaggi. I prodotti da scambiare non erano sempre attuali o freschi quando si contrattava. Per esempio, il legno trasportato al coltivatore nell'inverno non poteva essere da lui pagato con le patate
finché, sei mesi più tardi, non maturava il raccolto.
A volte un uomo poteva avere un prodotto di grande valore che non poteva essere però compensato dai prodotti degli altri uomini in quel momento.
Tutto queste complicazioni crearono difficoltà nella vita della comunità. Con un sistema monetario ognuno avrebbe potuto vendere i propri prodotti agli altri per dei soldi. Con questi soldi avrebbe potuto acquistare dagli altri le cose che desiderava, quando le desiderava e quando erano disponibili.
Tutti erano d’accordo che un sistema monetario effettivamente sarebbe stato molto conveniente. Ma nessun di loro sapeva introdurre un tal sistema. Sapevano produrre la ricchezza alimentare e le merci; ma come produrre i soldi? Questa ricchezza era qualcosa di troppo distante dalle loro mentalità. Erano ignari dell'origine dei soldi e, pur avendone bisogno, non sapevano produrli. Certamente molti uomini di cultura sarebbero stati nella stessa situazione; tutti i nostri governi erano in quello stato durante i dieci anni antecedenti la seconda guerra mondiale. L'unica cosa che tutti i paesi difettavano, dal 1929 al 1939,
erano i soldi e quasi tutti i governi non hanno saputo risolvere il problema.

5. L’ARRIVO DI UN NUOVO NAUFRAGO
Una sera, quando i nostri ragazzi erano seduti sulla spiaggia a discutere per la centesima volta del loro problema monetario, videro avvicinandosi una piccola barca a remi con un solo uomo.
Seppero che era un superstite di un naufragio. Il suo nome era Oliver.
Erano contenti di avere un nuovo compagno; gli fecero vedere tutta l’isola, gli diedero il meglio dei loro prodotti e l’ospitalità.
Gli dissero: "Anche se siamo dispersi e tagliati fuori dal resto del mondo, non possiamo lamentarci troppo. La terra e la foresta sono buone con noi. Difettiamo solo di una cosa - pensiamo - i soldi. Essi ci renderebbero più agevoli gli scambi dei nostri prodotti".
"Bene, potete ringraziare la Provvidenza," rispose Oliver, "perché sono un banchiere ed in poco tempo potrò realizzarvi un vero sistema monetario. Così avrete tutto ciò che le popolazioni civili hanno". "Un banchiere!… Un BANCHIERE!…" Un angelo che scende dal cielo non avrebbe potuto ispirare più reverenza e rispetto nei nostri uomini.
Dopotutto, anche noi, che costituiamo la civiltà, non siamo abituati ad inchinarci al cospetto dei banchieri, di quegli uomini che controllano la linfa della finanza?

6. DIO DELLA CIVILTÀ
"Sig. Oliver, come nostro banchiere, la vostra unica occupazione su questa isola sarà di occuparsi dei nostri soldi; nessun lavoro manuale."
"Come ogni altro banchiere, per soddisfare le vostre esigenze, effettuerò la mia operazione di forgiatura della prosperità della Comunità."
"Sig. Oliver, costruiremo per lei una casa lussuosa, in armonia con la vostra dignità di banchiere. Nel frattempo vi alloggerete nel fabbricato che usiamo per le attività comunitarie”.
"Soddisferò i vostri desideri, amici miei. Ma in primo luogo, scaricare la barca.
C’è della carta ed un torchio tipografico, completo di inchiostro; c’è inoltre un piccolo barilotto che vi esorto a trattare con la più grande cura".
Scaricarono tutto. Il piccolo barilotto destò l’intensa curiosità nei nostri uomini.
"Questo barilotto," annunciò Oliver, "contiene il tesoro di tutti i sogni. È pieno… d’ORO!"
Pieno d’oro! I cinque uomini impazzirono di gioia. Il dio della civiltà era arrivato sull'Isola della Salvezza! Il dio giallo, sempre nascosto, tuttavia terribile per chi non ce l’ha; la sua presenza o assenza o il minimo capriccio potrebbe decidere il destino stesso di tutte le nazioni civilizzate!
"Oro! Sig. Oliver, siete veramente un grande banchiere!"
"Oh, augusta maestà! Oh, onorevole Oliver! Alto sacerdote del grande dio oro!
Accettate il nostro umile omaggio e ricevere i nostri giuramenti di fedeltà!"
"Sì, miei amici, ho oro abbastanza per un continente. Ma l'oro non è fatto per la circolazione. L'oro deve essere nascosto. L'oro è l'anima dei soldi veri e l'anima è sempre invisibile. Ma vi spiegherò tutto quando riceverete il vostro primo finanziamento."

7. LA SEPOLTURA SEGRETA
Prima che ognuno andasse nella sua dimora per la notte, Oliver rivolse loro un’ultima domanda.
"Quanti soldi vi servono per cominciare ad effettuare agevolmente i vostri commerci?"
Si guardarono l’un l’altro; poi rivolsero lo sguardo rispettosamente il banchiere. Dopo un po' di calcoli e con il competente consiglio del finanziere, decisero che $200 ciascuno potevano bastare.
Gli uomini si separarono scambiando entusiastiche osservazioni. Nonostante l'ora tarda spesero la maggior parte della notte con le eccitate fantasticherie dell’oro e della ricchezza. Giunse mattina prima che si addormentassero.
Oliver, invece, non sprecò un momento.
L'affaticamento si sarebbe presto dimenticato grazie alle entrate del suo lavoro di banchiere. Dalla prima luce dell'alba scavò un pozzo in cui rotolò il barilotto.Lo riempì e mimetizzò, trapiantando un piccolo arbusto come riferimento. L’oro era stato nascosto adeguatamente!. Allora mise in funzione la sua piccola pressa per stampare mille biglietti della taglia di $1. Guardando le nuove banconote pulite uscire dalla sua pressa, il banchiere naufrago, pensò fra sè:
"Quanto è semplice fare i soldi. Tutto il loro valore viene dai prodotti che permetteranno di acquistare. Senza prodotti queste banconote sarebbero senza valore. I miei cinque ingenui clienti non lo realizzeranno mai. Realmente pensano che questi nuovi soldi derivino il loro valore dall’oro! La loro stessa ignoranza mi renderà il loro padrone." E, come giunse la, i cinque uomini si trovarono da Oliver a parlare del funzionamento del sistema monetario"

8. Di CHI SONO I NUOVI SOLDI?
Cinque pacchi di nuove banconote erano sul tavolo.
"Prima della distribuzione dei soldi," disse il banchiere, "gradirei la vostra attenzione. La base di tutti i soldi è l’oro. Ed esso, immagazzinato nel deposito della mia sede, è il MIO ORO. Di conseguenza, i soldi sono i miei. Oh! Non c’è nulla da scoraggiarsi. Lo consegnerò a voi, come potete vedete. Tuttavia, dovrete pagare l'interesse. Considerando che i soldi sono limitati qui, non penso che l’8% sia irragionevole."
"Oh, è abbastanza ragionevole, sig. Oliver."
"Un ultimo punto, amici miei. Il commercio è il commercio, anche fra gli amici.
Prima che preleviate i soldi, ciascuno di voi dovrà firmare una carta.
Con essa vi impegnerete a pagare sia l'interesse che il capitale sotto la pena della confisca delle vostre proprietà. Oh! Questa è una pura formalità. La vostra proprietà non è di nessun interesse per me. Sono soddisfatto solo con soldi. E ritengo che sicuramente otterrò i miei soldi e voi manterrete la vostra proprietà."
"Ne siamo certi anche noi, sig. Oliver. Stiamo già andando a lavorare e lo faremo con la massima determinazione per restituirle i suoi soldi."
"Questo è lo spirito giusto!. In qualunque momento avrete un problema monetario, venite pure da me. Il vostro banchiere è il vostro migliore amico.
Ora, qui, avete duecento dollari ciascuno."
I nostri cinque bravi uomini se ne andarono con le mani piene di banconote da un dollaro; le loro teste erano in estasi per poter finalmente possedere dei soldi.

9. UN PROBLEMA NELL'ARITMETICA
E così le banconote del sig. Oliver entrarono in circolazione sull'isola. I commerci, semplificati dai soldi, raddoppiarono. Tutti erano felice. Il danaro era veramente il sangue dell’organismo economico!
Ed il banchiere era sempre accolto con rispetto e con sicuri ringraziamenti.
Ma ora, vediamoli …
Perchè Tom, il tecnico minerario, seduto al tavolo, guarda così pensosamente e calcola così attivamente con carta e matita? Perché Tom, come gli altri, ha firmato un accordo per rimborsare Oliver, in un anno, di $200 più gli interessi $16. Ma Tom ha soltanto alcuni dollari nella sua tasca e la data del pagamento è vicina.
Pensa a lungo al suo problema personale, ma senza successo; non trova una soluzione. Infine ha affrontato lo stesso problema dal punto di vista della piccola Comunità nell'insieme.
"Prendendo in considerazione tutto sull'isola, nel suo insieme, siamo in grado di onorare i nostri obblighi? Oliver ha emesso un totale di $1000. Sta chiedendoci di ridargli $1080. Ma anche se gli portassimo tutte le banconote presenti sull'isola, ancora saremmo mancanti di $80. Nessuno ha emesso gli $80 supplementari. Abbiamo tantissimi prodotti, ma non abbiamo altre banconote da un dollaro. Così Oliver potrà assumere la direzione dell’intera isola poiché tutti gli abitanti insieme non potranno restituirgli l'importo totale del capitale e degli interessi.
Anche se alcuni, senza alcun pensiero per gli altri, potessero onorare l’impegno, gli altri non potrebbero farlo. E prima o poi tutti cadranno nell’insolvenza. Il banchiere avrà comunque tutto. È indispensabile effettuare subito una riunione e decidere che fare a questo proposito."
Tom con le sue banconote in mano, non ebbe difficoltà nel dimostrare la situazione. Tutti erano d’accordo nel credere che il banchiere si sarebbe reso disponibile per risolvere il problema. Decisero di chiedere
una riunione a Oliver.

10.IL BENEVOLO BANCHIERE
Oliver indovinò subito che cosa passava nelle loro menti ed mostrò la sua parte migliore. Ascoltò attentamente Frank che spiegava impetuosamente il problema che assillava il gruppo.
"Come potremo pagarvi $1080 quando ci sono soltanto $1000 sull'intera isola?"
"La differenza sono gli interessi, amici miei. Non avete aumentato la vostra produzione?"
"Sicuro, ma gli $80 relativi agli interessi nessuno li ha. E sono i soldi che state chiedendo, non i nostri prodotti. Siete l’unico che può fare i soldi. Avete stampato soltanto $1000 ma ne chiedete $1080. Ciò è impossibile!"
"Ora ascoltatemi, amici. I banchieri, per il bene supremo della Comunità, si adattano sempre alle esigenze dei tempi. Vi chiederò soltanto gli interessi.
Soltanto $80. Continuerete a tenere il capitale.
"Siate benedetto, sig. Oliver! Ci state annullando i $200 ciascuno che vi dobbiamo?" "Oh no! Sono spiacente; un banchiere non annulla mai un debito. Mi dovete ancora tutti i soldi che avete preso in prestito. Ma mi pagherete, ogni anno, soltanto gli interessi. Se mi rimborserete puntualmente ogni anno degli interessi non vi solleciterò la restituzione del capitale. Forse potrà succedere che alcuni non potranno rimborsare neppure gli interessi a causa dell’andamento degli affari fra voi. Bene, bisogna che vi organizziate come una
nazione, realizzando un sistema dei contributi, che chiameremo tasse.Coloro che avranno più soldi saranno tassati più; i poveri pagheranno di meno. Farete un sistema di soccorso sociale. Assicuratevi che complessivamente possiate pagare gli interessi che mi dovete ed io sarà soddisfatto. E la vostra piccola nazione prospererà." Così i nostri ragazzi se ne sono andati, piuttosto tranquillizzati, ma ancora con
qualche dubbio.

11. OLIVER ESULTA
Oliver è solo. Riflette profondamente. I suoi pensieri funzionano così: "Gli affari vanno bene. Questi ragazzi sono bravi operai, ma stupidi. La loro ignoranza e la loro ingenuità sono la mia forza. Chiedono soldi e do loro le catene della schiavitù. Mi danno le orchidee ed alleggerisco legalmente le loro tasche."
"Potrebbero ribellarsi e gettarmi in mare!? Ma non credo! Ho le loro firme.
Sono gente onesta; sono lavoratori! Sono stati messi in questo mondo per servire i finanzieri."
"Oh grande Mammona! Ritengo che il vostro genio delle operazioni bancarie scorra attraverso la mia persona! Oh, illustre maestro!
Quanta ragione avevate quando avete detto: "datemi il controllo dei soldi della nazione e non mi importerà di chi emana le leggi."
Sono il padrone dell'Isola della Salvezza perché controllo i soldi dell’intera isola." "Le mia anima è assetata di fanatismo ed ambizione. Potrei governare l'universo. Perché io, Oliver, sono capitato qui? Il mio posto era il mondo. Oh! se soltanto potessi andarmene da questa isola! So che potrei governare il mondo intero senza nessuno al di sopra di me! "
"Il mio piacere supremo sarebbe quello di inculcare la mia filosofia nelle menti di coloro che governano la società: banchieri, industriali, politici, militari, insegnanti, giornalisti; tutti sarebbero miei servi. Lemasse sono soddisfatte di vivere in schiavitù, quando chi comanda appartiene al partito politico da loro votato."

12. COSTO DELLA VITA INSOPPORTABILE
Nel frattempo le cose andavano di peggio in peggio sull'Isola della Salvezza. La produzione era elevata, ma gli scambi commerciali erano al minimo. Oliver raccoglieva regolarmente i suoi interessi. Gli altri dovevano pensare a risparmiare i soldi per pagare le rate degli interessi. Quindi, i soldi cominciarono a coagularsi piuttosto che a circolare liberamente. Comparve il fenomeno della rarefazione monetaria.
Coloro che pagavano la maggior parte nelle tasse protestavano contro coloro che pagavano di meno. Aumentavano i prezzi delle loro merci per compensare quelle perdite. I poveri, che pagavano meno tasse,
deploravano l'alto costo della vita e compravano di meno. Il banchiere faceva moniti contro il rischio dell’inflazione e raccomandava di avere fiducia.
Il morale era basso. La gioia di vivere non c’era più. Nessuno si impegnava più con passione al proprio lavoro. Perchè avrebbe dovuto? I prodotti erano venduti a bassissimo costo.Quando si riusciva ad effettuare una vendita, si dovevano pagare le tasse a Oliver. Le cose andavano proprio così, come oggi.
Era una crisi reale. Ed accusavano l’un l’altro di tenere i prezzi troppo alti oppure di non consumare più abbastanza. Un giorno, Harry, seduto nel suo frutteto, pensò attentamente alla situazione nella quale si trovavano. Infine arrivò alla conclusione che questo "progresso", introdotto dal sistema monetario del banchiere, aveva rovinato tutto sull'isola. Certamente ognuno di loro cinque aveva i suoi difetti; ma il sistema di Oliver sembrava proprio che fosse stato progettato per mettere in evidenza le parti peggiori della natura
umana.
Harry decise di condividere le sue riflessioni con suoi amici per unirsinell’azione. Cominciò con Jim, che non fu duro da convincere. "Non sono un genio", egli disse, "ma da troppo tempo stiamo soffrendo a causa del sistema monetario di questo banchiere."
Uno per uno giunsero alla stessa conclusione e si decisero di andare da Oliver per un altro chiarimento.

13. TRATTATIVA CON UN IRREMOVIBILE
Una vera tempesta scoppiò nelle orecchie del banchiere.
"Sull'isola i soldi sono limitati, collega, inoltre ce li portate via in continuazione! Li paghiamo ed ancora li paghiamo, ma ancora vi dobbiamo tanto quanto all'inizio. Lavoriamo solo per lei, ma ugualmente non siamo a posto! Abbiamo la terra la più fine possibile, ma siamo più poveri di prima del giorno del vostro arrivo. Debiti!
Debiti! Abbiamo debiti fino al collo!"
"Oh! ragazzi, siate ragionevoli! I vostri affari stanno crescendo ed è grazie a me. Un buon sistema bancario è il bene migliore del paese. Ma per funzionare al meglio dovete avere fiducia nel banchiere. Venite da
me come da un padre… avete bisogno di più soldi? Molto bene. Il mio barilotto d’oro è sufficiente per molte migliaia di dollari in più.
Vedete, è sufficiente che ipotechiate altre vostre proprietà e saranno disponibili altri mille dollari." "Così il nostro debito andrebbe a $2000! Dovremmo pagare il doppio di interessi pagare e così per il resto delle nostre vite!"
"Ma le vostra proprietà, grazie al sistema monetario, aumenteranno presto di valore ed io potrò prestarvi ancora più soldi. E non pagherete mai nulla in più degli interessi e del capitale residuo. E potrete trasferire il debito di un anno all’anno successivo."
"Ed aumenteranno le tasse di anno in anno?"
"Ovviamente. Ma anche i vostri redditi aumenteranno ogni anno." "Così dunque, più il paese si sviluppa a causa del nostro lavoro, più il debito pubblico aumenta!"
"Naturalmente! Proprio come nel vostro Canada, o in qualunque altra parte del mondo civilizzato. Il grado di civilizzazione del paese è misurato sempre dall’ammontare del debito nei confronti dei banchieri; niente debiti, niente progresso".

14.IL LUPO DIVORA GLI AGNELLI
"Questo è un sistema monetario sano, sig. Oliver?"
"Signori, tutti i soldi veri sono basati sull’oro e vengono immessi sul mercato attraverso i debiti. Il debito pubblico è una buona cosa. Mantiene gli uomini in competizione fra loro per aumentare la loro ricchezza. Sottomette i governi alla saggezza suprema ed ultima, quella che è incarnata dai banchieri. Come banchiere, sono la torcia della civiltà e del progresso qui sulla vostra piccola isola. Detterò la vostra politica e regolerò il vostro livello di vita."
"Sig. Oliver, siamo gente semplice e non conosciamo bene il sistema monetario, ma non desideriamo quel genere di civiltà qui. Non prenderemo in prestito un altro centesimo da voi. Soldi veri o non veri, non faremo più nessun tipo di nuova transazione con voi."
"Signori, sono profondamente rammaricato per questa vostra decisione, assai sconsiderata. Ma se questa è la vostra decisione, ricordatevi che ho le vostre firme. Quindi vi chiedo tutto il rimborso immediato: capitale ed interessi." "Questo non è impossibile, Signore.
Anche se vi dessimo tutti i soldi presenti sull'isola ancora non saremmo sdebitati con voi." "Non è un mio problema. Avete o non avete firmato? Sì? Molto bene. In virtù della santità dei contratti stipulati prendo possesso delle vostre proprietà ipotecate al momento della consegna del denaro. Se non intenderete adempiere ai vostri obblighi nei confronti dell’autorità suprema dei soldi allora obbedirete con la forza. Continuerete a sfruttare l'isola, ma nel mio interesse e secondo la mia volontà. Ora, uscire! Avrete domani le mie nuove disposizioni."

15. CONTROLLO DELLA STAMPA
Oliver sapeva che chiunque ha il controllo dei soldi della nazione, controlla la nazione. Ma sa anche che per avere il controllo completo era necessario mantenere la gente in una condizione di informazione fuorviante e di distrazione dai veri problemi.
Oliver aveva colto le convinzioni politiche dei cinque isolani; due erano conservatori e tre erano democratici; molte cose erano cambiate nelle loro conversazioni serali, particolarmente dopo essere caduti in schiavitù. Fra conservatori e democratici c’era attrito costante.
Occasionalmente, Harry, il più neutro dei cinque, considerando che tutti avevano gli stessi bisogni ed aspirazioni, aveva suggerito la loro unione per esercitare la pressione sull’autorità. Una tal unione, Oliver
non la poteva tollerare; avrebbe comportato la conclusione del suo dominio.
Nessun dittatore, finanziario o altro, potrebbero esistere se la gente fosse unita ed informata correttamente. Di conseguenza, Oliver si impegnò a fomentare, quanto più possibile, la disputa politica fra loro mettendo gli uni contro gli altri. Il banchiere mise la sua pressa al lavoro e fu editore di due giornali settimanali, "il sole" per i democratici e "la stella" per i conservatori. La linea editoriale de "il sole" era: "se non siete più liberi, la colpa è dei conservatori che provocano l’inflazione tenendo troppo alti i prezzi". Quella de "la stella" era: "la condizione rovinosa del commercio e del debito pubblico è dovuta ai democratici traditori che effettuano baratti al di fuori della rete commerciale ufficiale". Le due fazioni litigavano fra loro ferocemente, dimenticando che il responsabile vero delle lorodisgrazie, colui che aveva forgiato le loro catene, era il padrone dei soldi, il banchiere Oliver.

16. UN PREZIOSO RELITTO GALLEGGIANTE
Un giorno, Tom, il tecnico minerario, su una piccola spiaggia nascosta dall’erba alta ad un'estremità dell'isola, trovò una lancia di salvataggio; era in buone condizioni ed il suo carico, costituito da una cassa di legno, era intatto.
Aprì la cassa; conteneva dei documenti. Fra di essi c’era un libro dal titolo: "il primo anno di accreditamento sociale"; il primo volume di una pubblicazione di accreditamento sociale dal Canada.
Curioso, Tom si è seduto ed ha cominciato a leggere la documentazione. Il suo interesse si è acceso; la sua faccia si è illuminata.
Questo è giusto!" gridò ad alta voce. "questo è qualcosa che avremmo dovuto sapere molto tempo fa."
I soldi ottengono il loro valore, non dall’oro, ma dai prodotti che quei soldi consentono di acquistare.
"Semplicemente i soldi dovrebbero essere uno strumento della contabilità, degli accreditamenti che passano da un conto ad un altro secondo gli acquisti e delle vendite. Il totale dei soldi deve essere pari alla somma dei prodotti presenti sul mercato." "Ogni volta che aumenta la produzione deve aumentare in maniera corrispondente l’ammontare dei soldi. La proprietà dei soldi di nuova emissione deve essere della collettività, perché è della collettività il merito di aver aumentato la produttività. Il progresso è contrassegnato, non dall’aumento nel debito pubblico, ma dall’emissione di un dividendo uguale a ciascun membro della società… Accreditamento Sociale…;
Reddito di cittadinanza…" Tom non riusciva più a contenersi. Si alzòcon il libro in mano e si avviò velocemente dai suoi quattro amici per comunicargli la nuova scoperta.

17. SOLDI - CONTABILITÀ SEMPLICE
Così Tom divenne l'insegnante. Insegnò agli altri quanto aveva imparato da quella pubblicazione sull’accreditamento sociale trasmessa da Dio.
"Questo",egli disse, "è ciò che potevamo fare senza aspettare un banchiere ed il suo barile di oro o senza sottoscrivere alcun debito."
"Apro un conto in nome di ciascuno di voi. Nella colonna destra metto gli accreditamenti; in quella di sinistra metto i debiti che vanno sottratti dal vostro conto.
"Ciascuno desidera cominciare con $200? Molto bene. Scriviamo $200 all'accreditamento di ciascuno. Ciascuno immediatamente ha $200.
"Frank compra alcune merci da Paul per $10. Deduco $10 da Frank e gli rimangono $190. Aggiungo $10 a Paul ed ora egli ha $210.
" Paul vende a Jim merci per un ammontare di $8. Deduco da Jim $8 e gliene rimangono $192. Paul ora ha $218. "
"Paul compra il legno da Frank per $15. Deduco $15 da Paul che va a $203.
Aggiungo $15 al conto di Frank e va di nuovo a $205. "
"E così continuiamo; da un conto ad un altro allo stesso modo delle banconote di carta che vanno da una tasca ad un’altra. "
"Se qualcuno ha bisogno dei soldi per espandere la produzione, emettiamo l'importo necessario come proprietà della collettività; una volta che ha venduto i suoi prodotti rimborsa la somma al fondo monetario di accreditamento. Lo stessi per i lavori pubblici; nuove emissioni di danaro di proprietà della collettività.
"Analogamente, ogni conto è aumentato periodicamente proporzionalmente alla ricchezza della collettività, affinché tutti possano trarre beneficio dal progresso reale della società. Questo è il dividendo nazionale. In questo modo i soldi si trasformano in uno strumento di servizio. Così come i beni invecchiano, anche i soldi
devono lentamente perdere di valore in modo che non siano mai presenti troppi soldi a fronte di pochi beni (inflazione), e soprattutto per impedire eccessivi accumuli di potere"

18. LA DISPERAZIONE DEL BANCHIERE
Oliver capì tutto. I membri di questa piccola Comunità si sono trasformati da debitori in creditori sociali. Il giorno seguente, Oliver, il banchiere, ricevette una lettera firmata dai cinque:
"Egregio Signore, senza nessun motivo ci avete immersi nel debito e ci avete sfruttati. Non avremo più bisogno più di operare con il vostro sistema dei soldi. D'ora in poi avremo tutti i soldi a noi necessari senza
bisogno di oro, di debiti o tasse. Stiamo stabilendo, immediatamente, il sistema di accreditamento sociale sull'isola. Il dividendo nazionale sostituirà il debito pubblico. "
"Se insistete sul rimborso, possiamo restituirvi tutti i soldi che ci avete dato.
Ma non un centesimo in più. Inoltre la moneta che vi restituiremo sarà quella che intendiamo noi, che esiste, e non la vostra che non esiste in quanto è troppo rarefatta. Non potete porre nessun ostacolo alla vera legge, presente, grazie a Dio, nel cuore degli uomini di buona volontà."Oliver precipitò nella disperazione. Il suo impero stava sbriciolandosi. I suoi sogni si frantumarono. Che cosa avrebbe potuto fare? Le discussioni sarebbero state inutili. I cinque ora erano creditori sociali: i soldi e l'accreditamento ora non erano più a loro sconosciuti così come non lo erano a Oliver.
"Oh!", disse Oliver, "questi uomini hanno scoperto l’accreditamento sociale. La loro dottrina si spargerà molto più rapidamente della mia.
Dovrei elemosinare il loro perdono? divento uno di loro? Io, un finanziere e un banchiere? Mai! Piuttosto, proverò ad andarmene da questa maledetta isola!"

19.LA FRODE SMASCHERATA
Per proteggersi da tutti i futuri eventuali reclami di Oliver, i nostri cinque uomini decisero di farsi firmare dal banchiere un documento che attestasse la restituzione di tutto ciò che possedeva quando arrivò sull'isola.
Si dovette redarre un inventario; la barca, i remi, la piccola pressa ed il famoso barilotto di oro.
Oliver dovette inevitabilmente rivelare dove aveva nascosto l'oro. I nostri ragazzi lo dissoterrarono con meno rispetto del giorno in cui lo scaricarono dalla barca. L'accreditamento sociale gli aveva insegnato a
disprezzare l'oro.
Il tecnico minerario, mentre stava sollevando il barilotto, lo trovò sorprendentemente leggero per essere pieno d’oro. "Se il barilotto fosse pieno d’oro, " disse agli altri, "doveva essere molto più pesante. "
L’impetuoso Frank non perse un momento; un colpo dell'ascia ed il contenuto del barilotto fu esposto alla loro vista. Oro? Non era oro, né poco né molto!
Solo rocce, normali rocce senza valore! I nostri uomini non potevano essere più sorpresi. "Non dirci che ci hai potuto ingannare in questa maniera!"
"Eravamo così ingenui ed entusiasti da non comprendere la pericolosità del sistema monetario basato sul debito e non sui beni"."Abbiamo ipotecato tutti i nostri averi per degli impegni formalizzati su alcune libbre di rocce? È un furto costruito dalle bugie!" "Per pensare una cosa così perversa bisogna proprio odiare l’umanità! Quel diavolo di un banchiere!" Furioso, Frank alzò la sua ascia. Ma già il banchiere era scappato nella foresta.

20.ADDIO ALL'ISOLA DELLA SALVEZZA
Dopo l'apertura del barilotto e della rivelazione del suo inganno, nessuno sentì più parlare di Oliver.
Subito dopo, una nave, incrociando fuori del rotta normale di navigazione, notò dei segni di vita sull’isola e gettò l’ancora per mandare una scialuppa a controllare. Così i nostri 5 uomini hanno saputo che la nave era in viaggio per l’America. Potevano prendere con loro solo le cose essenziali da portare in Canada. Soprattutto, si assicurarono di prendere la documentazione economica con il libro "il primo anno di accreditamento sociale" che era stato la loro salvezza dalle mani del finanziere, e che illuminò le loro menti con una luce “divina”.
Tutti e cinque si impegnarono solennemente a diffondere in Canada ed i tutti i luoghi dove fosse presente la civiltà la grande esperienza che avevano vissuto, in modo da non permettere mai più che l’umanità si trovasse schiava del debito. La vera economia è basata sull’accreditamento sociale
Purtroppo siamo ancora nella stessa situazione dei 5 uomini sull’isola, sotto il giogo del banchiere, con l’aggravante che dal 15 agosto 1971 sappiamo tutti ufficialmente che la riserva aurea non esiste più. Quindi siamo ancora più sprovveduti di loro.

Lino Rossi

tratto da:
http://felicitaannozero.altervista.org/index.php?
option=com_content&view=article&id=71&Itemid=73#.UaeF4UDIbgw


VIDEO  SIGNORAGGIO - L' Isola dei Naufraghi
http://www.dailymotion.com/video/x5hqrv_signoraggio-l-isola-dei-naufraghi_news#.Uagcp0DIbgw




La nascita del Fascismo secondo De Felice




“Il fascismo - scrisse Gobetti - è il legittimo erede della democrazia italiana, eternamente ministeriale e conciliante, paurosa delle libere iniziative popolari, oligarchica, parassitaria e paternalistica.“
Le cause dell’affermazione del fascismo risalgono alla grave crisi politica ed economica successiva alla fine della prima guerra mondiale.

Scrive De Felice:

“Ci pare ne sia eloquente conferma il fatto che se il fascismo nacque subito all’indomani della fine della guerra (nel marzo 1919), esso divenne un fatto politicamente rilevante e assunse le caratteristiche grazie alla quali si affermò e che ne costituirono le peculiarità solo con la fine del 1920, parallelamente al concludersi della prima fase della crisi postbellica (biennio rosso).
Sino a quel momento era stato un fenomeno politico e sociale trascurabile, difficilmente definibile e in ogni caso - nonostante alcuni eloquenti sintomi involutivi - sostanzialmente riconnettibili più al vecchio filone del sovversivismo irregolare che non agli orientamenti prevalenti nella borghesia che aveva fatto la guerra”.
Nel ’biennio rosso’ era in atto una violenta contrapposizione tra il ’proletariato’ e l’alta borghesia. La classe ’borghese’, demograficamente la più numerosa, che stava in mezzo ne traeva tutti i danni e nessun vantaggio.
Il proletariato, che poi era limitato ai soli operai industriali, aveva ottenuto aumenti salariali uguali o superiori all’inflazione. La grande borghesia, d’altra parte aveva tratto ingenti profitti dalla guerra appena conclusa.
La borghesia, invece,era rimasta vittima dell’inflazione, del blocco dei fitti e del caro vita. Per fare qualche cifra, il deficit dello Stato era passato da 214 milioni nel 1913 a 23 miliardi nel 1918, Un grammo d’oro costava 3,50 lire nel 1913 e ben 14 lire nel 1920.

Ma mentre il ’proletariato’ era riuscito a proteggersi con le rivendicazioni salariali, gli artigiani, i piccoli commercianti, gli impiegati, privi di qualsiasi rappresentanza, soffrirono enormemente la crisi economica.
Il fascismo fu l’unico movimento, rispetto agli altri movimenti o regimi autoritari precedenti, a mobilitare le masse mettendole al centro dell’attenzione, offrendo loro la sensazione di avere un rapporto ’diretto’ con il capo e la possibilità di poter concorrere ad una rivoluzione che avrebbe cancellato il vecchio ordine sociale per sostituirlo con uno nuovo.
Il vero punto di forza del Fascismo fu sempre principalmente il sostegno del ceto medio. Sia la grande borghesia, sia la classe operaia si mantennero più distanti e diffidenti.
Nel nascente fascismo certamente fondamentale fu la rivendicazione della Vittoria. Nessuna Nazione al mondo rinnega le sue guerre; tanto meno quelle vinte.
I reduci della Grande Guerra tornando al loro paese trovavano una situazione per loro incomprensibile. La gioventù ’borghese’ che era stata in guerra inquadrata nell’esercito col ruolo di ufficiale, ebbe difficoltà a trovare o ritrovare una sistemazione sociale. La gioventù proletaria non trovò più il suo posto in fabbrica. Abbandonati entrambi sia dalla grande borghesia, sia dal socialismo, dopo un breve periodo di incertezza si scagliarono violentemente contro il socialismo e le sue strutture. Nascono quindi i Fasci di combattimento in cui reduci, piccolo borghesi e rivoluzionari delusi confluiscono con la speranza di una nuova nazione che azzerasse le classi.
Secondo alcuni storici la rivoluzione fascista ebbe tre componenti:

1. Militare, in quanto ebbe l’appoggio di numerosissimi ufficiali e sottufficiali che vedevano nel movimento la valorizzazione dell’esercito nella società. Va ricordato anche che i socialisti non ebbero mai grande solidarietà per questi ’proletari in divisa’. Non seppero comprendere e rispettare lo stato d’animo di chi aveva combattuto in guerra per una Patria, per una bandiera ed ora tornava a casa orgoglioso di aver fatto il proprio dovere. Un contributo ancora più grande venne dai militari smobilitati, sottufficiali e ufficiali di complemento, spesso angariati e, a volte persino assassinati, dai manifestanti socialisti.

2. I ceti medi. I motivi li abbiamo già visti. Einaudi scriveva sul Corriere della Sera: ““ . . . il salario di inserviente del ministero era stato avvicinato allo stipendio del direttore generale , non perché l’inserviente fosse remunerato troppo,ma perché il direttore generale era scaduto in reddito e dignità.”.

3. Una reazione della borghesia contro il bolscevismo. Le sommosse di popolo, le occupazioni di fabbriche, la concezione universalistica che tentava di applicare in Italia quanto era accaduto in Russia, spaventava la borghesia. Vide quindi nel fascismo la difesa che lo Stato, debole e inefficiente, non era in grado di fornire.

Tuttavia la grande borghesia non andò mai oltre e non sposò le cause ideali che rimasero invece prerogativa della società piccolo borghese.
Col crescere del fascismo in chiave anti socialista crebbe considerevolmente anche il numero degli aderenti: se nel 1919 gli iscritti erano solo17.000, nell’ottobre dell’anno dopo erano 100.000 mentre a maggio 1921 il loro numero superava le 150.000 unità.
Ma anche il proletariato cominciò, sia pure in misura più limitata, ad interessarsi al fascismo. Deluso dal socialismo e dalla rivoluzione promessa che però tardava ad arrivare si guardò intorno per cercare qualcuno che potesse promettergli un miglioramento. Il passaggio avviene sia in alto che in basso. In alto il fascismo raccolse l’aristocrazia proletaria, cioè quei proletari arricchiti che non si sentivano più parte integrante del proletariato. In basso reclutò figli di contadini da poco trasferitisi in città, e i disoccupati respinti dal processo produttivo. 
Alle elezioni i socialisti persero 20 seggi, mentre i fascisti ne ottennero 35.

Il fascismo delle origini ebbe un carattere molto diverso da quello che assunse successivamente.
Sul piano sociale chiedeva la giornata lavorativa di 8 ore, l’istituzione di un salario minimo per gli operai, la revisione della legge sulle assicurazioni per malattia e vecchiaia. Sul piano più strettamente economico teorizzava l’espropriazione parziale della ricchezza privata col fine di ristabilire l’equilibrio sconvolto dalla guerra.
Quando dopo il 1920 il fascismo cominciò a svilupparsi, aumentarono molto gli iscritti. Ma questi ultimi provenivano in gran parte dalla borghesia agraria, notoriamente conservatrice, ed il loro ingresso ne mutò la fisionomia e non si parlò più di espropriazione parziale.

A maggio 1921 la trasformazione era completa: da movimento rinnovatore, repubblicano, anticlassista e anticlericale divenne conservatore, monarchico e parlamentare (con 35 deputati).

Comincia intanto a profilarsi una ’reazione antifascista’. Tra i socialisti, i repubblicani e i sindacalisti si costituiscono gruppi di combattimento e di contrasto.

Il governo Bonomi, preoccupato per una possibile guerra civile, propone un patto di pacificazione cui Mussolini aderì.

Ma non sempre le direttive del capo venivano eseguite ciecamente e la ribellione fascista scoppia là dove il fascismo era nato: la pianura padana.
Il culmine venne raggiunto il 27 ottobre 1921 a mezzanotte con la mobilitazione generale dei Fasci e la marcia su Roma.
Il governo cercò di resistere. Giunse a proclamare lo stato d’assedio che però revocò dopo nemmeno
un’ora.
Il terzo giorno il Re convocò a Roma Mussolini e lo nominò primo ministro.
Il governo si trasformò in dittatura nel 1925, dopo la secessione dell’Aventino che aveva visto i deputati dell’opposizione ritirarsi dal Parlamento in segno di protesta per l’omicidio Matteotti (vedi capitolo 91 a pagina 499 - http://ricordare.files.wordpress.com/2008/07/ricordare20.pdf ) che aveva tenuto un discorso contestando i risultati delle elezioni che avevano visti vincere la coalizione formata dai fascisti, dai liberali e dalla destra moderata con il 61,3% dei voti (il PNF da solo ottenne il 4,9% mentre il Partito Popolare italiano ebbe il 9,1%, il Partito Socialista Unitario il 5,9, il Partito Socialista Italiano il 4,9% e il Partito Comunista Italiano il 3,8%.
Le formazioni minori si spartirono il restante 10,1%.

Così il fascismo , nato come un piccolo movimento rivoluzionario, divenne in pochi anni il grande movimento di massa che governò l’Italia per un ventennio.


http://ricordare.files.wordpress.com/2008/07/ricordare20.pdf
n. 101

Il biennio rosso


Il 1919 fu l’anno del forte spostamento a sinistra non solo in Italia, ma in tutta l’Europa.

Gli orrori della guerra avevano spinto molti a rifiutare quello stato elitario “democratico borghese” che l’aveva prodotta e di cui le masse popolari avevano conosciuto enormi sofferenze.
A questa tendenza aveva contribuito anche il cosiddetto ceto medio che aveva preso parte a diverse agitazioni, ma quando la sinistra assunse le posizioni più estremiste, indicando lo stato bolscevico russo come un modello da seguire, e riteneva di poter ricorrere anche ai metodi della violenza per raggiungere il suo fine, una parte notevole dell’opinione pubblica, specie del Nord dove si erano avuti i maggiori scontri del biennio rosso, iniziò a spostarsi a destra.
Tale cambiamento venne rapidamente percepito da Benito Mussolini che si propose come un restauratore, sia pure poco ortodosso, dell’ordine pubblico.
Il partito socialista aveva nel ’19 aderito alla Terza Internazionale che prevedeva espressamente il ricorso alla lotta armata, ed aveva assunto anche alcune iniziative in questo campo (costituzione di una “forza armata proletaria” al Consiglio Nazionale dell’aprile 1920) nel corso del biennio rosso.
L’estremismo dei socialisti era forse più verbale che reale, tuttavia i suoi appelli ad una rivoluzione bolscevica in Italia scossero l’opinione pubblica, anche quella che per motivi sociali non era pregiudizialmente contraria alla sinistra.
Filippo Turati al riguardo aveva espresso tutte le sue perplessità, e aveva previsto la reazione di una parte importante della società: “di tutte quelle classi medie, quelle piccole classi, quei ceti intellettuali, quegli uomini liberi che si avvicinavano a noi, che vedevano nella nostra ascensione la loro propria ascensione e la liberazione dell’uomo, e che noi con la minaccia della dittatura e del sangue gettiamo dalla parte opposta”.
Scrisse alcuni anni dopo, nel 1922 il Corriere della Sera: “La violenza è quasi sempre un’arma che ferisce le mani di chi l’adopera: i socialisti che tiranneggiavano bestialmente l’Emilia con la loro dittatura spavalda e coi loro tribunali rossi ne sanno qualcosa. Ne potrebbero sapere molto domani i fascisti, se con gli incendi e coi ferimenti credessero, a loro volta, di governare la regione liberata”.
Il 1919 aveva visto un numero limitato di scontri fra fascisti e socialisti, molto più numerosi erano risultati quelli fra arditi e nazionalisti da una parte contro i socialisti.
Gli Arditi costituivano un gruppo che sfuggiva ad una facile collocazione politica, e che risentiva maggiormente di suggestioni emotive che di questioni di tipo strettamente politico.
Gli Arditi comunque erano ovviamente orientati verso il nazionalismo, e risentivano molto della influenza di futuristi e dei dannunziani successivamente.
Il gruppo politico futurista era sorto per iniziativa di Filippo Tommaso Marinetti, un intellettuale anche lui difficilmente collocabile politicamente, ma che poteva essere considerato un anarchico nazionalista.
Il programma futurista era fortemente anticlericale, patriota, e presentava anche delle istanze di tipo socialista, socializzazione delle terre, imposta progressiva, minimi salariali.
Il primo importante episodio di violenza in quell’anno fu l’assalto all’Avanti. Se la responsabilità di tale episodio è da attribuirsi ai nazionalisti (arditi, futuristi, neo-nati fascisti), significativo è comunque che dalla sede del giornale furono esplosi diversi colpi di arma da fuoco, che provocarono fra l’altro la morte di un soldato posto a tutela dell’ordine pubblico. Lo scontro non aveva molto a che vedere con questioni di lotta sociale come nel periodo successivo dello squadrismo, ma si inseriva nel contrasto riguardante le questioni della guerra, e nel clima di ostilità nei confronti dei reduci tenuto dai socialisti e dalla sinistra in genere.
Una testimonianza significativa sulla campagna di denigrazione nei confronti di chi aveva combattuto ci è stata fornita da Emilio Lussu, importante leader dell’antifascismo, nel suo scritto “marcia su Roma e dintorni”. Nei mesi successivi si verificarono nuovi scontri fra arditi e socialisti, sempre per responsabilità dei primi, ma anche l’uccisione di un paio di carabinieri ad opera degli anarchici.
Nella seconda metà dell’anno iniziò lo scontro sociale più pesante. Nel luglio si ebbe un serie di scioperi e di saccheggi da parte di manifestanti che protestavano contro il carovita.                                     
Le proteste interessarono soprattutto le maggiori città del centro-nord, ebbero un carattere poco organizzato, tuttavia in alcune città i commercianti furono costretti a consegnare le loro merci alle locali camere del lavoro. I disordini furono duramente repressi dalle forze di polizia che provocarono la morte di una trentina di dimostranti e molte centinaia di arresti.                              
In ottobre lo scontro si spostò nelle campagne con l’occupazione delle terre da parte dei contadini in Sicilia; la protesta ebbe carattere violento e vide l’assalto alle residenze dei proprietari e di una caserma dei carabinieri, in provincia di Caltanisetta in particolare, si ebbe la morte di tredici contadini e di un militare nel corso di un assalto della folla alle forze dell’ordine. Il movimento a favore dei lavoratori agricoli, attivo anche nell’Emilia Romagna, vide non solo il contributo dei socialisti, ma anche quello dei popolari, attraverso le cosiddette leghe bianche, e quello altrettanto notevole delle associazioni degli ex combattenti, ma fra le varie componenti ci furono dei contrasti che diedero luogo ad occasionali scontri fra manifestanti.
E’ utile tener presente che i governi Nitti e Giolitti cercarono di stemperare il contrasto sociale nel paese, ricercando la collaborazione con i socialisti riformisti e attraverso delle iniziative a favore dei lavoratori, in particolare è da ricordare l’introduzione della giornata lavorativa di otto ore, un decreto per l’utilizzo delle terre incolte, le assunzioni autorizzate dal sindacato.
Nel novembre di quell’anno si tennero le elezioni politiche che rappresentarono un grave insuccesso per le liste fasciste e i partiti politici che si richiamavano all’interventismo.
I giorni precedenti e quelli successivi alla consultazioni videro episodi di violenza di cui furono protagonisti fascisti e arditi.
A seguito di questi vennero effettuati numerosi arresti fra i quali  lo stesso Mussolini, che venne tuttavia rilasciato per l’intervento del presidente del consiglio Nitti.
L’inizio dei lavori della Camera venne turbato da nuovi incidenti, con l’aggressione dei parlamentari socialisti che avevano accolto con provocazioni l’arrivo del re, da parte di studenti e ufficiali monarchici, ma anche la morte di uno studente nazionalista, e l’assalto di un armeria da parte dei manifestanti di sinistra.
L’insuccesso elettorale dei fascisti frenò per un certo periodo gli scontri fra gruppi politici, tuttavia continuarono gli scontri fra forze dell’ordine e manifestanti, nonché di quest’ultimi con i cosiddetti crumiri. Una parte della popolazione non tollerava i disordini e il continuo ricorso alla cessazione  del lavoro, e si costituirono associazioni di cittadini - nazionaliste in genere - che intendevano boicottare gli scioperi.
I nazionalisti erano abbastanza presenti nel mondo studentesco e diedero vita a Roma nel maggio del 1920 ad una manifestazione per commemorare l’entrata in guerra dell’Italia, manifestazione degenerata in violenza con la morte di cinque guardie regie ed alcuni cittadini.
A Viareggio e a Bari si ebbero sommosse popolari durate alcuni giorni che videro l’assalto di caserme e il blocco delle ferrovie per impedire l’arrivo delle truppe di rinforzo. A Milano uno sciopero dei ferrovieri sostenuto dagli anarchici provocò ugualmente diverse vittime fra forze dell’ordine e cittadini. In Puglia si ebbero nuove occupazioni delle terre e assalti alle case dei proprietari. Il bilancio più pesante degli scontri si ebbe nel giugno ad Ancona. Un reggimento di bersaglieri che attendeva la smobilitazione ebbe l’ordine di partire per l’Albania, i soldati si ribellarono, arrestarono i loro ufficiali e chiesero il sostegno della locale camera del lavoro e dei partiti della sinistra.
Le organizzazioni operaie ed una parte della popolazione cittadina diedero inizio ai disordini, trafugarono le armi, diedero l’assalto ad alcune caserme ed eressero barricate nella città. I moti si allargarono ad altre città con assalti alle armerie e attentati ai treni. Il governo revocò l’ordine di imbarco dei bersaglieri e mantenne un atteggiamento relativamente prudente. Gli scontri comunque durarono alcuni giorni e si conclusero con una trentina di morti di cui una decina fra le forze dell’ordine.
Nello stesso periodo le questioni di politica estera continuavano ad agitare il paese. A Trieste si era avuta notevole tensione fra italiani e slavi. Il movimento fascista era ben presente nella città, disponeva della sezione più numerosa d’Italia, e faceva sentire la sua voce sulla questione dalmata. L’episodio di violenza più noto è quello dell’incendio dell’hotel Balkan dove erano ospitate le sedi di alcune associazioni slave. Dopo una intensa sparatoria, con morti da entrambe le parti, l’edificio ormai vuoto, venne dato alle fiamme. Il numero delle vittime non fu alto, comunque suscitò emozione nel paese, che viveva con preoccupazione la questione della Dalmazia e dei rapporti con la Jugoslavia. Pochi giorni dopo si ebbe l’assalto da parte di nazionalisti e fascisti alla tipografia dell’Avanti a Roma, nel corso del quale vennero aggrediti due deputati socialisti. Nello stesso giorno venne ucciso dai dimostranti un “volontario” che si era posto alla guida di un tram per boicottare lo sciopero degli autotranvieri.
L’occupazione delle fabbriche del Nord nell’estate di quell’anno, con la sua sfida diretta allo stato, rappresentò il culmine del biennio rosso e costituì uno degli eventi che maggiormente scosse l’opinione pubblica; scrisse Giovanni Amendola nel settembre di quell’anno: “come può darsi che lo Stato non venga direttamente tirato in questione dalla pratica ed attuale negazione di quella proprietà privata, che è garantita dalle sue leggi? O dalla violazione più completa del diritto personale, effettuata da individui e da organi che parlano e agiscono in nome di un diritto inconciliabile con l’ordine presente?  O infine dall’impiego di forza armata contro la forza armata dello Stato ed in sostegno della violazione continua e radicale delle sue leggi ed in appoggio di una situazione la quale, mentre è incompatibile con l’istituzione statale italiana, obbedisce invece nello spirito e nelle forme alla volontà ed alle vedute pubblicamente manifestate da uno Stato che sinora non è italiano e cioè dalla Repubblica dei Soviet?”
Che il timore di una violenta degenerazione politica non fosse solo una preoccupazione di conservatori e borghesi è confermata da Giorgio Bocca nella sua biografia di Togliatti. Il giornalista riporta i piani militari degli occupanti, le guardie rosse, che disponevano di un gran numero di armi, e decisero di non portare alle estreme conseguenze l’azione per lo scarso sostegno di cui disponevano nelle zone di provincia.  Alcuni giorni prima dell’accordo sindacale che doveva porre fine all’occupazione delle fabbriche, si ebbero a Torino degli scontri che costarono la vita a quindici persone di cui la metà fra le forze dell’ordine.
Particolarmente importanti nella degenerazione dello scontro politico che portò alla formazione dello squadrismo, sono considerati gli avvenimenti di Bologna e di Ferrara del novembre dicembre 1920. Le guardie rosse a seguito di un attacco armato dei fascisti ad una manifestazione per l’insediamento della amministrazione socialista cittadina a Bologna, lanciarono alcune bombe colpendo gli stessi manifestanti e provocando la morte di dieci persone, contemporaneamente venne ucciso un consigliere della destra. A
Ferrara una manifestazione antisocialista venne fatta oggetto di colpi d’arma da fuoco e si ebbero tre caduti fra i fascisti e due fra i socialisti, il fatto provocò numerose proteste, e spinse la popolazione cittadina a simpatizzare con la destra.

Scrisse in quel periodo il Corriere della Sera a proposito delle nuove organizzazioni fasciste e dei socialisti “abituati a vincere senza incontrare resistenze, senza esporsi a pericoli, abituati a vedere la borghesia e il governo piegar sempre il capo ai loro ultimatum, oggi avvertono che c’è qualcosa di mutato”.

n. 100