domenica 26 maggio 2013

MA SIAMO TUTTI IMBECILLI ? SI’ SIAMO TUTTI IMBECILLI E TANTO DI PIU’


di Filippo Giannini

   So bene che chi scrive su questo argomento (il signoraggio) rischia la vita. Perché?  Leggete avanti.
   Quante volte ho confessato che di  economia ne capisco poco. Tuttavia, quando in un giorno del 2003 mi fu chiesto di organizzare un MANIFESTO DEL XXI SECOLO, aderii con entusiasmo, con l’idea di riaccendere quella fiamma che animò tanti uomini e donne, in quel 14 novembre 1943, quando a Castelvecchio a Verona si celebrò il congresso del Partito Fascista Repubblicano. E in quel contesto vennero fissati i punti cardini di un Manifesto che avrebbe dovuto essere la premessa della nuova Costituzione dello Stato Repubblicano. Poi fummo sopraffatti dalla più grande coalizione liberal-capitalista e l’idea della socializzazione dello Stato andò a morte prima della nascita.
   Ma torniamo al 2003. Quando mi fu affidato l’incarico contattai Rutilio Sermonti, Alberto Spera, Stelvio Dal Piaz, Carlo Morganti e, Manlio Sargenti che essendo lontano e piuttosto malato non poteva intervenire direttamente, tuttavia mi garantì l’assistenza. Tutti aderimmo con entusiasmo. Ho tralasciato di ricordare, a ragion veduta, la presenza attiva di Giacinto Auriti. Così nacque il Manifesto del XXI secolo. “Ho tralasciato”, come ho scritto, “a ragion veduta”, la collaborazione di Giacinto Auriti perché in quel periodo di economia ne capivo ancor meno di quanto ne capisco oggi. Quando questo maestro (Giacinto Auriti) mi parlava di signoraggio, non lo capivo e, probabilmente non capivo perché mi sembrava impossibile (come mi sembra impossibile ancora oggi) che una truffa di questa portata possa aver preso vita senza che gli organi di uno Stato, che si dice dei diritti e della libertà, non sia intervenuto (e ancora oggi non interviene) a bloccare quella che alcuni sostengono essere la più grande truffa mai perpretata.
   Per essere più chiari riporto il Punto 13 delle Proposte ideali, voluto e imposto proprio dal (Grande) Giacinto Auriti: “Il popolo crea la ricchezza col proprio lavoro. La moneta nasce dunque di proprietà dei cittadini. Essa è di proprietà del popolo e la sovranità di essa appartiene al popolo”. Inutile ripetere che allora, in quel contesto, mi sembrava fissare un punto di grande ovvietà. Invece… Sì, invece approfondendo l’argomento ho cominciato (finalmente) a capire qualcosa.
   Qualche giorno fa ho ricevuto una mail da Excalibur Italia contenente un articolo di Gianfredo Ruggiero, articolo dal quale riporto molti concetti.
   Gianfredo Ruggiero inizia ricordando che all’origine del debito pubblico (chiamiamolo  così, anche se questo è il frutto della grande truffa), che ha generato nei conti dello Stato una voragine in continuo aumento, vi è un meccanismo ben congeniato definito “signoraggio”.   
   Facciamo ora un passo indietro e ricordiamo la nascita dell’IMI (Istituto Mobiliare Italiano), che nasce il 13 novembre 1931 IX E.F. e quella dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), costituito con R.D.L. 5/1933 XI E.F. avente finalità di ente finanziario di diritto pubblico; concepito per il risanamento e per la riorganizzazione del sistema finanziario e bancario italiano duramente provati dalla crisi del 1929. L’uno e l’altro, sempre organi pubblici: l’IMI e l’IRI concepiti per assicurare i finanziamenti di medio-lungo periodo (l’IMI), e l’IRI che acquisì le partecipazioni azionarie delle banche in difficoltà e i pacchetti di controllo delle banche stesse (1). A seguire fu elaborata, nell’ambito dell’IRI la legge di riforma bancaria del 1936 XIV E.F. Una prima parte della legge (che dovrebbeessere tuttora in vigore), legge che definì la Banca d’Italia ISTITUTO DI DIRITTO PUBBLICO e le affidò definitivamente la funzione di emissione (non più in concessione) della moneta e gli azionisti privati furono espropriati dello loro quote (2).
   Poco dopo Adolf Hitler nazionalizzò la Deutsch Bank sull’esempio dell’Italia di Mussolini. E qualcuno ancora oggi si chiede del perché della Seconda Guerra mondiale!?
   Torniamo ai meravigliosi giorni di oggi.
    Partiamo dalla Banca d’Italia che non è la Banca dello Stato italiano in quanto è presente con un minuscolo 5,8%, e questo per giustificare, scrive Gianfredo Ruggiero, la definizione di Ente di Diritto Pubblico. Infatti i principali azionisti, tutti rigorosamente privati, sono (dati riportati dal citato articolo di Ruggiero): Intesa San Paolo (30,3%,), Unicredit (15,7%), Banco di Sicilia (6,3%), Assicurazioni Generali (6,3%), Cassa di Risparmio di Bologna 6,2%), Banca Carige (4%), Banca Nazionale del Lavoro (2,8%), Monte dei Paschi di Siena (2,5%), Fondiaria (1,25%), Allianz (1,3%) e altre banche di minore importanza.
   Si tenga presente che la Banca d’Italia è ora una filiale della Banca Centrale Europea (BCE) anch’essa privata. Infatti i principali azionisti sono le banche centrali (private) europee, tra queste, appunto, la Banca d’Italia con il 14,57%. Scrive sempre Gianfredo Ruggiero: fatto paradossale è la presenza, tra i maggiori azionisti (e benefattori del signoraggio) con il 15,98%, della Banca d’Inghilterra che, oltretutto, non fa parte dell’Euro. Alla BCE è affidato il controllo dell’operato degli Istituti di Credito, in pratica le banche che controllano se stesse. Inoltre viene concesso il diritto esclusivo di stampare banconote, poi cedute al governo in cambio di titoli di debito pubblico (BOT, CCT, ecc,). In pratica l’entità del debito pubblico, da cui deriva la politica finanziaria di una Nazione, non la decidono i governi, bensì i mercati. Dato che coniare le monetine di metallo, ha un costo superiore alle banconote, queste sono a carico dello Stato.
   Specifica Gianfredo Ruggiero; il meccanismo in sintesi è questo: la Banca d’Italia, che in questo caso si comporta come una semplice tipografia, stampa una banconota, ad esempio da 500 Euro, il cui costo di produzione è di circa 50 centesimi tra filigrana e inchiostro e la cede allo Stato, non al costo di produzione maggiorato del suo guadagno, come logica vorrebbe, bensì al valore nominale della banconota stessa: 500 Euro! Lo Stato per tutta la sua esistenza pagherà – quindi noi poveri imbecilli paghiamo - alle banche private gli interessi su delle monete che in teorie (macché teoria, in effetti) gli dovrebbero appartenere. Riassumendo: la nostra banconota da 500 Euro – la cosa vale per qualunque taglio – alla BCE è costata pochi centesimi di Euro, mentre al popolo italiano quel pezzetto di carta colorata senza alcun valore reale costa 500 Euro più gli interessi perenni.
   Questa è l’origine del debito pubblico su cui, volutamente, non vi è alcuna informazione e dibattito.
Pertanto: SE LO STATO SI RIAPPROPIASSE DEL DIRITTO DI STAMPARE MONETA, L’ITALIA NON AVREBBE DEBITI.
La cosa, però, sarebbe estremamente poco probabile perché i partiti tutti sono ossequienti al sistema bancario di Wall Street.
   Certo quanto stiamo per ricordare non servirà per giustificare la nostra imbecillità, anzi: anche i dollari stampati dalla privata Federal Reserve americana, sono anch’essi dei pezzi di carta colorata, privi di un reale valore. Questo perché dal 1971 l’America ha abolito l’obbligo della corrispondenza in oro per ogni banconota emessa.
   Ci ricorda sempre Gianfredo Ruggiero: Nel 1944 (quindi a guerra non ancora conclusa, ma con un risultato scontato) i ministri delle finanze delle potenze prossime vincitrici della seconda guerra mondiale, si riunirono in conferenza a Bretton Woods (Usa) per concordare quale politica seguire in merito alla finanza ed economia. Di conseguenza furono fondate la Banca Mondiale (BIRS) e il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Inoltre al dollaro fu attribuito il ruolo di moneta di riferimento per gli scambi internazionali. Questo comportò l’impoverimento del resto del mondo. E ancora Nixon, constato che a Fort Knox di oro ne era rimasto ben poco, il 15 agosto 1971 a Camp David, annunciò con decisione unilaterale, di sospendere la convertibilità del dollaro in oro.
Osserva Gianfredo Ruggiero: da allora le Banche centrali continuano, come se nulla fosse, a stampare moneta anche se prive di controvalore, in quanto non convertibile in oro. (3).
   Allora sono tutti gangsters e truffatori?
   Continuate a leggere.
   Abramo Lincoln, sedicesimo presidente Usa fu assassinato il 15 aprile 1865; James Garfield ventesimo presidente fu ucciso il 19 settembre 1881; William McKinley, venticinquesimo presidente cadde colpito da due colpi di pistola esplosi dal polacco Leon Czolgosz e morì il 14 successivo; John F. Kennedy trentacinquesimo presidente, e questo episodio molti di noi ancora lo ricordano almeno per la ridicola ricostruzione del fatto, e per come furono condotte le inchieste, fu assassinato a Dallas il 22 novembre 1963.
Cosa legava fra loro questi presidenti e da cosa dipendeva la loro morte violenta?
Tutti, nel corso del loro mandato presidenziale, elaborarono (almeno i primi tre) l’idea di cambiare il sistema monetario americano estromettendo la privata Federal Reserve Bank dalla ricordata esclusività di emissione monetaria. A questi dobbiamo ricordare che John F. Kennedy, in pratica, l’aveva già messo in atto. Infatti il 4 giugno 1963, a pochi mesi dal suo assassinio, Kennedy autorizzò, con l’ordine esecutivo n° 11.110 di riconsegnare allo Stato americano il diritto della sovranità monetaria, estromettendo la Banca Centrale (FRB). Come ricordato il 22 novembre 1963 fu ucciso. Cinque mesi dopo, ricorda Gianfredo Ruggiero, le “banconote Kennedy” furono ritirate. Una nuova vittoria delle banche private.
   Tutto ciò non fu solo virtù di alcuni presidenti Usa, perché anche in Italia, a parte l’iniziativa mussoliniana del 1936, dobbiamo ricordare che Aldo Moro con il DPR 20/6/1966 e 20/10/1967 e successiva autorizzazione regolata il 14/2/1974 autorizzò l’emissione delle 500 lire (serie Mercurio), che furono stampate direttamente dal Poligrafico dello Stato che affiancavano le 500 lire d’argento.
   Tutti sappiamo che fine ha fatto Aldo Moro.
   Ma non è finito: l’ex questore di Genova Arrigo Molinari aveva “osato” citare in giudizio Bankitalia e la BCE per la truffa del Signoraggio. L’udienza fu fissata per il 5 ottobre 2005, ma fu assassinato a coltellate il 27 settembre 2005. Intervistato da un giornalista de Il Giornale poche ore prima della sua morte, ad una domanda, rispose: “Sta tutto scritto nei miei ricordi, riuniti ex articolo 700 del Codice di Procedura civile contro la Banca d’Italia e la Banca Centrale Europea per la così detta truffa del “Signoraggio”, consentita fin dal 1992”, L’intervistatore chiese: “Ricordiamo chi era, allora, il ministro del Tesoro”. La risposta di Arrigo Molinari: “Era un ministro sottile che ha permesso agli istituti di credito privati di impadronirsi del loro arbitro Bankitalia e quindi di battere moneta e di prestarla allo Stato stesso con tasso di sconto a favore delle banche private”.
   Non chiedetemi che fine ha fatto questa iniziativa di Arrigo Molinari: non lo so!!!!
   Concludo ricordando ancora Gianfredo Ruggiero, che sentenzia: “Con la prossima scomparsa della moneta fisica soppiantata dalla moneta elettronica, la nostra dipendenza dal sistema bancario-finanziario sarà totale, come immenso sarà il loro potere. Su questi argomenti a livello politico non vi è alcuna informazione e dibattito. Tutti zitti, vuoi per ignoranza, vuoi per condivisione ideologica nessuno ne parla (…)”.
   Per fortuna posso confutare il bravo Gianfredo Ruggiero. Infatti il 22 maggio di quest’anno (2013), alla Camera dei deputati il deputato del Movimento Cinque Stelle, Carlo Sibilia, dal suo scranno ha denunciato la truffa del Signoraggio. Vedremo come andrà a finire. Non vorrei che domani si leggesse che il coraggioso e onesto giovane deputato, è stato trovato ucciso per indecifrabili motivi!
   Conclusione: alla domanda: “Siamo tutti imbecilli?”. La mia risposta è: “Per quanto è mia idea, gli italiani sono doppiamente imbecilli, perché essi stessi hanno ucciso ed esponendolo ancora oggi                   al ludibrio e alla diffamazione, l’unico statista onesto che provvedeva alle reali necessità del comune cittadino,  eleggendo, invece,  agli allori i vari,i  tanti, i troppi “ministri Sottile”.

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1)       Con l’avvento dei Governi democratici, sia l’Imi che l’Iri furono trasformate in Società per Azioni (quindi furono privatizzati) e dopo pochi anni chiusero i battenti. In occasione del cinquantenario dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale, l’allora presidente Romano Prodi (quello stesso che fu candidato nel 2013 a Presidente della Repubblica Italiana) rilasciò questa inquietante dichiarazione: “Se l’IRI negli anni Trenta rappresentò una soluzione, oggi rappresenta un problema”.
2)       Nel 1993, in piena Era dello Stato dei Diritti e della libertà, la Banca d’Italia diventò, come vedremo, Ente privato.

3)       Gianfredo Ruggiero riporta alcune definizioni, di personaggi molto noti sull’argomento, che solo per brevità ne citiamo solo due:  Herry Ford, il fondatore dell’anonima casa automobilistica americana: “Ė un bene che il popolo non comprenda il funzionamento del nostro sistema bancario e monetario perché, se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di domani mattina”. L’altra. Di A.M. Rothschild, capostipite della nota famiglia di banchieri tedesca: “La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo conferenze di pace, in modo che nessuna delle parti in conflitto possa avere benefici. Le guerre devono essere dirette in modo tale che entrambi gli schieramenti sprofondino sempre più nel loro debito e quindi sempre di più sotto il nostro potere”. Non è quello che sta accadendo da un secolo e mezzo? 

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