venerdì 28 febbraio 2014

Storia della prima nave militare ad elica costruita in Italia


Fosche nubi si stavano addensando sul Regno delle Due Sicilie ma Francesco II sembrava  non accorgersi; tutto continuava sulla scia di una lenta modernizzazione, specialmente delle  strutture industriali.
Il regio cantiere navale di Castellammare di Stabia lavorava alacremente e si stava già  attrezzando per la costruzione di navi in ferro. Negli ultimi venti anni aveva varato diverso naviglio  militare tra cui: gli avvisi Argonauta e Delfino ( 26 maggio 1843), la fregata Regina (convertita a  vapore, 27 settembre 1840), le piro-fregate da 10 cannoni (a ruota) Ercole (24 ottobre 1843),  Archimede (3 ottobre 1844), Carlo III (1845), Sannita (7 agosto 1846) ed Ettore Fieramosca (14  novembre 1850), la prima nave a possedere una macchina da 300 cavalli costruita a Pietrarsa. Il 5  giugno 1850 fu varato il vascello Monarca da 70 cannoni, la più grande nave da guerra costruita in  Italia, convertita, dieci anni dopo, ad elica. Seguirono altre unità, tra cui gli avvisi Maria Teresa  (18 luglio 1854) e Sirena (9 novembre 1859) rispettivamente da 4 e 6 cannoni e la fregata Torquato  Tasso (10 cannoni, 28 maggio 1856). Le motrici provenivano non solo dalla Reale fabbrica di  Pietrarsa, ma anche da stabilimenti privati inglesi.

Impostata il 1° aprile del 1857, fu varata il 18 gennaio 1860 la pirofregata ad elica di 1°  Rango Borbone, progettata dal sottodirettore del cantiere navale Giuseppe De Luca.
Lo scafo era in legno di quercia di Calabria con carena ramata ( l’opera viva, cioè la parte  immersa dello scafo, era rivestita di lastre di rame per evitare che parassiti ed alghe intaccassero il  legno); aveva due ponti, una batteria coperta ed una scoperta, tre alberi a vele quadre con rande alla  mezzana e bompresso, macchina motrice Mudslay & Field a cilindri orizzontali, 4 caldaie tubolari;  una potenza di 1.041 cavalli su un’elica che dava una velocità di circa 10 nodi. Nella stiva si  potevano caricare 370 tonnellate di carbone per l’alimentazione delle caldaie.
 Per facilitare la navigazione a vela, l’elica era sollevabile, sul ponte, il fumaiolo era abbattibile.

Sezione maestra nave in legno : sistemazione di caldaia Motrice a vapore a cilindri orizzontali
Il suo dislocamento a pieno carico era di 3.980 tonnellate, le dimensioni di 68,2 metri di  lunghezza, 15,2 metri di larghezza e 7,1 di pescaggio.
L’armamento originale era costituito da 8 cannoni da 160 libbre con canna rigata, 12 cannoni da 72  libbre con canna liscia, 26 cannoni da 68 libbre con canna liscia e 4 cannoni da 80 libbre in bronzo  a canna liscia montati su affusti.

 Cannoni ad avancarica in batteria scoperta

L’equipaggio era formato da: 1 Capitano di Vascello al comando, 1 Capitano i Fregata, 5  Tenenti di Vascello, 4 Alfieri di Vascello, 1 Contadore, 1 Cappellano, 2 Chirurghi, 2 Ufficiali  cannonieri, 4 Piloti, 2 Ufficiali Real Marina, 17 Sottufficiali di mare, 6 Timonieri, 370 Marinai, 10  Sottufficiali cannonieri, 70 Cannonieri, 10 Sottufficiali Real Marina, 86 Soldati reggimento R.M., 5  Macchinisti, 5 Alunni macchinisti, 2 Maestri d’ascia, 3 Calafati, 2 Ferrari, 1 Bottaro, 2 Armieri, 3  Velieri, 1 Maestro razione, 2 Dispensieri, 2 Cuochi, 1 Fornaro, 1 Sottonotatore, 20 Domestici.


 Ufficiali ndel Genio Navale

Al varo parteciparono Francesco II e sua moglie Maria Sofia di Baviera. Il re festeggiava il suo  genetliaco mentre nel porto di Napoli stavano ancorate diverse navi militari quali: il Bretagne,  ammiraglia della flotta francese, l’Algeciras, l’Imperial; le inglesi Hannibal e Agamennon ed  anche il Maria Adelaide ammiraglia della flotta piemontese comandata da Carlo Pellion di  Persano.

 Col. llo e Capitano Guardiamarina e Aspirante Ufficiali superiori

Si racconta che un personaggio del seguito reale, in considerazione degli avvenimenti  politici che stavano susseguendosi disse sommessamente ad un amico: “ Chi sa quale bandiera  porterà questa nave!”. Un cronista dell’epoca così racconta il varo della fregata: “Compiuto in tutte  le sue parti il rito religioso, cominciarono le operazioni del varo sotto il comando del chiarissimo  direttore del Genio Marittimo, maresciallo onorario Cav. Sabatelli. Nella esecuzione di ogni cenno,  in ogni manovra furono encomiabili la regolarità, l’energia, la prontezza, gli armoniosi movimenti.
In tutto scorgansi gli effetti di un’alta disciplina, di una sagace attitudine rispondente allo zelo  illimitato con cui secondo la sapienza del sovrano il Real Vice Ammiraglio Principe D. Luigi,  ornamento eccelso ed anima della Real Marina”.

 Ufficiali, Sottufficiali e Marinai sul ponte di coperta

La nave, costata 2.363,000 lire italiane, aveva due unità gemelle, tutte costruite nel regio  cantiere navale di Castellammare e cioè: il Gaeta – varato nel 1860 – ed il Farnese (  successivamente denonimato Italia) impostato nel 1857 e varato il 6 aprile 1861. Al momento del  varo, le pirofregate erano le migliori del Mediterraneo ma, furono presto, soppiantate dalle nascenti  navi corazzate.


 Francesco II e Sofia Fortezza di Gaeta

Entrata in esercizio, l’unità, durante lo sbarco di Garibaldi a Marsala, era addetta alla  crociera di vigilanza delle navi della Marina napoletana ancora fedeli ai Borboni, nella zona tra  Messina e Punta Faro. La nave ebbe un primo scontro a fuoco con la batteria di Punta Faro e con la  corvetta a ruote Turkory ( ex Veloce che il comandante Anguissola aveva consegnato a Garibaldi).
Durante il bombardamento un colpo di cannone aprì una falla al galleggiamento, costringendola a  riparare a Siracusa. Riparata, si riunì il 4 settembre alla Squadra davanti a Salerno e, il 7 settembre,  all’ingresso di Garibaldi a Napoli, ammainava la vecchia bandiera per issare sul pennone il vessillo  tricolore.
. Con decreto di Garibaldi dell 7 settembre 1860, tutte le navi e gli arsenali della ex marina  borbonica venivano incorporate nella marina del Re d'Italia e due giorni dopo l'unità entrata a far  parte della Marina del Regno di Sardegna veniva ribattezzata Giuseppe Garibaldi.
Incorporata nella Marina sabauda il 9 settembre 1860, quindi, partecipò, nel 1861,  all’assedio di Gaeta al comando di Eduardo D’Amico ( successivamente deputato e cittadino  onorario di Castellammare di Stabia).
Il 2 gennaio 1861 il Garibaldi giunse con la Squadra nelle acque di Gaeta, ancorando tra Mola di Gaeta e Castellone. Partecipò al fuoco del 22 gennaio contro le batterie di Ponente e di  punta Stendardo. La notte tra il 5 ed il 6 febbraio bombardò la breccia provocata nelle mura della  fortezza dall’esplosione della polveriera S.Antonio.
Per tali operazioni, così motivate: “Per essersi distinto durante il blocco e l’assedio della  fortezza di Gaeta”, furono premiati con Medaglia d’Argento al Valor Militare i seguenti  componenti l’equipaggio dell’unità: Sottotenente di Vascello Giovanni Cafora, Guardiamarina  Giulio Coscia, Sott.te Fanteria Real Marina Emilio Daneo, Luog.te di Vascello di 2a classe  Giovanni Degli Uberti, Guardiamarina Roberto De Luca, Guardiamarina.Francesco Grenet,  Sottotenente di Vascello Federico Guarini, Guardiamarina di 1a classe Teodoro Milon,  Sottotenente di Vascello Giuseppe Palombo, Guardiamarina .Luigi Palumbo , S.ottotenente di  Vascello Cesare Romano, Luog.te di Vascello di 2a classe Cesare Sanfelice, 2° Macchinista Luigi  Stammati, Pilota di 2a classe Raffaele Trapani, 1° Macchinista Edoardo Vallace,Luog.te di  Vascello di 2a classe Ernesto Viterbo.


 Il Garibaldi nel Golfo di Napoli

A bordo della nave di era imbarcato, con il grado di Luogotenente di Vascello, Ruggero  Emerich Acton che, per il suo eroico comportamento tenuto nell’azione condotta dall’unità contro  il Torrione francese della fortezza di Gaeta, fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine  Militare di Savoia.
Nella difesa della fortezza di Gaeta si distinse per il suo coraggio la regina diciannovenne Maria  Sofia che sugli spalti, mentre la flotta piemontese vomitava miglia di colpi da mare e da teraa, non  esitò a sostituire un artigliere morto sul suo pezzo. Marcel Proust, nella sua opera la Prisonniére  scrisse:” Femme hèroique qui, reine soldat, avait fait elle meme son coup de feu sur les remparts de Gaete”.
Durante il lungo assedio, la piazzaforte di Gaeta venne fornita di vettovagliamento dalle imbarcazioni.
Solo 17 marzo del 1861 entrò a far parte della Regia Marina

La nave partecipò successivamente – febbraio 1861 - all’assedio di Ancona ove furono  conferite Medaglie di Bronzo al Valor Militare per “ Per essersi distinto durante le operazioni del  blocco di assedio della fortezza di Ancona” ai Soldati del Regt.mo Real Navi Giò Maria Fossi e  Giò Battista Gajone
Ancona era rimasta l’ultimo caposaldo dei pontifici ed austriaci. Lì si recò la flotta sarda  comandata dall’ammiraglio Persano. La flotta bombardò la fortezza fino alla capitolazione  dell’intera guarnigione. Caddero in mano all’esercito regio 4 navi da guerra a vapore e 6 da  trasporto. Nel 1862, dopo alcuni lavori, il Garibaldi passò alla Squadra d’Evoluzione e destinato alla  crociera di vigilanza intorno alla Sicilia. Ironia della sorte, durante la sortita che Giuseppe Garibaldi fece per liberare Roma, sbarcando in Calabria con un migliaio di uomini, la nave combattè contro il  generale che portava il suo nome. Il generale Garibaldi fu imprigionato sulla pirofregata Duca di  Genova e portato al forte di Varignano alla Spezia, mentre la nave Garibaldi, trasportò i garibaldini  prigionieri sul piroscafo Italia e lo rimorchiò da Gaeta a La Spezia.
Il Garibaldi nel 1864 venne inviata a Tunisi per proteggere i nostri connazionali.
Nel 1866 prese parte al bombardamento di Porto San Giorgio e partecipò alla battaglia di  Lissa; qui dopo aver sparato 46 colpi di cannone, raggiunse Ancona per poi essere inviata a Palermo. Dopo essere stata messa in disarmo, fu trasformato in corvetta veloce ed attrezzato per  effettuare un viaggio di circumnavigazione del globo.

 Partita da Napoli nell’ottobre del 1872, al comando del Capitano di Vascello. Andrea Del  Santo e con a bordo il Guardiamarina Tommaso di Savoia, duca di Genova, toccò Gibilterra, Rio  de Janerio, doppiò il Capo di Buona Speranza, raggiunse l’Australia, le Fiji e il Giappone  nell’agosto del 1873. Dopo circa due mesi, partì per raggiungere San Francisco e da lì i porti del  Messico e dell’America Centrale. Fu a Callao, a Valparaiso, doppiò il Capo Horn e fece sosta a  Montevideo, da lì salpò per l’Italia, raggiungendo La Spezia il 22 ottobre 1874. Percorse 55.875  miglia di cui 53.183 a vela.
Nel 1877 venne riclassificata corvetta e nel 1878 vennero sostituite le caldaie
Dal 1879 al 1882, al comando del C.V. Costantino Morin, salpando da Napoli, effettuò una  seconda circumnavigazione, durante la quale partecipò ad azioni di difesa delle comunità italiane  nell’America Latina, dette asilo alla colonia italiana ed austriaca di Suez e, nonostante la  navigazione nel canale fosse sospesa, lo attraversò ugualmente seguita da navi di varia nazionalità.
Rientrò l’8 agosto 1882 dopo aver percorso 42.000 miglia. A bordo vi era il Guardiarina Paolo  Thaon di Revel, futuro ammiraglio e senatore.
Nel 1883 subì importanti modifiche e fu assegnata alla Forza Navale del Mar Rosso,  partecipando alla difesa di Massaua..

 Soldati si imbarcano a Napoli Porto di Massaua

Il 19 gennaio 1885 il Garibaldi salpò da Napoli unitamente alla nave ammiraglia corazzata  Principe Amedeo, agli incrociatori Vespucci e Castelfidardo ed alle torpediniere Messaggero e Vedetta. Vennero imbarcati 800 uomini, quattro compagnie di bersaglieri, una di artiglieria,  zappatori e sussistenza. Tutti i soldati erano uomini di leva, siciliani e calabresi, e furono sistemati  sul Garibaldi. L’intera spedizione era al comando del Colonnello Tancredi Saletta e giunse a  Massaua il successivo 4 febbraio. La città, già dominio dei turchi dal 1557 e passata agli egiziani,  venne occupata senza colpo ferire, i 400 egiziani della guarnizione si arresero e sul palazzo del  governatore sventolo’ il tricolore

 L'unità trasformata in nave ospedale Saati

Trasformata successivamente in nave ospedale, nel 1894 fu ceduta all’amministrazione  dell’Eritrea assumendo il nome di Saati.
Le fu assegnato tale nome a ricordo dell’eroica resistenza opposta dall’avamposto di Saati,  località vicino a Dogali, ove sei anni prima due compagnie di fanteria, integrate da circa 300  indigeni, avevano respinto 10.000 guerrieri guidati dal ras Alula.
Per la sua attività di nave ospedale stazionario a Massaua ed ad Assab , fu sbarcato  l’armamento, il ponte fu ricoperto con una struttura di protezione, gli ambienti interni furono  adattati a locali di ricovero, con circa 200 posti letto, ambulatori, attrezzature ospedaliere,  comprensive di un laboratorio di analisi. Utilissima per il ricovero dei numerosi soldati colpiti da  malattie tropicali, la nave si rivelò essenziale come punto di riferimento, specialmente chirurgico, al  momento della sfortunata battaglia di Adua che vide affluire a Massaua un elevato numero di  combattenti feriti. Direttore sanitario dell’Ospedale galleggiante era il Medico Capo di Pirma Classe  Salvatore Scrofani con il ruolo anche di Responsabile sanitario di tutto il Corpo di Spedizione.
Successivamente lo Scrofani fu promosso Ispettore Generale del Corpo Sanitario della Regia  Marina, il grado più elevato nel Copro sanitario presso il Ministero della Marina.
Il 16 febbraio 1894 la nave venne ceduta all’Amministrazione dell’Eritrea e radiata dal  quadro del Naviglio dello Stato.
La nave fu messa definitivamente in disarmo nel 1899 e demolita.

Guglielmo Acton Emerich Acton Faà di Bruno C. Morin Thaon di Revel Salvatore Scrofani

 Comandati:
10.7.1860 – 6.8 1860 C.V. Napoleone Scrugli
6.8.1860 - 7.9.1860 C.V. Carlo Flores (C.F. Ferdinando Acton “ad interim”)
8.9.1860 – 17. 9. 1860 C.V. Carlo Alfonso Barone
20.9.1860 – 24 .11. 1860 C.V. Giuseppe Piola
24.11.1860 – 1.5.1861 C.V. Eduardo d’Amico
1.5.1861 – 12.5.1862 C.V. Enrico di Brocchetti
12.5.1862 – 3.2.1863 C.V. marchese Evaristo del Carretto
16.3.1863 - 3.8.1863 C.V. Guglielmo Acton
3.8.1863 – 23.3.1864 C.V. Emilio Fàà di Bruno
16.4.1864 – 25.11.1864 C.V. Guglielmo Acton
1.4.1866 – 21.12.1866 C.V. Ruggiero Vitagliano
30.10.1872 – 1.11.1874 C.F. Andrea del Santo
1.6.1877 -15.1.1878 C.V. Augusto Conti ( declassata a “corvetta”)
15.4.1879 – 8.8.1882 C.V. Enrico Costantino Morin
30.7.1884 – 14.12. 1884 C.F. Secondo Guglielminetti
14.12. 1884 – 24.12.1885 C.V. Federico Bertone di Sambuy
24.12.1885 – 13.5.1886 C.V. Francesco Chigi
13.5.1886 - ………. C.V.Secondo Guglielminetti
……….. - ………… C.V. Carlo Grillo
………- 14.7.1889 C.F. Napoleone Coltelletti
14.7.1889 – 4.10.1889 C.F. Emanuele Giustini


 Antonio Cimmino
 Antonio Cimmi

http://www.marinai.it/navi/navstab/borbona.pdf

domenica 23 febbraio 2014

IL SISTEMA BANCARIO ISLAMICO SENZA INTERESSI


IL SISTEMA BANCARIO ISLAMICO SENZA INTERESSI

بسم الله الرحمان الرحيم
Nel Nome di Allah, il sommamente Misericordioso, il Clementissimo
Dice Allah (SWT) nel Sublime Corano:
O voi che credete, non cibatevi dell’usura che aumenta di doppio in doppio. E temete Allah, affinché possiate prosperare Corano III. Al-’Imran, 130

La proibizione dell’interesse nell’Islam
La proibizione nel QUR’AN e negli AHADITH si riferisce alla RIBA’.
L’etimologia del termine RIBA’ deriva dalla radice araba RaBâ (letteralmente: “aumentare”).[1]
La definizione ufficiale di RIBA’, in accordo con l’opinione unanime delle quattroscuole giuridiche[2], è la seguente:
“Il commercio (lo scambio) di due merci dello stesso tipo in differente quantità, in cui l’incremento non sia una opportuna compensazione“.
Vi sono due tipi principali di RIBA’, riconosciuti da tutti i Sapienti[3]:
1-      Riba’ an-Nasîah (chiamata anche Riba’ al-Qur’an, la riba’ del Corano). L’etimologia del termine Nasiah si riferisce alla radice NaSiYa, che vuol dire differire, rinviare (ma anche dimenticare). Quindi, questo tipo di Riba’ si riferisce al pagamento differito maggiorato al principale prestatore; cioè riconosce un tempo-valore per il denaro. Questo genere di Riba’ è strettamente proibito nel Corano, ed è uno dei peccati più gravi (al-Kaba’ir).
2-     Riba’ al-Fadl (chiamata anche Riba’ as-Sunnah, la riba’ che viene proibita dalla Tradizione del Profeta (s)). Negli Ahadith del Profeta Muhammad (s) viene esplicitamente proibito il commercio simultaneo di grano contro grano, orzo contro orzo, oro contro oro, argento contro argento, datteri contro datteri, o sale contro sale, in differenti quantità. Vi è consenso da parte dei Sapienti sul fatto che questi sei tipi di merce furono citati dal Profeta (s) a titolo di esempi, ma la proibizione è estesa a tutti gli altri tipi di prodotti[4]. Alcuni Sapienti moderni sono più indulgenti riguardo a tale forma di riba’, poiché sostengono che anche uno dei più famosi Sahaba (Compagni del Profeta (s)), il famoso Sapiente ‘Abdullah ibn ‘Abbas (che Allah l’Altissimo si compiaccia di lui), la permise (anche se in seguito l’abolì). Vi è consenso sul fatto che questo tipo di riba’ è stato abolito perché ‘giustificherebbe’ la più grave Riba’ an-Nasiah, conducendo ad essa. La proibizione della riba’ (interesse, usura) nel Sublime Corano non è un’innovazione propria alla Religione Islamica rispetto alle tradizioni precedenti, poiché tale divieto si trova in tutte le precedenti forme di rivelazione date da Allah (SWT) a tutti i Profeti (*)[5].
Nel Vecchio Testamento troviamo:
Se presti denaro al mio popolo, all’afflitto accanto a te, non devi divenire verso di lui come un usuraio. Non gli dovete imporre interesse  (ESODO 22,25)
E nel caso che tuo fratello divenga povero e sia dunque economicamente debole accanto a te, lo devi anche sostenere. Come residente forestiero e avventizio, deve rimanere in vita con te. Non prendere da lui interesse e usura, ma devi aver timore del tuo Dio; e il tuo fratello deve rimanere in vita con te. Non gli devi dare il tuo denaro a interesse, e non devi dare il tuo cibo a usura  (LEVITICO 25, 35-37)
E nel Nuovo Testamento troviamo:
E se prestate a coloro dai quali sperate di ricevere, quale merito ne avete? Anche i peccatori prestano ai peccatori per ricevere altrettanto. Al contrario, continuate ad amare i vostri nemici e a fare il bene e a prestare, senza sperare nulla in cambio… (LUCA 6, 34-35)
Non ci si sorprenderà, alla luce della chiara proibizione del prestito a usura nella Bibbia riconosciuta da Ebrei e Cristiani, di sapere che la prima banca senza interesse della storia fu istituita prima della nascita del Profeta Muhammad (s). La prima banca senza interesse si chiamava Agibi e venne aperta a Babilonia intorno al 700 a.C., e funzionava esclusivamente su basi d’equità[6].
E’ importante per le ipotesi e gli obiettivi che ci prefiggiamo comprendere la maniera in cui la proibizione della riba’ fu introdotta e stabilita all’interno di un ambiente economico eterogeneo. Il primo versetto del Corano a menzionare lariba’ venne rivelato a Makkah (Mecca), e non abolisce la pratica, ma si limita a denunciarne la sua negatività spirituale[7]:
Ciò che concedete in usura, affinché aumenti a detrimento dei beni altrui, non li aumenta affatto presso Allah. Quello che invece date in elemosina bramando il volto di Allah, ecco quel che raddoppierà Corano XXX. Ar-Rum (I Romani), 39
Successivamente, dopo l’Emigrazione (Hijrah) a Madinah (Medina), vi fu la rivelazione di un altro versetto, più severo:
O voi che credete, non cibatevi dell’usura che aumenta di doppio in doppio. E temete Allah, affinché possiate prosperare Corano III. Al-’Imran (La famiglia di ‘Imran), 130
Infine, tra gli ultimi versetti del Corano ad essere rivelati, vi sono i seguenti, che inequivocabilmente proibiscono totalmente la pratica del prestito ad interesse:
Coloro invece che si nutrono di usura resusciteranno come chi sia stato toccato da Satana. E questo perché dicono: “Il commercio è come l’usura!”. Ma Allah ha permesso il commercio e ha proibito l’usura.
Chi desiste dopo che gli è giunto il monito del suo Signore, tenga per sé quello che ha e il suo caso dipende da Allah. Quanto a chi persiste, ecco i compagni del Fuoco. Vi rimarranno in perpetuo.
Allah vanifica l’usura e fa decuplicare l’elemosina. Allah non ama nessun ingrato peccatore.
Corano II. Al-Baqara, 275-276
O voi che credete, temete Allah e rinunciate ai profitti dell’usura se siete credenti.
Se non lo farete vi è dichiarata guerra da parte di Allah e del Suo Messaggero; se vi pentirete, conserverete il vostro patrimonio. Non fate torto e non subirete torto.
Corano II. Al-Baqara, 278-279
Opzioni Finanziarie Islamicamente ammissibili
Vi sono migliaia di strumenti finanziari ideati dalle banche e dagli istituti islamici per venire incontro ai diversi bisogni degli investitori e degli imprenditori. Tuttavia, tutti questi strumenti derivano da sei principali metodi di finanziamento che sono molto ben documentati nella letteratura giuridica:
  1. Mudârabah, o società di fatto. Attraverso questo sistema, una delle parti (l’investitore, o rabbu-l-mâl) fornisce il capitale, e l’altro (l’imprenditore) fornisce il tempo e lo sforzo. I profitti vengono ripartiti secondo un precedente accordo, ma le perdite finanziarie vengono sopportate soltanto dall’investitore.
  2. Mushârakah, o società; è una società corporativa standard, in cui tutte le perdite e i profitti vengono divisi secondo l’accordo iniziale. I soci della musharakah hanno il diritto di partecipare ad ogni decisione e progetto, al contrario di ciò che avviene nellamudarabah, in cui l’imprenditore ha l’esclusivo controllo degli affari societari.
  3. Bay’-l-murâbahah, chiamato anche Bay’ bithaman Âgil, o vendita contro pagamento differito. Il prezzo di vendita solitamente eccede il prezzo minimo della merce di una determinata misura, negoziata prima della transazione.
  4. Ijârah: è una specie di contratto di leasing, in cui, ancora una volta, i pagamenti effettuati dal locatario eccedono il prezzo dell’affitto in una determinata misura fissa stabilita in anticipo.
  5. Bay’-s-Salam: è un contratto mediante il quale il produttore può essere finanziato senza aver venduto il prodotto (di solito si tratta del raccolto di un contadino), prima ancora che venga prodotto, nella quantità e nel prezzo specificato in anticipo.
  6. Fard Hasan: letteralmente significa ‘mutuo senza interesse’, ma in pratica vengono aggiunte delle spese fisse.
Si può notare che i primi due strumenti finanziari comportano un rischio totale, mentre gli altri quattro casi si avvicinano di più a quello che potremmo chiamare un ‘rateo occulto’.
Molte banche Islamiche cercano di condurre le proprie operazioni finanziarie tramite gli strumenti della musharakah e della mudarabah, ma alla fine si trovano costrette a convergere su murabahah (MRBH), Bay’ bithaman Agil(BBA) e sul leasing. Queste pratiche favoriscono l’eliminazione del rischio di fallimento dell’impresa, rischio morale e selezione sfavorevole.
Una delle più grandi Banche Islamiche del mondo è la Bank Islam Malaysia Berhard (BIMB), che ha inaugurato le proprie operazioni con l’Islamic Banking Act del 1983 in Malaysia (Bank-Negara-Malaysia (1994)). Nel 1983, il 49,1% dei fondi sortiti dalla banca vennero indirizzati verso operazioni BBA, il 37,2% verso MRBH, il 9,3% verso leasing e solo il 4,4% verso le operazioni ‘a rischio’. Nel 1991, il 73,7% dei finanziamenti bancari vennero indirizzati verso BBA, il 13,2% verso MRBH e il 13% al leasing, lasciando soltanto uno 0,1% ai più islamicamente corretti musharakah e mudarabah (vedi BIMB (1994), e Bank-Negara-Malaysia (1994)).
Il sistema bancario islamico
Una delle caratteristiche comuni del sistema finanziario islamico di oggi è il fatto di essere senza interesse. Nel sistema bancario islamico si osserva l’applicazione dei contratti al-bai bithaman ajil e murabahah come alternative ai prestiti ad interesse. Nel mercato delle azioni, si osserva la versione islamica delle obbligazioni a coupon zero costruite sul contratto controverso di bay al-dayn. Le ditte abituate ad usare il finanziamento del debito invece delle azioni troveranno i titoli islamici del debito piuttosto convenienti. Nel mercato azionario, si sottolinea il contenuto impuro dei titoli che è diventato l’argomento più discusso quando si parla di trust islamici. E gli argomenti nel mercato azionario sembrano essere sviscerati con un gergo etico e legale che crea confusione quando si cerca di capire come il mercato azionario sia legato all’investimento, alla speculazione e al gioco d’azzardo.
Il sistema finanziario islamico non riguarda solo il finanziamento senza interesse. E’ più importante il fattore delle relazioni umane le cui caratteristiche principali sono la fiducia (amanah) e la cooperazione, l’aiuto (ta’awun).
Dice Allah (SWT) nel Sublime Corano:
…che rispettano ciò che è stato loro affidato e i loro impegni
Corano XXIII. Al-Mu’minun, 8
Aiutatevi l’un l’altro in carità e pietà e non sostenetevi nel peccato e nella trasgressione…
Corano V. Al-Ma’ida, 2
La letteratura sul problema dell’agenzia o dell’agente principale è la prova della complessità delle transazioni finanziarie intraprese dalla società. Il problema non riguarda solo il debito o le azioni ma il modo in cui sono redatti i contratti al fine di soddisfare la passione umana per il guadagno finanziario.
Il mio timore è che si formi una cultura nella quale i praticanti Musulmani iniziano a considerare l’implementazione di banche senza interesse simile, ad esempio, ad un’azione lecita basilare come il digiuno. Potrebbero trovare difficile comprendere i significati profondi che si nascondono dietro la proibizione della RIBA’ che richiede un approccio giusto alla creazione della ricchezza.
I Musulmani sanno bene che il digiuno non significa solo astinenza dal cibo, dalle bevande e dai rapporti sessuali durante il giorno. Secondo l’Imam al-Ghazali, quello è il digiuno ordinario. Ma osservare il digiuno ordinario è solo la condizione necessaria per raggiungere lo scopo del digiuno che consiste nell’acquisire una delle ‘qualità di Allah (SWT)’, la fermezza (SAMADIYA).
Per acquisire Samadiya un credente, secondo al-Ghazali, deve osservare l’aspetto interiore del digiuno, il digiuno speciale e il digiuno extra-speciale. Il digiuno speciale significa tenere le orecchie, gli occhi, la lingua, le mani, i piedi e tutti gli altri organi lontani dal peccato. E’ a proposito di questo digiuno che Jabir (r) riportò che Anas (r) aveva sentito dire dal Messaggero di Allah (s): “Cinque cose rompono il digiuno di un uomo: mentire, sparlare, seminare fitna (scandalo), giurare il falso e uno sguardo lussurioso”.
Perciò non è sbagliato dire che il sistema finanziario islamico oggi è simile al digiuno ordinario. Legalmente è halal, ma nello spirito deve ancora dimostrare come viene messa in pratica la giustizia nella vita commerciale. Perché una progressione così lenta verso l’Islam è solo ovvia. Il settore del sistema bancario islamico non è abbastanza forte da lanciarsi in nuove attività di investimento e con valore aggiunto come Mudarabah e Musharakah. Forse si interessano al capitale a rischio, ma chi vuole sporcarsi le mani quando fare affari con contratti a lungo termine oggi rende molto, grazie al boom dell’edilizia?
Infine, il termine Islam significa sottomissione alla Legge di Allah (SWT). Certamente, la Legge di Allah (SWT) non ruota solo intorno alla Riba’. E le alternative alla riba’ non sono solo al-bai bithaman ajil e murabahah. Se osserviamo bene il sistema finanziario islamico oggi, in particolare in Malesia, gli ultimi 13 anni di attività devono ancora mostrare quali traguardi significativi siano stati raggiunti in confronto al rendimento del sistema convenzionale. Forse le banche islamiche o gli sportelli dovrebbero fondersi per ritagliarsi spazi di mercato più grandi e più numerosi per poter correre più rischi ed impegnarsi seriamente nel finanziamento mudarabah e musharakah.
Lo sconto
Nella discussione intitolata ‘Entropia’, la legge fisica dell’entropia era messa in contrasto con le leggi del sistema finanziario convenzionale basato sull’interesse. Si diceva che, mentre la prima determina il fatto che il benessere fisico segua un cammino di decremento composto verso (senza mai raggiungere effettivamente) lo zero, le seconde permettono ad una somma di denaro prestata ad interesse di seguire un cammino di incremento composto che tende ad infinito. Le leggi del sistema finanziario convenzionale sembravano contraddire le leggi della fisica. Insinuai che le conseguenze di questa contraddizione per il nostro ambiente potevano essere estremamente negative.
Per quanto riguarda il debito con l’estero, Brasile, Messico e Indonesia sono le tre nazioni più indebitate del mondo. Sono anche tre dei quattro stati nei quali la distruzione delle foreste è più alta. Per i più poveri e gli indigenti, la sopravvivenza viene prima della preservazione della foresta pluviale. La trasformazione del legno in cenere permette ad alcuni di sopravvivere. La sua trasformazione in legname per l’esportazione permette di sopravvivere ad altri. Nel frattempo, le foreste pluviali del nostro pianeta stanno subendo un’entropia in costante aumento che a lungo andare costerà a tutti noi.
Sempre più studiosi affermano che tali fenomeni sono il risultato di un conflitto tra l’interesse ed il sistema fisico e non solo la conseguenza dello sviluppo economico. Miller in “Debt and Environment: Converging Crises” (1991) lega esplicitamente la riduzione delle risorse naturali al pagamento degli interessi sul debito internazionale. La discussione accademica verte ampiamente sulla natura dello sconto, del quale diamo qui due esempi.
Iniziamo sviluppando un’idea di Michael Lipton dell’Università del Sussex (1992). Supponiamo che un agricoltore voglia acquistare un terreno da coltivare. I costi operativi e l’acquisto devono essere finanziati totalmente da un prestito. La terra è in grado di sostenere una tecnica di sfruttamento altamente intensiva che si prevede produca £ 150 all’anno di incasso netto per 15 anni con conseguente distruzione completa del potenziale produttivo del terreno. Questo potrebbe essere il caso di un agricoltore che lavora su terreni tendenti alla desertificazione. Una tecnica di produzione alternativa produce solo £ 100 all’anno di incasso netto, ma permette al terreno di rigenerarsi e di mantenere il suo potenziale produttivo all’infinito.
L’analisi del guadagno in base al tasso di sconto permette al moderno agricoltore di comparare i due diversi tipi di agricoltura e di selezionare il più produttivo. Per ogni tasso di interesse, viene calcolato il valore presente (VP) di ogni gruppo di entrate. Il tipo di agricoltura che offre il più alto valore presente totale sarà il più proficuo.
Metodo alta produzione:
V.P. delle entrate al 5% = 1556,95
V.P. delle entrate al 10% = 1140,91
Metodo bassa produzione:
V.P. al 5% = 2000
V.P. al 10% = 1000
Il calcolo mostra chiaramente che con tassi di interesse al 5% il valore presente più alto (2000) è nel tipo di agricoltura meno intensiva, mentre con i tassi al 10% il valore presente più alto (1140,91) è nel tipo di agricoltura più intensiva. In breve, l’incentivo all’agricoltura intensiva e quindi alla desertificazione aumenta con l’aumentare dell’interesse.
Questo spiacevole risultato è dovuto totalmente al ben noto motivo in base al quale il processo di sconto riduce il valore attuale della produzione del terreno nel futuro quasi a zero. £ 100 di profitto netto guadagnato nell’anno cinquanta ha un valore attuale di circa £ 0,85 se il tasso di interesse è del 10%. Non c’è da stupirsi, quindi, se l’analista che si affida all’analisi della svalutazione delle entrate si preoccupa poco di sapere che cosa può produrre il terreno nell’anno cinquanta. Se il terreno in quel tempo sarà un deserto oppure no ha poca importanza, poiché il suo contributo al valore attuale è quasi trascurabile. Lipton afferma che:
“I tassi di interesse drammaticamente in crescita negli anni 1977-1979 e da allora sostenuti, hanno aumentato gli incentivi – a famiglie, imprese e governi – ad usare al massimo le risorse naturali ora e ad ignorare le conseguenze nel futuro. I partecipanti al congresso di Rio hanno messo in guardia contro l’imminenza di carestie, la carenza e la diminuzione delle risorse. Il tasso di interesse è il nostro spettro che corre ad alta velocità”.
Nonostante la raccomandazione della precedente analisi, chi crede che la distruzione di un terreno in nome di maggiori entrate a breve termine non abbia senso è scusabile. Un’oca immortale che fa un uovo d’oro alla settimana non dovrebbe essere privata dell’immortalità per fare nel frattempo due uova d’oro alla settimana. Tuttavia, pare che alcuni beni possano essere sacrificati in base agli ordini dell’analisi e della svalutazione delle entrate. Sia che tale sacrificio assuma la forma della desertificazione, dell’estinzione di una specie o dell’inquinamento perenne di un impianto nucleare, il principio resta lo stesso. L’interesse composto ritiene quasi nulle le conseguenze delle azioni in fieri. I problemi mettono ora le loro radici ed aspettano le generazioni future che non hanno preso parte alla loro creazione.
Dice Allah (SWT) nel Sublime Corano:
Non spargete la corruzione sulla terra, dopo che è stata resa prospera…
Corano VII. Al-A’raf, 56
Colin Price in “Time Discounting and Value” (1994) insiste dicendo che il tipo di sconto ‘esponenziale uniformemente negativo’ fatto sopra è quasi sempre inesatto come tecnica di valutazione in un mondo fisico che abbonda di funzioni non esponenziali. Egli commenta:
“Siamo pronti a continuare con l’operazione di sconto, perché abbandonarlo darebbe meno importanza ai nostri interessi di quanto vorremmo; minaccia una partenza troppo scomoda e senza compromessi dalla nostra attuale vergognosa indifferenza nel lontano futuro”.
Eppure, anche quando non riguarda il lontano futuro, può mostrarsi ancora incoraggiante per modelli di consumo discutibili nel presente. Usiamo lo sconto per scegliere tra due flussi di vacanze. Il primo consiste nel non prendere vacanze per i successivi 10 anni, e in seguito la concessione di una vacanza all’anno. Il secondo consiste in una vacanza all’anno per i primi 10 anni e poi basta. Una vacanza è valutata +1 unità di valore monetario reale, per cui i 10 anni senza vacanza hanno entrata zero. Il periodo di tempo dell’analisi si estende a t50, che corrisponde alla durata media dei restanti anni di vita di una persona e lo sconto è praticato ad un tasso del 20% annuo.
Vacanze dopo
V.P. al 20% = +0,8075
Vacanze prima
V.P. al 20% = +4,1924
La scelta indicata dallo sconto è quella delle ‘vacanze prima’ (valore presente 4,1924) rispetto alle ‘vacanze dopo’ (valore presente 0,8075). Il risultato è importante per tutti coloro che preferiscono il sacrificio del piacere immediato in nome di una ricompensa successiva, e sembra suggerire che l’utilità dello sconto sia uno strumento alquanto sospetto per valutare un progetto. Ci si comincia a chiedere perché il denaro, che acquista tale utilità, sia esso stesso oggetto dello sconto.
Ma, dicono i critici, un anziano forse preferisce prendersi le vacanze che può il più presto possibile, questo fatto non giustifica lo sconto del consumo futuro? Consumare oggi non è meglio che consumare domani? Tali contro-argomentazioni non possono essere discusse in questa sede, ma su questo punto particolare si potrebbe ribattere dicendo che, a volte, consumare domani è meglio che consumare oggi. Anche un anziano potrebbe preferire una colazione al giorno per tutta la vita piuttosto che avere oggi tutte le colazioni che gli resterebbero da consumare.
L’esistenza di un tasso di interesse di mercato non sempre è considerata una giustificazione appropriata sulla quale basare l’analisi dello sconto. Come sottolineato da William Cline in “The Economics of Global Warming” (1992), le alternative ci sono. Tuttavia le conclusioni restano le stesse:
“…la ragione principale che spinge a scontare il consumo futuro è che nel futuro le persone potrebbero avere più entrate di oggi ed un’utilità marginale di consumo più bassa. Se si è pessimisti sulla crescita del guadagno pro capite nel futuro, c’è un motivo intuitivo per non scontare per nulla il consumo”.
A proposito dello sconto intergenerazionale su qualsiasi base, Cline cita E.J. Mishan in “Cost Benefit Analysis: An informal Introduction” (1975):
“…Tizio, perciò, non dovrebbe preoccuparsi di pensare quanto varranno £ 100 nel futuro scontandoli per 50 anni al 10% quando lui, comunque, non li riceverà. In tali casi il tasso zero di preferenza tempo, sebbene arbitrario, è forse più accettabile che l’utilizzo, oggi, di un tasso di preferenza tempo degli individui esistenti o di un tasso di interesse che nascerebbe sul mercato solo per il consumo dei prestiti”.
Se i beni fisici non perdessero valore, se il totale reinvestimento del rendimento avvenisse con la frequenza e nella quantità dettate dal processo composto, se non ci fossero entrate marginali in diminuzione per investimento e nessun obbligo di capacità a lungo termine, allora potremmo avere uno scenario nel quale le convenzioni dell’interesse fisso composto davvero possono essere applicate al processo del mondo reale. Capovolgiamo il processo di composizione ed avremo una analisi dello sconto che fornisce risultati sempre più assurdi man mano che il periodo considerato si allunga.
Appropriarsi oggi del valore di domani può formare i pilastri filosofici delle attività commerciali di certi uomini d’affari, ma ringraziamo le preferenze di Sir Christopher Wren per averci permesso di godere oggi dei valori di ieri. Se in passato si avesse avuto l’atteggiamento attuale, ci sarebbero ben poche cattedrali di Saint Paul, ben pochi progetti di grandi infrastrutture di cui potrebbero godere le generazioni future. Per coloro che basano le decisionifinanziarie sullo sconto, non vale la pena creare valore per un futuro a lungo termine.
E’ sempre più importante che i Sapienti Musulmani forniscano una valida alternativa allo sconto. Senza, i finanzieri Musulmani continueranno a basarsi su un sistema che attira sempre più critiche anche a casa sua. Sostituire un “tasso di profitto” al “tasso di interesse” non è sufficiente. L’equazione dello sconto non distingue due tassi di percentuale diversi solo perché uno di loro non si chiama tasso di interesse.
shaykh ‘AbdulQadir FadlAllah Mamour

[1] ogni parola araba deriva da una radice (composta il più della volte da tre ‘consonanti’)
[2] Le quattro scuole giuridiche (madhahib) sono quelle fondate dagli A’imma: Imam Shafi’i, Imam Abu Hanifah, Imam Malik e Imam Ahmad Ibn Hanbal. Tutte le opinioni di giurisprudenza islamica discusse in questo testo sono tratte dallo scritto di AbdurRahman al-Juzayri (al-Jozayri 1986), che raccoglie le opinioni comuni a tutte e quattro le scuole giuridiche.
[3] Shafi’i opera una suddivisione nel secondo tipo, per cui lo scambio di merci(riba’ al-Yadd) è trattato separatamente dal più generale riba’ al-Fadl.
[4] Tecnicamente, il Profeta (s) proibì, di conseguenza, ogni Bay’athayni fi bay’ah (due vendite in una volta)
[5] i Musulmani fanno sempre seguire il nome di Allah dalle parole Subhanahu waTa’la (Gloria a Lui l’Altissimo – SWT), il nome del Profeta Muhammad dalla formula Sallallahu ‘alayhi waSallam (Che Allah lo benedica e l’abbia in Gloria – s), e il nome dei Profeti precedenti dalle parole ‘Alayhi-s-Salam (Su di lui la Pace – *).
[6] Vedi Baron (1952)
[7] Tutte le traduzioni del significato dei versetti del Sublime Corano sono tratte dall’edizione curata da Hamza R. Piccardo dell’U.C.O.I.I (Unione delle Comunità Islamiche in Italia) – Newton & Compton editori

sabato 22 febbraio 2014

UN NUOVO LIBRO SU AUSCHWITZ

(19 Febbraio 2014)
verbali degli interrogatori sovietici degliingegneri della Topf,mattognoÈ uscito in questi giorni il mio studioI verbali degli interrogatori sovietici degli ingegneri della Topf.Le dichiarazioni di Kurt Prüfer, Karl Schultze, Fritz Sander e Gustav Braun su “camere a gas” e forni crematori di Auschwitz: analisi storico-tecnica. Effepi, Genova, 2014, 206 pp. con 11 documenti. (Euro 28)
 Nel 1945 gli ingegneri della ditta Topf (che costruì i forni crematori di Auschwitz-Birkenau) Kurt Prüfer, Karl Schultze, Fritz Sander e Gustav Braun furono arrestati dai servizi di controspionaggio sovietici e sottoposti a numerosi interrogatori. I relativi verbali apparvero nel panorama storiografico soltanto all’apertura degli archivi moscoviti, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Nel corso nei nostri vari viaggi di studio a Mosca, Jürgen Graf ed io li cercammo tenacemente, finché riuscimmo a individuare l’archivio in cui sono conservati; finalmente, nel febbraio 2002 Graf poté accedervi e fotocopiarli. Jurgen Graf e Carlo Mattogno a Minsk, luglio 1997Nei mesi successivi egli redasse un lungo articolo intitolatoAnatomia dell’escussione sovietica degli ingegneri della Topf.Gli interrogatori diFritz Sander, Kurt Prüfer, Karl Schultze e Gustav Braunda parte di ufficiali dell’organizzazione sovietica di controspionaggio Smersch (1946/1948)”, che resta ancora il più esauriente dei  per la verità pochissimi – scritti che esistono sulla questione.
Con riferimento ad esso, nel 2007 lo storico olocaustico Michael Thad Allen scrisse con evidente stizza:
«Il dott. Schule mi informa che alcuni degli interrogatori [degli ingegneri della] Topf che non sono accessibili agli storici hanno trovato la loro via nei siti web dei “negatori” dell’Olocausto. Così a qualcuno viene accordato accesso a questi documenti. È quantomeno irritante che vi abbiano avuto pieno accesso i negatori invece degli storici di professione».
L’informazione era comunque falsa, perché i documenti in questione furono scoperti da Gerald Fleming nell’ottobre del 1990, che ne pubblicò brevi estratti, accuratamente selezionati, nel luglio 19931. Essi passarono poi in qualche modo all’Holocaust memorial Museum di Washington, che nel 2000 li mise a disposizione di Jean-Claude Pressac; questi, nel 2003, li cedette al Gedenkstätte Buchenwald, che li fece tradurre in tedesco. Tuttavia, fino ad oggi, nonostante la palese importanza di questa documentazione, nessuno storico olocaustico ha ritenuto opportuno pubblicare i verbali integrali degli interrogatori degli ingegneri della Topf. Le motivazioni sono essenzialmente tre:
1) l’incapacità degli storici olocaustici di padroneggiare le problematiche tecniche esposte nei verbali, rese ancor più difficoltose dal fatto che essi sono stilati in russo e senza una sicura conoscenza della tecnologia della cremazione, in particolare di quella sviluppata dalla ditta Topf, è arduo raccapezzarvisi;
2) per quanto riguarda la forma, il tono dei verbali, che espongono “confessioni” in stile “processi di Mosca”, la ripetitività fraseologica tra domande e risposte quasi fastidiosa, le domande che recavano già implicitamente in sé la risposta, la piena assunzione del linguaggio degli inquirenti (ad esempio “Partito nazista”, “Germania fascista”, “fabbriche della morte” ecc.), tutte queste cose insieme pesano parecchio sulla credibilità degli interrogati;
3) per quanto concerne il contenuto, contraddizioni eclatanti e falsità puerili elargite profusamente dimostrano che gli ingegneri della Topf accettarono per pura strategia difensiva (più concretamente, per evitare la condanna a morte) tutte le accuse, comprese quelle manifestamente false!
Bisogna anche dire che essi si vennero a trovare in una via senza uscita, perché l’impianto probativo sovietico partiva dal presupposto che Auschwitz era un campo di sterminio e che i crematori contenevano camere a gas omicide costruite per effettuare questo sterminio; essendo irrefutabilmente implicati nella costruzione dei crematori, gli ingegneri si trovarono pertanto accollata l’accusa di complicità in omicidio per l’installazione delle presunte camere a gas: essendo impensabile, da parte loro, contraddire il dogma fondamentale della propaganda sovietica, essi preferirono accettarlo e “confessare” la loro partecipazione alla costruzione di camere a gas di cui non sapevano evidentemente nulla (questo è uno degli aspetti più penosamente contraddittori dell’intera questione), dato che si erano limitati a installare impianti di aerazione e di disaerazione in normali camere mortuali, come del resto si desume dalle caratteristiche tecniche degli impianti montati in relazione ai locali.
Studio sulla cremazione in due volumi. 1.300 pagine, 400 foto a colori, 85 euro
Studio sulla cremazione in due volumi. 1.300 pagine, 400 foto a colori, 85 euro
Sebbene disponessi della relativa documentazione fin dal 2002, questo libro appare soltanto ora perché, come ho accennato sopra, i verbali trattano essenzialmente dei crematori di Birkenau e di altre questioni concernenti la cremazione e l’argomento apparirebbe particolarmente ostico senza una trattazione preliminare di queste tematiche, che ho potuto portare a compimento soltanto nel 2012, con la pubblicazione del mio studio I forni crematori di AuschwitzStudio storico-tecnico con la collaborazione del dott. Ing. Franco Deana. Effepi, Genova, 2012, 2 volumi, al quale ho potuto effettuare i necessari rimandi.
Il libro espone nella Prima Parte un’Analisi storico-tecnica degli interrogatori, esaminati nel loro esatto contesto storico e cronologico; la Seconda Parte riporta il testo integrale di tutti i verbali noti dei quattro ingegneri.
In questo caso, dunque (come in altri) il pregiudizio comune che vede nel revisionismo storico del mero “negazionismo” si ribalta completamente a nostro favore: sono gli storici olocaustici, che, pur disponendo dei documenti in questione da oltre 13 anni, si sono rifiutati di pubblicarli integralmente, dunque in un certo qual modo hanno negato quest’aspetto della storia di Auschwitz, perciò sono dei veri “negazionisti”.
 Carlo Mattogno.
 1 Fleming fornì dati falsi sia sul nome dell’archivio, sia sulla collocazione dei documenti, il che rese più difficili le nostre ricerche.
__________Avvertenza_______________
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