venerdì 28 febbraio 2014

Storia della prima nave militare ad elica costruita in Italia


Fosche nubi si stavano addensando sul Regno delle Due Sicilie ma Francesco II sembrava  non accorgersi; tutto continuava sulla scia di una lenta modernizzazione, specialmente delle  strutture industriali.
Il regio cantiere navale di Castellammare di Stabia lavorava alacremente e si stava già  attrezzando per la costruzione di navi in ferro. Negli ultimi venti anni aveva varato diverso naviglio  militare tra cui: gli avvisi Argonauta e Delfino ( 26 maggio 1843), la fregata Regina (convertita a  vapore, 27 settembre 1840), le piro-fregate da 10 cannoni (a ruota) Ercole (24 ottobre 1843),  Archimede (3 ottobre 1844), Carlo III (1845), Sannita (7 agosto 1846) ed Ettore Fieramosca (14  novembre 1850), la prima nave a possedere una macchina da 300 cavalli costruita a Pietrarsa. Il 5  giugno 1850 fu varato il vascello Monarca da 70 cannoni, la più grande nave da guerra costruita in  Italia, convertita, dieci anni dopo, ad elica. Seguirono altre unità, tra cui gli avvisi Maria Teresa  (18 luglio 1854) e Sirena (9 novembre 1859) rispettivamente da 4 e 6 cannoni e la fregata Torquato  Tasso (10 cannoni, 28 maggio 1856). Le motrici provenivano non solo dalla Reale fabbrica di  Pietrarsa, ma anche da stabilimenti privati inglesi.

Impostata il 1° aprile del 1857, fu varata il 18 gennaio 1860 la pirofregata ad elica di 1°  Rango Borbone, progettata dal sottodirettore del cantiere navale Giuseppe De Luca.
Lo scafo era in legno di quercia di Calabria con carena ramata ( l’opera viva, cioè la parte  immersa dello scafo, era rivestita di lastre di rame per evitare che parassiti ed alghe intaccassero il  legno); aveva due ponti, una batteria coperta ed una scoperta, tre alberi a vele quadre con rande alla  mezzana e bompresso, macchina motrice Mudslay & Field a cilindri orizzontali, 4 caldaie tubolari;  una potenza di 1.041 cavalli su un’elica che dava una velocità di circa 10 nodi. Nella stiva si  potevano caricare 370 tonnellate di carbone per l’alimentazione delle caldaie.
 Per facilitare la navigazione a vela, l’elica era sollevabile, sul ponte, il fumaiolo era abbattibile.

Sezione maestra nave in legno : sistemazione di caldaia Motrice a vapore a cilindri orizzontali
Il suo dislocamento a pieno carico era di 3.980 tonnellate, le dimensioni di 68,2 metri di  lunghezza, 15,2 metri di larghezza e 7,1 di pescaggio.
L’armamento originale era costituito da 8 cannoni da 160 libbre con canna rigata, 12 cannoni da 72  libbre con canna liscia, 26 cannoni da 68 libbre con canna liscia e 4 cannoni da 80 libbre in bronzo  a canna liscia montati su affusti.

 Cannoni ad avancarica in batteria scoperta

L’equipaggio era formato da: 1 Capitano di Vascello al comando, 1 Capitano i Fregata, 5  Tenenti di Vascello, 4 Alfieri di Vascello, 1 Contadore, 1 Cappellano, 2 Chirurghi, 2 Ufficiali  cannonieri, 4 Piloti, 2 Ufficiali Real Marina, 17 Sottufficiali di mare, 6 Timonieri, 370 Marinai, 10  Sottufficiali cannonieri, 70 Cannonieri, 10 Sottufficiali Real Marina, 86 Soldati reggimento R.M., 5  Macchinisti, 5 Alunni macchinisti, 2 Maestri d’ascia, 3 Calafati, 2 Ferrari, 1 Bottaro, 2 Armieri, 3  Velieri, 1 Maestro razione, 2 Dispensieri, 2 Cuochi, 1 Fornaro, 1 Sottonotatore, 20 Domestici.


 Ufficiali ndel Genio Navale

Al varo parteciparono Francesco II e sua moglie Maria Sofia di Baviera. Il re festeggiava il suo  genetliaco mentre nel porto di Napoli stavano ancorate diverse navi militari quali: il Bretagne,  ammiraglia della flotta francese, l’Algeciras, l’Imperial; le inglesi Hannibal e Agamennon ed  anche il Maria Adelaide ammiraglia della flotta piemontese comandata da Carlo Pellion di  Persano.

 Col. llo e Capitano Guardiamarina e Aspirante Ufficiali superiori

Si racconta che un personaggio del seguito reale, in considerazione degli avvenimenti  politici che stavano susseguendosi disse sommessamente ad un amico: “ Chi sa quale bandiera  porterà questa nave!”. Un cronista dell’epoca così racconta il varo della fregata: “Compiuto in tutte  le sue parti il rito religioso, cominciarono le operazioni del varo sotto il comando del chiarissimo  direttore del Genio Marittimo, maresciallo onorario Cav. Sabatelli. Nella esecuzione di ogni cenno,  in ogni manovra furono encomiabili la regolarità, l’energia, la prontezza, gli armoniosi movimenti.
In tutto scorgansi gli effetti di un’alta disciplina, di una sagace attitudine rispondente allo zelo  illimitato con cui secondo la sapienza del sovrano il Real Vice Ammiraglio Principe D. Luigi,  ornamento eccelso ed anima della Real Marina”.

 Ufficiali, Sottufficiali e Marinai sul ponte di coperta

La nave, costata 2.363,000 lire italiane, aveva due unità gemelle, tutte costruite nel regio  cantiere navale di Castellammare e cioè: il Gaeta – varato nel 1860 – ed il Farnese (  successivamente denonimato Italia) impostato nel 1857 e varato il 6 aprile 1861. Al momento del  varo, le pirofregate erano le migliori del Mediterraneo ma, furono presto, soppiantate dalle nascenti  navi corazzate.


 Francesco II e Sofia Fortezza di Gaeta

Entrata in esercizio, l’unità, durante lo sbarco di Garibaldi a Marsala, era addetta alla  crociera di vigilanza delle navi della Marina napoletana ancora fedeli ai Borboni, nella zona tra  Messina e Punta Faro. La nave ebbe un primo scontro a fuoco con la batteria di Punta Faro e con la  corvetta a ruote Turkory ( ex Veloce che il comandante Anguissola aveva consegnato a Garibaldi).
Durante il bombardamento un colpo di cannone aprì una falla al galleggiamento, costringendola a  riparare a Siracusa. Riparata, si riunì il 4 settembre alla Squadra davanti a Salerno e, il 7 settembre,  all’ingresso di Garibaldi a Napoli, ammainava la vecchia bandiera per issare sul pennone il vessillo  tricolore.
. Con decreto di Garibaldi dell 7 settembre 1860, tutte le navi e gli arsenali della ex marina  borbonica venivano incorporate nella marina del Re d'Italia e due giorni dopo l'unità entrata a far  parte della Marina del Regno di Sardegna veniva ribattezzata Giuseppe Garibaldi.
Incorporata nella Marina sabauda il 9 settembre 1860, quindi, partecipò, nel 1861,  all’assedio di Gaeta al comando di Eduardo D’Amico ( successivamente deputato e cittadino  onorario di Castellammare di Stabia).
Il 2 gennaio 1861 il Garibaldi giunse con la Squadra nelle acque di Gaeta, ancorando tra Mola di Gaeta e Castellone. Partecipò al fuoco del 22 gennaio contro le batterie di Ponente e di  punta Stendardo. La notte tra il 5 ed il 6 febbraio bombardò la breccia provocata nelle mura della  fortezza dall’esplosione della polveriera S.Antonio.
Per tali operazioni, così motivate: “Per essersi distinto durante il blocco e l’assedio della  fortezza di Gaeta”, furono premiati con Medaglia d’Argento al Valor Militare i seguenti  componenti l’equipaggio dell’unità: Sottotenente di Vascello Giovanni Cafora, Guardiamarina  Giulio Coscia, Sott.te Fanteria Real Marina Emilio Daneo, Luog.te di Vascello di 2a classe  Giovanni Degli Uberti, Guardiamarina Roberto De Luca, Guardiamarina.Francesco Grenet,  Sottotenente di Vascello Federico Guarini, Guardiamarina di 1a classe Teodoro Milon,  Sottotenente di Vascello Giuseppe Palombo, Guardiamarina .Luigi Palumbo , S.ottotenente di  Vascello Cesare Romano, Luog.te di Vascello di 2a classe Cesare Sanfelice, 2° Macchinista Luigi  Stammati, Pilota di 2a classe Raffaele Trapani, 1° Macchinista Edoardo Vallace,Luog.te di  Vascello di 2a classe Ernesto Viterbo.


 Il Garibaldi nel Golfo di Napoli

A bordo della nave di era imbarcato, con il grado di Luogotenente di Vascello, Ruggero  Emerich Acton che, per il suo eroico comportamento tenuto nell’azione condotta dall’unità contro  il Torrione francese della fortezza di Gaeta, fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine  Militare di Savoia.
Nella difesa della fortezza di Gaeta si distinse per il suo coraggio la regina diciannovenne Maria  Sofia che sugli spalti, mentre la flotta piemontese vomitava miglia di colpi da mare e da teraa, non  esitò a sostituire un artigliere morto sul suo pezzo. Marcel Proust, nella sua opera la Prisonniére  scrisse:” Femme hèroique qui, reine soldat, avait fait elle meme son coup de feu sur les remparts de Gaete”.
Durante il lungo assedio, la piazzaforte di Gaeta venne fornita di vettovagliamento dalle imbarcazioni.
Solo 17 marzo del 1861 entrò a far parte della Regia Marina

La nave partecipò successivamente – febbraio 1861 - all’assedio di Ancona ove furono  conferite Medaglie di Bronzo al Valor Militare per “ Per essersi distinto durante le operazioni del  blocco di assedio della fortezza di Ancona” ai Soldati del Regt.mo Real Navi Giò Maria Fossi e  Giò Battista Gajone
Ancona era rimasta l’ultimo caposaldo dei pontifici ed austriaci. Lì si recò la flotta sarda  comandata dall’ammiraglio Persano. La flotta bombardò la fortezza fino alla capitolazione  dell’intera guarnigione. Caddero in mano all’esercito regio 4 navi da guerra a vapore e 6 da  trasporto. Nel 1862, dopo alcuni lavori, il Garibaldi passò alla Squadra d’Evoluzione e destinato alla  crociera di vigilanza intorno alla Sicilia. Ironia della sorte, durante la sortita che Giuseppe Garibaldi fece per liberare Roma, sbarcando in Calabria con un migliaio di uomini, la nave combattè contro il  generale che portava il suo nome. Il generale Garibaldi fu imprigionato sulla pirofregata Duca di  Genova e portato al forte di Varignano alla Spezia, mentre la nave Garibaldi, trasportò i garibaldini  prigionieri sul piroscafo Italia e lo rimorchiò da Gaeta a La Spezia.
Il Garibaldi nel 1864 venne inviata a Tunisi per proteggere i nostri connazionali.
Nel 1866 prese parte al bombardamento di Porto San Giorgio e partecipò alla battaglia di  Lissa; qui dopo aver sparato 46 colpi di cannone, raggiunse Ancona per poi essere inviata a Palermo. Dopo essere stata messa in disarmo, fu trasformato in corvetta veloce ed attrezzato per  effettuare un viaggio di circumnavigazione del globo.

 Partita da Napoli nell’ottobre del 1872, al comando del Capitano di Vascello. Andrea Del  Santo e con a bordo il Guardiamarina Tommaso di Savoia, duca di Genova, toccò Gibilterra, Rio  de Janerio, doppiò il Capo di Buona Speranza, raggiunse l’Australia, le Fiji e il Giappone  nell’agosto del 1873. Dopo circa due mesi, partì per raggiungere San Francisco e da lì i porti del  Messico e dell’America Centrale. Fu a Callao, a Valparaiso, doppiò il Capo Horn e fece sosta a  Montevideo, da lì salpò per l’Italia, raggiungendo La Spezia il 22 ottobre 1874. Percorse 55.875  miglia di cui 53.183 a vela.
Nel 1877 venne riclassificata corvetta e nel 1878 vennero sostituite le caldaie
Dal 1879 al 1882, al comando del C.V. Costantino Morin, salpando da Napoli, effettuò una  seconda circumnavigazione, durante la quale partecipò ad azioni di difesa delle comunità italiane  nell’America Latina, dette asilo alla colonia italiana ed austriaca di Suez e, nonostante la  navigazione nel canale fosse sospesa, lo attraversò ugualmente seguita da navi di varia nazionalità.
Rientrò l’8 agosto 1882 dopo aver percorso 42.000 miglia. A bordo vi era il Guardiarina Paolo  Thaon di Revel, futuro ammiraglio e senatore.
Nel 1883 subì importanti modifiche e fu assegnata alla Forza Navale del Mar Rosso,  partecipando alla difesa di Massaua..

 Soldati si imbarcano a Napoli Porto di Massaua

Il 19 gennaio 1885 il Garibaldi salpò da Napoli unitamente alla nave ammiraglia corazzata  Principe Amedeo, agli incrociatori Vespucci e Castelfidardo ed alle torpediniere Messaggero e Vedetta. Vennero imbarcati 800 uomini, quattro compagnie di bersaglieri, una di artiglieria,  zappatori e sussistenza. Tutti i soldati erano uomini di leva, siciliani e calabresi, e furono sistemati  sul Garibaldi. L’intera spedizione era al comando del Colonnello Tancredi Saletta e giunse a  Massaua il successivo 4 febbraio. La città, già dominio dei turchi dal 1557 e passata agli egiziani,  venne occupata senza colpo ferire, i 400 egiziani della guarnizione si arresero e sul palazzo del  governatore sventolo’ il tricolore

 L'unità trasformata in nave ospedale Saati

Trasformata successivamente in nave ospedale, nel 1894 fu ceduta all’amministrazione  dell’Eritrea assumendo il nome di Saati.
Le fu assegnato tale nome a ricordo dell’eroica resistenza opposta dall’avamposto di Saati,  località vicino a Dogali, ove sei anni prima due compagnie di fanteria, integrate da circa 300  indigeni, avevano respinto 10.000 guerrieri guidati dal ras Alula.
Per la sua attività di nave ospedale stazionario a Massaua ed ad Assab , fu sbarcato  l’armamento, il ponte fu ricoperto con una struttura di protezione, gli ambienti interni furono  adattati a locali di ricovero, con circa 200 posti letto, ambulatori, attrezzature ospedaliere,  comprensive di un laboratorio di analisi. Utilissima per il ricovero dei numerosi soldati colpiti da  malattie tropicali, la nave si rivelò essenziale come punto di riferimento, specialmente chirurgico, al  momento della sfortunata battaglia di Adua che vide affluire a Massaua un elevato numero di  combattenti feriti. Direttore sanitario dell’Ospedale galleggiante era il Medico Capo di Pirma Classe  Salvatore Scrofani con il ruolo anche di Responsabile sanitario di tutto il Corpo di Spedizione.
Successivamente lo Scrofani fu promosso Ispettore Generale del Corpo Sanitario della Regia  Marina, il grado più elevato nel Copro sanitario presso il Ministero della Marina.
Il 16 febbraio 1894 la nave venne ceduta all’Amministrazione dell’Eritrea e radiata dal  quadro del Naviglio dello Stato.
La nave fu messa definitivamente in disarmo nel 1899 e demolita.

Guglielmo Acton Emerich Acton Faà di Bruno C. Morin Thaon di Revel Salvatore Scrofani

 Comandati:
10.7.1860 – 6.8 1860 C.V. Napoleone Scrugli
6.8.1860 - 7.9.1860 C.V. Carlo Flores (C.F. Ferdinando Acton “ad interim”)
8.9.1860 – 17. 9. 1860 C.V. Carlo Alfonso Barone
20.9.1860 – 24 .11. 1860 C.V. Giuseppe Piola
24.11.1860 – 1.5.1861 C.V. Eduardo d’Amico
1.5.1861 – 12.5.1862 C.V. Enrico di Brocchetti
12.5.1862 – 3.2.1863 C.V. marchese Evaristo del Carretto
16.3.1863 - 3.8.1863 C.V. Guglielmo Acton
3.8.1863 – 23.3.1864 C.V. Emilio Fàà di Bruno
16.4.1864 – 25.11.1864 C.V. Guglielmo Acton
1.4.1866 – 21.12.1866 C.V. Ruggiero Vitagliano
30.10.1872 – 1.11.1874 C.F. Andrea del Santo
1.6.1877 -15.1.1878 C.V. Augusto Conti ( declassata a “corvetta”)
15.4.1879 – 8.8.1882 C.V. Enrico Costantino Morin
30.7.1884 – 14.12. 1884 C.F. Secondo Guglielminetti
14.12. 1884 – 24.12.1885 C.V. Federico Bertone di Sambuy
24.12.1885 – 13.5.1886 C.V. Francesco Chigi
13.5.1886 - ………. C.V.Secondo Guglielminetti
……….. - ………… C.V. Carlo Grillo
………- 14.7.1889 C.F. Napoleone Coltelletti
14.7.1889 – 4.10.1889 C.F. Emanuele Giustini


 Antonio Cimmino
 Antonio Cimmi

http://www.marinai.it/navi/navstab/borbona.pdf

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