lunedì 31 marzo 2014

DOMENICO PELLEGRINI-GIAMPIETRO rivoluzionario Ministro delle Finanze


di ANTONIO PANTANO
DOMENICO PELLEGRINI GIAMPIETRO [ Brienza (Potenza) 30 agosto 1899 - Montevideo (Uruguay) 18 giugno 1970 ]

Il più grande e rivoluzionario tra i ministri delle finanze d'ogni tempo

Quasi sconosciuto in Italia, più noto in America Latina ( biografìa volutamente malconcia sgrammaticata e sminuente nella demagogica e vile wikipedia apparentemente concessa nel circuito sorvegliato, censurato e registrato di internet ) è tenuto in totale buio e silenzio dal ?sistema? imperante in Italia dal 1945, schiavo servile della ?norma? dispotica-apodittica ed usuraia sovrana – in abito e spirito ?democratico? – nel mondo, specie dalla fine della seconda guerra mondiale. Motivo : Pellegrini-Giampietro osò ciò che nessuno, mai nella storia, concretò.
Fascista dalla giovinezza e, per razionale meditata coerenza, anche dopo l?illeggittimo e proditorio arresto di Mussolini attuato, su disegno concertato con i nemici di guerra, dal sabaudo ?Pippetto-Curtatone? che Ezra Pound definì ?mezzo feto? (Cantos, LXXII, v. 106), il docente di ?diritto pubblico comparato? e ?Diritto Costituzionale Italiano Comparato? nella università di Napoli, professore Domenico Pellegrini-Giampietro, dopo il 10 settembre 1943, sentì il dovere di concretare la definizione da lui formulata in ?La sovranità degli Stati moderni? (1934)

lo Stato fascista – riallacciandosi al Risorgimento – ne ha compiuto l?opera, realizzando l?unità morale, politica ed economica della Nazione?. E ?la sovranità è attribuita allo Stato stesso; il quale non la fa derivare né dal diritto divino, né da ideologìe democratiche poiché la base di quella sovranità è in principi etici e giuridi fin?ora sconosciuti ? . Sottosegretario alle Finanze dal 13 febbraio 1943 fino a tutto lo scriteriato-fatale 25 luglio, fu Ministro delle Finanze nella nuova organizzazione statale sovrana creatasi (con o senza Mussolini, restituito alla libertà il 12 settembre, comunque per comunione ideale di molti italiani animati al riscatto ?per l?onore d?Italia? ) nei territori non invasi dal nemico, la confederazione degli ?Alleati? . La prima vera Repubblica d?Italia, proclamata poi ?Repubblica Sociale Italiana?, ebbe governo delle finanze nelle mani, e nella mente illuminata e capace, del ?piccolo? energico dinamico lucano di formazione napoletana, che salvò l?Italia tutta con arte sovra-umana e responsabile, degna di memoria eterna.
Il 25 agosto 1945 ?Il Popolo?, organo della democrazia cristiana, citò l?attestazione del senatore Victor Wickersham, presidente la commissione parlamentare degli S.U.A. incaricata – conseguenza dei programmi disegnati a Bretton Woods – di visitare l?Europa : ? la situazione economica dell?Italia settentrionale ( ove fu sovrana e legittima la R.S.I. capeggiata da Mussolini, n.d.r. ) è molto migliore non solo rispetto alle regioni dell?Italia meridionale e centrale ( invase ed occupate dagli Alleati e sottoposte al potere dell?Allied Military Government Occupied Territories – A.M.G.O.T. – che impose, senza mai terminarlo, il suo potere formale il 31 dicembre 1947, n.d.r. ) ma anche nei confronti delle condizioni di altri paesi europei in precedenza visitati dalla Commissione di controllo e – in particolare – di Germania, Olanda, Norvegia, Belgio e di certe zone della Francia ?.
Termini incontestabili, discendenti dal ?fenomeno? attuato dal Ministro Pellegrini-Giampietro, il quale, insediato in situazione finanziaria drammatica [ incombeva sulla penisola guerra sanguinosa con distruzioni ], ereditò dalla criminalità del clan badogliano ( imposto al potere per decreto del re, mai ratificato leggittimamente ) debito monetario di 5 miliardi mensili, contratto dal regno d?Italia il 3 agosto 1943 con il Deutsche Reich hitleriano, per l?apporto attivo di tre divisioni militari germaniche sul suolo italiano. Per arginare l?invasione nemica degli Alleati, dopo il 10 settembre 1943 necessariamente operarono nella penisola molte divisioni germaniche – cobelligeranti con l?Italia dal 10 giugno 1940 -, così che crebbe l?obbligo-dovere del legittimo governo italiano verso la Germania che, unito con stipendi-provvidenze-previdenze corrisposte al milione di italiani impiegati, volontari, dal 1939 in quello Stato, insieme con altro denaro per il mantenimento degli ?internati militari non cooperanti, catturati dopo l?8 settembre 1943?, fissò, per i tre mesi del 1943, corresponsione mensile alla statale Deutsche Reich Bank di 7 miliardi di lire, aumentate a 10 miliardi mensili per il 1944 ed ancor più per il 1945. Compromessa dai monarchici badogliani, l?obbligazione ( di 120 miliardi di lire in contanti solo per il 1944 ) fu onorata dalle Finanze della R.S.I., accanto a spese correnti per dipendenti di Stato e parastato ( 1.400.000 impiegati, se pur a stipendi contenuti : il Capo dello Stato Mussolini ebbe attribuite 12.500 lire mensili autoridotte a L. 5.000, identiche allo stipendio di capitano dell?esercito ! ), a ferrovie, poste, scuole, sanità, giustizia, pensioni, mutue sociali, congrue pel clero, opere pubbliche, produzione, alimenti, che ogni giorno permisero, a tutti i cittadini, vita in contenuta serena – anche se dura, per la guerra – certezza. Spese statali per 359,6 miliardi di lire contro introiti fiscali di un decimo ( la pressione statale mai oppresse i cittadini durante il regime fascista, nel quale mai esistette evasione tributaria, implicita e tipica nella corruttela liberal-democratica ! ).
Quale soluzione per il Ministro, esperto di economia, per porre in attivo il bilancio statale –come mai più accadde nei 63 anni successivi ! – superando attivo di 20,9 miliardi ?
La quasi totalità dell?umanità ignora – per volontà dei banchieri, avallata dai sistemi religiosi – la ?natura del denaro?, rivelata dal poeta Ezra Pound, non indagata dal pensatore Carlo Marx, ma dominata nei meandri da Domenico Pellegrini Giampietro ! Gli Stati, sovrani in apparenza e forma, dal 1694 sono espropriati della sovranità monetaria, demandata alla privatissima ?banca centrale?, a causa di accidia abdicataria – venduta a bassissimo prezzo – dei politici ?camerieri dei banchieri?, secondo la cruda denunzia di Pound. Così che per ogni spesa lo Stato è costretto, da leggi artatamente legittimate, a chiedere alla propria ?banca centrale? prestito di denaro che, su precaria delega statale, questa raccoglie e custodisce a caro costo, lucrando interessi ed arrogandosi titolarietà in forza del possesso scaturito dalla gestione concessa.
Indagatore del problema, primo nella storia umana, il Ministro delle finanze ?dei repubblichini di Salò? ( come indicano ed impongono gli inumani servi degli usurai, proni, profondamente chini, ai preti del loro dio denaro ! ) prelevò dalle casse della società per azioni Banca d?Italia banca al tempo privata, ed oggi totalmente ancor più, essendone azionisti e proprietari anche non italiani, addirittura anti-italiani, a fianco dei soliti pescicani, finanziatori-condizionatori della politica partitica quotidiana ] il denaro dello Stato, da essa custodito precariamente custodito, ma usu-capito anche in ?virtù? di codici e leggi bancarie !
Chi mai agì in tal modo nei secoli ? Ed il candido senatore S.U.A. Wichersham, a caldo, accreditò l?azione sovrana del Ministro Fascista ! Preceduto dal nominale ministro del tesoro del fittizio operettistico regno del sud, Marcello Soleri, insediato d?imperio – ma senza legittimazione – dallo A.M.G.O.T. che, giugno 1945, dichiarò : ? le attrezzature industriali e produttive del nord hanno subìto scarsi danni…..? ( i bestiali bombardamenti aerei ?liberatori? eseguiti a tappeto dagli Alleati furono concentrati solo ed essenzialmente su edifici civili ed abitazioni, con ?distruzioni mirate? – come accadde per gli edifici già del quotidiano ?Il Popolo d?Italia? acquistato da banchieri-pescicani ?padri della successiva repubblica? – precedettero di 50 anni le distruzioni concretate in Irak ! Chi scrive possiede validi inoppugnabili documenti in proposito ! ) e ?… il livello dei prezzi non è tanto in funzione della maggiore o minore abbondanza dei mezzi di pagamento – che al nord era cospicua – quanto della quantità di merci sul mercato, ben più notevole al nord per la continuità della produzione e per le notevoli scorte?.
Lo scritto obbliga a specificare che, poi, fu gabbata per ?oro di Dongo? qualche manciata di monetine trovate – e regolarmente rubate da chi le reperì per liberarle – nelle tasche degli assassinati, tra il 27 (Mussolini) ed il 28 aprile 1947 (gli altri, tutti esposti al ludibrio beluino di piazzale Loreto, per disegno del comando A.M.G.O.T., che organizzò, con largo anticipo, le riprese cinematografiche, sopratutto a colori, della ?radiosa giornata? ), nel nord del lago di Como. Ma il ?vero tesoro? – sottratto agli italiani – consistette, oltre l’asservimento dello Stato ai “signori apolidi del denaro”, nel gigantesco parco d?oltre 50.000 automezzi statali
valore immenso, all?epoca ! solo per i copertoni delle ruote ! ), armi pesanti-leggere e personali del ben equipaggiato esercito, depositi monetari in contanti e riserve di molte banche, beni pubblici ?fatti democraticamente sparire? insieme con oltre 10.000 importanti immobili demaniali ?attribuiti ed usu-capiti? a persone-partiti ciellenisti-congregazioni religiose falsamente caritatevoli-diavolerìe varie, col pretesto di esser stati ?fascisti?. Tutto per imperiosa regìa Alleata, artefice, al sud ( nel regno fantoccio, poi depurato da ?sovrani inutili? ), del programmato disastro inflattivo di miliardi di AM-lire, scaturigine dello insabanile ?debito pubblico italiano?, sempre gestito da banche Alleate.
Pellegrini-Giampietro,. costretto dagli impegni badogliani cedenti la riserva aurea ( pur se al 18% di spettanza – per pegno – alla svizzera USB ) alla banca statale germanica, arginò i plenipotenziari di questa, mai permettendo che il tesoro aureo italiano uscisse dalla R.S.I. . Sconfitta dagli Alleati la autonoma Repubblica Italiana, la riserva fu ?trasferita in custodia? in Svizzera dai vincitori dopo l?8 maggio 1945. La ?restituzione parziale? avvenne, auspice il ?banchiere d?Italia? liberal-massone Luigi Einaudi durante la sua presidenza della repubblica, solo dopo pagamento agli S.U.A. di US$ 700.000.000, dilazionati dal servil-prono e pio Degasperi nelle pesanti costrizioni del pelosissimo ?piano Marshall?.
Il ?regno d?Italia? a sovranità AMGOT imbastì processi al Ministro, che, comunque, seppe beffarsi di quella autorità, attuando clamorosa fuga dalla prigione. Condannato comunque, malgrado l?acclarata correttezza di governo, sopravvisse modestamente tentando di riprendere quota, per sostenere moglie e tre giovani figli.
Angariato nel dopoguerra fino al 1949 ( anche da un magistrato aguzzino, inventore di pretesti falsi vertenti proprio sull?oro di Dongo, per detenerlo a San Vittore 66 ingiusti giorni), Domenico Pellegrini Giampietro – moglie, tre figli giovani e sola povertà in tasca – lasciò l?ingrata Patria trovando ospitalità in Brasile presso italiani. Intraprese, con successo, illuminata stimata attività bancaria, ed anche editoriale, in America Latina, ove, complice il cuore affaticato dalle sempre superate traversìe, terminò l?infaticabile – e preziosa per la Patria – esistenza il 18 giugno 1970 nella tranquillità della lontana Montevideo, ove riposa.
E? doveroso registrare che l?Italia raramente ebbe figli della tenace avveduta grandezza del Nostro. Ezra Pound, attento Maestro della Poesia più alta d?ogni tempo irrorata da scienza della storia e dell?economìa, eternò ber tre volte, nei CANTOS, sezione dei Pisani, Domenico Pellegrini-Giampietro, per l?azione che l?estensore di questa nota da anni àddita a persone di buona volontà, disposte a sapere e capire, a disdoro delle masse narcotizzate di belanti, ormai aduse e costrette a negare Uomini e Valori.
Studioso, dedito alla politica generosa e disinteressata, capace di alto governo, Italiano come pochi, corse volontario al fronte nella Grande guerra, poi contro il bolscevismo, armato da usurai capitalisti, nella scia della Falange Nazional Sindacalista di Josè Antonio Primo de Riverain Spagna (1936-39), e nella seconda Grande guerra – Sangue contro oro -, sul fronte greco-albanese, decorato con tre medaglie d?argento e compensato con avanzamenti di grado sul campo : solo per l?onore d?Italia.
Se operò durante e per il Fascismo non fu caso ! Altre contingenze non avrebbero mai generato il più grande rivoluzionario della storia dell?economia : l?unico che diede al suo Stato – Italiano e Repubblicano, e, per ciò Sociale – consapevolezza di sovranità ! Il comandamento sognato ed additato dal grande Ezra Pound, ma taciuto da chi promette improbabili paradisi in nome di fedi religiose, modellate sulla ingenuità dei primitivi, stemperate in superstizioni apodittiche ed intolleranti, ragioni di tante sciagure.

http://antoniopantanoprof.blog.tiscali.it/2007/03/07/domenico___pellegrini_giampietro__rivoluzionario__ministro__delle__finanze_1534625-shtml/?doing_wp_cron

Aggiunto da SOCIALE
https://www.youtube.com/watch?v=H_bS259fCOo


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GLI UOMINI DELLA RSI: GIAMPIETRO PELLEGRINI

PELLEGRINI GIAMPIETRO, IL MINISTRO CHE SALVO' LE RISERVE AUREE


Vi propongo un articolo di Bruno De Padova, tratto da ITALICUM  settembre-ottobre 2003 Anno XVIII . Parla di uomini, dimenticati da questa infame repubblica, che hanno in qualche modo salvato l'Italia dal disastro verificatosi a seguito dell'otto settembre 1943. L'unica cosa che mi viene da dire è che in quei giorni alcuni furono semplicemente "partigiani"; altri, come Pellegrini, autentici patrioti. La differenza non è solo semantica, ma va dritta alla sostanza, diretta all'essere uomini. Mi fermo qui, altrimenti potrei diventare pesante.

Buona lettura.
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Domenico Giampietro Pellegrini quell’integro docente di Diritto pubblico comparato nel l’Università di Napoli, dal 1934 in poi, e che, contemporaneamente, fu anche maestro di norme giuridiche ed economiche alla facoltà d’Ingegneria del medesimo Ateneo partenopeo, è stato l’uomo politico davvero capace ed altrettanto garante di coerenza che Benito Mussolini il 23 settembre 1943 - nei giorni successivi al collasso delle FF.AA. italiane per la resa incondizionata al nemico complottata dai Savoia, da Badoglio e da altri pusillanimi- convocò e designò all’impegnativa conduzione del Ministero delle Finanze, Scambi e Valute nel governo della nascente Repubblica Sociale, cioè di quel dicastero che ebbe nel passato - dal dicembre 1869 al giugno 1873- per rigido amministratore quel Quintino Sella che, senza badare a qualsiasi rischio d’impopolarità, contribuì alla prima fase conclusiva dell’unificazione risorgimentale della nostra Patria, per la quale il giureconsulto del Potentino lucano (adesso Basilicata) intervenne con saggezza - dopo l’8 settembre sino al 28 aprile 1945 - per divenire l’autentico tutore dell’intero patrimonio di questo Paese in uno dei periodi più sconvolgenti del mondo intero e mentre il territorio dell’intera penisola, dal Brennero alla Sicilia e dalle Alpi Marittime alla Venezia Giulia, era conteso con continue battaglie per l’occupazione militare condotta dagli incalzanti invasori anglo-statunitensi e ostacolati sull’altra parte delle fronti dai soldati della Wehrmacht germanica, alquanto incattiviti dal subdolo voltafaccia compiuto dallo Stato Maggiore dell’Esercito regio con il vergognoso armistizio-tradimento, tra l’altro stipulato a Cassibile dal gen. Castellano circa una settimana prima della sua proclamazione forzata ed annunciata da D.D. Eisenhower mediante Radio Algeri quando a Roma ilmarchese di Caporetto avrebbe preferito continuare a ‘tacerlo’.

Dilagò in quei terribili momenti il completo disorientamento nelle popolazioni di qualsiasi regione italica, mentre le conseguenze della ‘diaspora’ massonica ricercata dagli amici dei nemici - così Antonino Trizzino indicò poi i voltagabbana del 25 luglio e del l’8 settembre - dilagarono ovunque insieme al malcostume dell’opportunismo unitamente agli abusi degli speculatori d’ogni specie, favorendo un camuffamento quasi collettivo in quell’antifascismo di comodo che nessun pluralismo di concetti poteva ammettere e che, per l’esattezza, costò troppe sofferenze alle categorie sociali più deboli.

Fu avverso a tale catastrofe politica, civile e sociale che il nuovo ministro delle Finanze della R.S.I. intervenne con fermezza, a tutela effettiva degli interessi dell’economia nazionale e delle nostre genti. Di ciò si ottiene la più chiara conferma da Filippo Anfuso che a pag. 487 e successiva dell’opera "Roma, Berlino, Salò" (ediz. 1950) precisò:

C’era un piccolo napoletano, tutto pepe e nervi, Pellegrini-Giampietro, che difendeva le nostre Finanze, e correva - tra Rahn e Mussolini- come quei ragazzi stizzosi e mingherlini che durante una partita di calcio si rivelavano dei grandi atleti per il solo miracolo della volontà’.

Fu con tale tenacia che quest’uomo collaborò col ministro dell’Economia Corporativa dott. Angelo Tarchi e con il suo sottosegretario prof. Manlio Sargenti all’approvazione in data 12 febbraio 1944 alDecreto-legge sulla Socializzazione delle imprese, strumento realmente rivoluzionario per l’equilibrio dei rapporti tra imprenditori e produttori nel mondo del Lavoro, tanto che Mussolini quando ne esaminò le bozze, disse: "E’ l’idea che volevo realizzare nel 1919!". Di ciò fornisce conferma Arrigo Petacco a pag. 171 del libro "Il comunista in camicia nera: Nicola Bombacci tra Lenin e Mussolini’ (ediz. 1996), tra l’altro altrettanto puntualizzato da Salvatore Francia nel volume "L’altro volto della Repubblica Sociale It." (ediz. 1988) in cui a pag. 121 illustra il "Programma di S.Sepolcro", autentico caposaldo della genuina ideologia fascista, e che con la "Carta del Lavoro" del 21 aprile 1927 ottenne una prima, ma parziale soddisfazione perchè ostacolata dalla borghesia e dai complici della plutocrazia.

Inoltre, questo "grande Ministro delle Finanze" della Repubblica Sociale - come lo definì con chiarezza lo stesso Mussolini - ottenne già il 25 ottobre 1943 (poche settimane dopo la sua designazione nell’incarico) il ritiro immediato dalla circolazione nell’intero territorio italiano dei ‘marchi d’occupazione’ (esattamente i Reichskreidit Kassenscheine) ed obbligando le truppe germaniche ad effettuare ogni pagamento esclusivamente con le lire italiane, imponendo contemporaneamente ad esse e ai loro Comandi di potere effettuare requisizioni indiscriminate o prelievi di fondi della nostra moneta presso gli istituti bancari. Altresì - in contropartita - fu concesso all’Ambasciata tedesca un contributo mensile di sette miliardi per tutte le spese militari, di fortificazioni, di riattazione delle vie di comunicazione ecc., facendosi confermare ciò mediante un protocollo che riaffermava la sovranità del nostro Stato nel settore monetario e di controllo assoluto sulla circolazione. Nel contempo, questo ministro impedì il trasferimento del nostro Poligrafico a Vienna, ottenendo - insieme alla nostra Ambasciata in Berlino - il trasferimento in Italia dei risparmi effettuati dai nostri lavoratori nel Terzo Reich, salvaguardando altresì le riserve d’oro e di platino italiane e ponendole al sicuro da qualsiasi rischio di possibili sottrazioni e fece restituire al nostro ministro degli Esteri buona parte dell’oro che le truppe occupanti avevano sottratto alla Banca d’Italia con l’armistizio, mentre pagò anche alla Confederazione Elvetica un debito del sorpassato governo regio. 

Sull’operosità costruttiva del ministro e sulle sue capacità indichiamo un’altra precisa conferma. E’ fornita da S. Bertoldi a pag. 311 del libro "Salò - Vita e morte della R.S.I." (ediz. 1976) in cui si precisa:"Rahn vedeva arrivare Pellegrini-Giampietro come un castigo di Dio. Impallidiva quando vedeva spuntare il ‘neapolitaner’ Pellegrini-Giampietro che veniva a difendere i quattro soldi della R.S.I. in tutti i dialetti del Mezzogiorno e se il plenipotenziario tedesco estraeva i sofismi geopolitici, Pellegrini - che è anche professore - lo ammutoliva con le sue verità scientifiche".


Esiste nel contempo un’altra importante documentazione su quest’uomo, lucano d’origine

e partenopeo d’adozione: è un opera che noi segnaliamo perchè, dopo la conclusione del 2° conflitto mondiale, fornisce un’ampia documentazione sull’azione svolta da Pellegrini-Giampietro a favore della nostra Nazione e del suo popolo. Si tratta del volume "Il ministro Domenico Pellegrini-Giampietro nel tramonto del Fascismo", edito a Napoli nel 1992 dai Fratelli Conte Editori, e che il dott. Angelo Norelli ha realizzato con scrupolosità di dettagli e che, come indica il prof. Michelengelo Mendella nella prefazione, fa emergere l’autore dell’opera "Forme di governo e moderne costituzioni" (è il Pellegrini del 1934) tra le figure più vive del Fascismo napoletano, tra quelle rappresentate dal giurista Alfredo Rocco, dall’economista Beneduce, dal giornalista Bruno Spampanato e da molti altri quali Padovani, Sansanelli, Tecchio e Baistrocchi. 

Nato a Brienza - in provincia di Potenza - il 30.8.1899, Domenico Pellegrini-Giampietro conseguì a Napoli la laurea in giurisprudenza e nella "Grande Guerra" (1914—1918), dopo avere attivato in Campania l’interventismo, combattè da volontario sulla fronte italo-austriaca, altrettanto fece nella Spagna a fianco della Falange (1936—1939) e poi, all’inizio del 2° conflitto mondiale, nella campagna di Grecia-Albania (1940—1941) subendo anche un’invalidità. Conseguì tre medaglie d’Argento, altre decorazioni straniere, due avanzamenti di grado per meriti di guerra sino a quello di colonnello. Nel contempo (ecco il ‘neapolitaner’ che faceva impallidire il plenipotenziario Rahn!) fu sempre uno studioso ed uomo politico di grande capacità, quale - ad esempio - direttore di "Scuola Sindacale"nell’Ateneo campano, segretario federale del PNF napoletano all’inizio del 1943, consigliere nazionale nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni e assolvendo persino al compito di sottosegretario di Stato per le Finanze sino al 25.7.’43.

Sulla tematica di diritto, politica ed economia, Pellegrini-Giampietro ha precisato che "lo Stato fascista - riallacciandosi al Risorgimento - ne ha compiuto l’opera, realizzando l’unità morale, politica ed economica della Nazione" e lo specificò nell’opera "La sovranità degli Stati moderni" (ediz. 1934), mentre, esaminando varie forme di essa, ne individuò tre: 1) la teoria teocratica, che si ha quando la sovranità viene esercitata dal governo in rappresentanza della Divinità; 2) la teoria legittimistica, di cui esempio tipico è la Restaurazione; 3) la teoria democratica col governo del popolo, distinta in radicale oppure liberale. Nessuna di tali sovranità - a suo avviso - se si considerano le contemporanee esigenze di sviluppo civile è all’altezza della formula politica indispensabile all’autentico progresso civile e, quando nel 1944 il ministro Carlo Alberto Bigini seppe eseguire il progetto di Costituzione della R.S.I. da fare approvare dal popolo, riconobbe - come puntualizzò a propria volta Piero Pisenti - che la Repubblica necessaria possedeva i presupposti fondamentali per lo sviluppo più avanzato in materia istituzionale e, in particolare, tramite il programma di tutela della proprietà privata e, nel contempo, quello sulla socializzazione dei redditi delle imprese produttive. A ciò fornisce un valido riconoscimento anche il filosofo e studioso partenopeo Edmondo Cione nella sua "Storia della R.S.I.", pubblicata a Caserta nel 1947, e in cui espone la promozione del Raggruppamento Nazionale Repubblicano Socialista avvenuta a Milano nel febbraio 1945 con l’approvazione dello stesso Mussolini.

Nell’ambito degli uomini e delle scelte che distinsero la R.S.I., fra tutti i protagonisti della repubblica di Mussolini, quanto focalizza maggiormente l’azione di Pellegrini-Giampietro è quell’autobiografia "L’oro di Salò" pubblicata nel 1958 dal settimanale milanese "Il Candido" che fornisce la prova - quale memoriale - di quanto compì per impedire ai tedeschi di sciogliere il corpo della Guardia di Finanza per tutelarne i relativi compiti d’istituto; di come salvaguardò le riserve auree e di platino della Banca d’Italia nella sua sede a Fortezza (dove nel 1945 le trovarono gli anglo-statunitensi); per fare riacquistare ai titoli di Stato - scesi dopo l’8 settembre al di sotto del 30 per cento - il loro valore effettivo e tavolta a superarne la parità; di garantire all’esercizio finanziario 1944-1945 la compilazione regolare dei bilanci di previsione (pubblicati dalla "Gazzetta Ufficiale") tanto che le entrate complessìve furono di 380,6 miliardi, le spese di 359,6 miliardi e con un supero di 20,9 miliardi, senza fare ricorso a prestiti, nè d’emissione di buoni poliennali, mentre - nei soli primi mesi del 1945 - il gettito delle entrate fu superiore di due miliardi mensili. Inoltre, il ricorso alla stampa di monete fu di soli 110,881 milioni rispetto ai 137,840 autorizzati.

Sul giornale "Il Popolo" (Anno III, n. 24 del 25-8-1945) venne precisato che il senatore statunitense Victor Wickersham in una conferenza stampa, dopo il conflitto in Europa, dichiarò che "la situazione economica dell’Italia settentrionale (quella inerente la R.S.I.) è molto migliore non solo rispetto alle altre regioni dell’Italia meridionale e centrale (cioè, le occupate-invase dagli eserciti di Usa, Gran Bretagna ecc.) ma anche in confronto delle condizioni di altri Paesi europei in precedenza visitati dalla Commissione di controllo e - in particolare - di Germania, Olanda, Norvegia, Belgio e di certe zone della Francia". Fu un riconoscimento ineccepibile per il ministro delle Finanze della R.S.I.! 

In merito al cosiddetto "tesoro di Dongo", quello che la fantasia post-bellica suppose in possesso degli appartenenti alla colonna di Mussolini in ritirata verso la Valtellina a fine aprile 1945, Pellegrini-Giampietro l’ha definito un "marchiano falso storico", specie in riferimento a quantità di valuta estera, monete d’oro, gioielli ecc. perchè, sia le personalità politiche quanto i militari che ne facevano parte,possedevano soltanto le dotazioni finanziarie di loro pertinenza, quindi nulla di abusivo.

Come precisa A. Norelli nel libro citato, Pellegrini-Giampietro venne processato dopo la cosiddetta "liberazione" e, sebbene fu "protagonista della difesa del tesoro nazionale e si adoperò con tutte le forze affinché il territorio dell’Italia settentrionale (dell’intera R.S.I., per l’esattezza!) non diventasse completa preda dei tedeschi - così riconobbe la Corte Suprema di Cassazione - mentre la sua opera fu ispirata ad amor patrio, non già ad asservimento al nemico, tanto più meritevole in quanto svolta fra pericoli d’ogni genere, dovette patire anch’egli le conseguenze della "guerra civile" della parte perdente. 

Indi, nel 1949, l’ex ministro delle Finanze della R.S.I. emigrò in Brasile, poi in Argentina e nell’Uruguay, ove -con coraggio e decisione - costituì grandi complessi bancari, dirigendo a Montevideo il quotidiano"Sintesi" e collaborando con articoli sull’economia al periodico "La Manana". Eppure, sebbene amareggiato per le "restrizioni anche politiche" avesse lasciato la Patria, quando il 18 giugno 1970 si spense per infarto in terra straniera, Domenico Pellegrini-Giampietro lasciò alle nuove generazioni l’intero patrimonio della sua forza ideologica, quella che nella sintesi più significativa richiama al l’impegno politico dell’affermazione della socializzazione nell’economia produttiva, cioè all’autentico stimolo d’evoluzione mondiale di civiltà sociale e che Berto Ricci, già sulla rivista "L’Universale" del gennaio 1931, sollecitava d’elevare all’altezza di primato e che, a fine aprile 1945, prima di lasciare la Prefettura di Milano per affrontare il martirologio di Giulino di Mezzegra e poi di piazzale Loreto, Benito Mussolini indicò a G.G. Cabella, nella sua ultima intervista al direttore del "Popolo d’Alessandria", come vero vessillo per l’equilibrio produttivo e di benessere sociale per ogni cittadino nel mondo.

http://ritornoallatradizione.blogspot.it/2011/07/gli-uomini-della-rsi-giampietro.html




sabato 29 marzo 2014

Giudici rossi e stragismo tutto iniziò in via Rasella in esclusiva


Igor Traboni

In quella strada romana è morta la Resistenza non comunista.

Piero Zuccheretti aveva solo 13 anni quando una bomba, fatta esplodere dai partigiani del Gap nella romana via Rasella il 23 marzo 1944, lo uccise. Una vicenda tenuta nascosta, come tante altre sui partigiani, almeno fino al 1996, quando Pierangelo Maurizio, giornalista ora al Tg5, incappa in una nota a pie’ di pagina su un libro di De Simone, che rimandava ad un articolo uscito due anni prima su Il Giornale d’Italia.
Scopre così la vicenda di Piero e rintraccia il fratello gemello.
Da questi ottiene di vedere le foto di quel ragazzino, con il busto mozzato dalla bomba di via Rasella: “Non potevano non averlo visto”: l’uomo confida, insieme al dolore e all’amarezza, il suo cruccio. Una circostanza che i partigiani hanno sempre negato.
Per mezzo secolo è stata negata, ignorata, nascosta la stessa morte di quel bambino. Pierangelo inizia a scavare, senza sosta. Nel 1996, quando lavora al Tempo di Roma, pubblica molti articoli e poi “Via Rasella, 50 anni di menzogne”. Adesso quel libro, già sconvolgente, torna in un’edizione aggiornata, che si può ordinare dal sitowww.pierangelomaurizio.com

 MAGISTRATURA COMPIACENTE GIA’ ALLORA
E’ lo stesso Autore che ne parla in anteprima con Il Giornale d’Italia: di quel primo libro ha cambiato quel “50” barrandolo con un “70”.
Perché intanto sono per l’appunto diventati ben 70 gli anni di incredibili bugie, occultamenti, sviste, verità conosciute e non dette, su via Rasella.
Menzogne. Menzogne su menzogne.
Tanto da far cadere il castello di carte messo su dai partigiani e dalla prima magistratura compiacente con i “rossi”. 
Un ‘vizietto’ che nel dopoguerra ha accompagnato l’Italia e gli italiani.
Ma con calma diremo anche di questo…
“La parte centrale della storia – racconta Maurizio – è rimasta la stessa, con le fasi dell’attentato compiuto dai gruppi armati del partito comunista in quel marzo del ’44 a Roma, a cui seguì la rappresaglia nazista delle Fosse Ardeatine. Ho aggiunto altri capitoli e documenti che avvalorano particolari inediti”.
Pierangelo è andato a scavare negli archivi, a sentire gente, a inseguire e trovare pagine ingiallite di giornali, foto ancor più consumate dal tempo.
Ma che il tempo non consuma. Ecco quindi, ad esempio, la testimonianza di un sopravvissuto del battaglione “Bozen”, che racconta come quel giorno marciavano con i fucili scarichi.
Ecco il tentativo, maldestramente riuscito anche se con tanto di sentenza definitiva della Cassazione arrivata nel 2007, di far passare e liquidare come “falsa” la foto del corpo mozzato di Piero Zuccheretti.
“Già all’epoca – racconta Maurizio – il potere di interdizione sulla magistratura, da parte dell’allora partito comunista, era fortissimo, tanto che nel 1948 il Tribunale Militare di Roma fu indotto ad un falso clamoroso, con una sentenza che parlava della morte di un bambino e di un’altra persona non identificata in via Rasella.
Ma quelle due vittime erano state perfettamente identificate. 
Un errore inspiegabile o impossibile. Fece sì che non fosse possibile alcuna azione penale per accertare eventuali responsabilità nei confronti di chi aveva messo la bomba”.

QUEL BAMBINO FATTO A PEZZI -
C’è voluto mezzo secolo e solo di fronte all’evidenza, chissà perché, per far ammettere ai capi partigiani che in via Rasella l’attentato aveva ucciso un bambino, che non c’entrava niente.
Eppure uscirono dei necrologi sul Messaggero e la morte di Piero all’anagrafe romana venne registrata come avvenuta ‘per scoppio di bomba’, anche questo tenuto nascosto per anni.
E attorno a quella foto di Piero, poi, è montata un’altra incredibile storia: Maurizio la pubblica sul Tempo, il 24 aprile  1996.

Pochi giorni dopo, foto e notizia vengono riprese dal Giornale, con un articolo di Francobaldo Chiocci e un commento del direttore, Vittorio Feltri.
Il gappista Rosario Bentivegna querela entrambi e l’editore.
Tra i vari argomenti, si sostiene che quella foto, la foto del busto mozzato di Piero Zuccheretti, è un falso perché che vi si vede il cordolo di un marciapiede che all’epoca in via Rasella non c’era.
Ma in primo grado il Giornale fu assolto e Bentivegna condannato a pagare le spese processuali.
In Appello però monta la grancassa mediatica e vengono ammesse 30 foto scattate dai tedeschi in via Rasella e conservate al Bundesarchiv di Coblenza.
Viene ammesso il parere di Carlo Gentile, studioso specializzato in ricerche negli archivi tedeschi, a parere del quale nelle altre foto non si vedono marciapiedi, per cui “a mio avviso è del tutto improbabile che possa essere stata scattata a via Rasella il 23 marzo 1944”.

Sulla base di questo parere la Corte d'Appello di Milano (sentenza del 14 maggio 2003) e poi la Cassazione il 23 maggio 2007, condannano il Giornale a risarcire Bentivegna.
La grancassa rossa di cui sopra sbandiera la presunta verità.
Ma è un errore.
“Basta” dice Pierangelo Maurizio, “andare in via Rasella per rendersi conto che quello che compare nella foto del corpo straziato di Piero non è il cordolo di alcun marciapiede ma il basamento del palazzo.
Il resto lo ha fatto Gian Paolo Pelizzaro, un collega molto bravo, che con un lavoro certosino è riuscito addirittura ad individuare due screpolature nel marmo che compaiono nella foto e che sono ancora visibili”.
Insomma, se non ci fosse stata tanta fretta nel voler dichiarare falsa quella foto, c’è da chiedersi se quello scatto, anche a distanza di mezzo secolo e più, avrebbe invece permesso di stabilire dove si trovava esattamente Piero Zuccheretti al momento dell’esplosione.

IL MORTO DI BANDIERA ROSSA -
Pierangelo Maurizio, in questo secondo libro approfondisce e svela altri particolari inediti attorno ad una seconda morte in via Rasella:
“Si chiamava Antonio Chiaretti. Ed era un partigiano di ‘Bandiera rossa’, un’organizzazione, radicata a Roma, che il Pci vedeva come eretica o semplicemente come una pericolosa rivale.
Tant’è che Chiaretti potrebbe essere ritenuto uno di ‘loro’, comunque un appartenente alla Resistenza romana.
E invece pure la sua morte, ucciso da ‘scoppio di bomba’ come risulta all’anagrafe, è stata cancellata.
Ho anche scoperto che con lui c’erano altri compagni di Bandiera rossa, che finirono poi alle Ardeatine.
Che ci facevano a via Rasella?
Ho incontrato gli ultimi sopravvissuti di Bandiera rossa e loro si sono fatti l'idea che fossero stati attirati in una trappola, che si volesse far ricadere la responsabilità dell'attentato sulla loro formazione”.
Ed è questo il cuore della tragedia di via Rasella e delle Fosse Ardeatine.
Su cui, dopo le prime rivelazioni nel ’96, è calata di nuovo la cappa pesante della rimozione e, per farlo, in questi anni si sono aggiunte ulteriori bugie.
Eppure Maurizio offre ai lettori un altro particolare di assoluto rilievo: “Tra i faldoni della Commissione che riconosceva i partigiani, che dava loro una sorta di brevetto e che è stata aperta fino a pochi anni fa, ho trovato la scheda di Antonio Chiaretti, e lì c’è scritto’ morto il 23 marzo 1944 a Via Rasella.
A un certo punto anche la sua morte cercarono di infilarla tra i caduti delle Fosse Ardeatine, vittima dei tedeschi”.
Insomma, ecco che ancora una volta la commistione rossi-potere (giudiziario e mediatico) inizia proprio con via Rasella.
“Di fatto – racconta Maurizio – Bandiera Rossa, il fronte Militare clandestino e il Partito d’azione furono decimati alle Fosse Ardeatine, dopo l’attentato di via Rasella.
Poi il veto del Partito Comunista Italiano ne ha cancellato per sempre la memoria”.
Anche se quel ‘per sempre’ è destinato ad essere superato dalle pagine di questo bel libro che va letto, distribuito nelle scuole (se vi fossero insegnanti così coraggiosi), presentato in ogni città e nei vari festival che pure s’ammantano della parola ‘letteratura’ solo perché ospitano un Travaglio o una Littizzetto (se vi fossero assessori altrettanto coraggiosi)..

ALLE FOSSE ARDEATINE E’ MORTA LA RESISTENZA NON COMUNISTA -
“A via Rasella e alle Fosse Ardeatine – torna a sottolineare Maurizio durante la nostra chiacchierata - è morta la resistenza non comunista. 
Ed è nato altro, purtroppo ben altro. 
Come la capacità di inibire e, quindi, di orientare la magistratura da parte dei comunisti. 
Diciamo che, nell’immediato Dopoguerra, a partire da via Rasella, la magistratura, largamente compromessa con il fascismo, sui fatti e misfatti dei partigiani rossi si è comportata come le tre scimmiette.
Credo che molto su via Rasella debba ancora essere scritto, anche a livello di passaggi storici: tutto avvenne alla vigilia del ritorno di Togliatti dall’esilio da Mosca, con accordi già fatti con il governo Badoglio, tanto che di lì a poche settimane Togliatti entrò nel secondo esecutivo Badoglio come vice presidente.
L’uso politico dello stragismo è iniziato lì, da via Rasella.
Tanto che, per dirne un’altra, quando alcuni membri dell’associazione familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine cominciarono ad avere dei dubbi sul reale svolgimento dei fatti, il Pci mandò commissario, un funzionario di partito.
Il resto lo ha fatto l’egemonia culturale della sinistra, dalle case editrici alla scuola al cinema.
E si è imposto un conformismo che se non è il pensiero unico ci assomiglia molto.
Basta un piccolo test. Le vicende di via Rasella appartengono non alla cronaca ma alla Storia.
Bisognerebbe chiedersi perché la ricerca storica si sia attenuta strettamente alla vulgata di sinistra.
Secondo te se un docente universitario, un ricercatore di una qualsiasi nostra università, uno storico di professione si fosse intestardito a vederci chiaro su una delle azioni più famose della Resistenza, avrebbe fatto, farebbe carriera, i suoi libri sarebbero tra i titoli delle case editrici più prestigiose,  o si sarebbe rovinato, si rovinerebbe l’esistenza?”, conclude amaramente Pierangelo Maurizio.

Igor Traboni


martedì 25 marzo 2014

I TELEGIORNALI DI PULCINELLA


di Antonella Randazzo 

I giornalisti dei nostri telegiornali sono diventati presentatori e pubblicitari. Altre competenze, ben diverse dall'informazione obiettiva e "sul campo". I servizi giornalistici sembrano creati ad arte per mostrare alcune cose e nasconderne altre.
In un paese in cui sempre meno persone leggono i giornali, l'informazione televisiva rappresenta per la maggior parte della popolazione l'unica fonte d'informazione. Molte di queste persone credono che i telegiornali li informino su ciò che accade nel mondo, e si troverebbero increduli di fronte al solo pensiero che i Tg possano essere utilizzati per manipolare le loro opinioni. Eppure ciò appare sempre più evidente, dall'omissione di elementi indispensabili per capire i fatti, dall'alterazione di alcune notizie e dall'assenza di altre.



L'opinione pubblica è fondamentale per la stabilità di un sistema, e nel nostro sistema viene formata attraverso il bombardamento mediatico. Per mantenere la stabilità, nell'attuale assetto politico-economico, occorre che l'opinione pubblica sia piegata a ciò che è funzionale al sistema e non apprenda alcune verità. Ciò rende il potere mediatico notevolmente importante. Il controllo da parte del potere avviene oggi all'interno delle nostre case, attraverso la Tv. La manipolazione dell'informazione è sempre più sistematica, progettata per essere efficace e per rimanere nascosta agli occhi dei cittadini. Le agenzie internazionali (americane, europee o giapponesi) che forniscono le informazioni, sono supportate da agenzie di propaganda, soprattutto americane, che pianificano non soltanto cosa rendere noto ma soprattutto "come" dare informazione. La quantità di notizie viene sfoltita e ridotta al 5/10% del totale.

La verifica delle fonti e l'utilizzo del senso critico sono ormai capacità atrofizzate dall'assumere passivamente il punto di vista delle poche agenzie che informano centinaia di paesi, come la Adnkronos e l'Ansa. Considerando come assolute alcune fonti e ignorandone altre, l'informazione è già alterata in origine, derivando da un unico punto di vista, che nel contesto appare oggettivo. Di tanto in tanto, nei nostri Tg, appare qualche debole critica, ad esempio contro il governo statunitense. Si tratta delle cosiddette “fessure controllate”, cioè critiche fatte ad oc per generare fiducia nel Tg, ma che risultano vaghe e discordanti.

Alcune notizie assumono nei Tg un certo rilievo, soprattutto quelle che evocano emozioni. Suscitare associazioni emotive e commozione è diventato uno degli scopi principali dei Tg. I fatti di cronaca, specie se si tratta di delitti contro bambini, si prestano a questo scopo, e quindi talvolta occupano uno spazio ampio dei telegiornali. Si tratta di un modo per distrarre l’attenzione pubblica da altri fatti assai più importanti per la vita dei cittadini. In altre parole, vengono amplificate notizie (di solito di cronaca o relative ad uno specifico problema) che non mettono in pericolo il sistema, per evitare di trattare altri argomenti "scottanti" e pericolosi per l'assetto che i politici hanno il compito di proteggere. Ad esempio, siamo stati indotti a parlare a lungo dei Pacs (una legge che sarebbe stato ovvio approvare senza tanti problemi), mentre si occultavano, tra le altre cose, le spese ingenti per la "difesa". Nessun telegiornale ha detto che parte del Tfr dei lavoratori andrà per spese belliche.

In questi ultimi tempi, un altro argomento, che viene utilizzato dai Tg per dirottare l'attenzione su fatti non pericolosi per il sistema, è quello dei malati gravi che chiedono l'eutanasia. Invece di approvare una legge che ponga fine al problema, il nostro sistema utilizza questi casi disperati (ieri quello di Welby, oggi quello di Nuvoli), per riempire spazi e suscitare angoscia e commozione. Si stimola la parte emotiva dei telespettatori, per coinvolgere in una questione umana drammatica, senza far capire che il potere di risolvere il problema è nelle mani proprio di chi sta strumentalizzando cinicamente il fatto.
Spesso alcune notizie sono oggetto di "sovrinformazione", cioè se ne parla in molti programmi e abbondantemente. Ciò avviene o per focalizzare l'attenzione soltanto su alcuni aspetti e fare in modo che i cittadini si sentano abbastanza informati e non vadano ad informarsi altrove (come nel caso della finanziaria o del Tfr), oppure per dare l'impressione che ci sia un'abbondante informazione. Ma si tratta di informazioni ripetitive, che non spiegano davvero la questione e talvolta la manipolano. Paradossalmente, il cittadino viene sommerso di "informazione" per fare in modo che rimanga disinformato. La sovrinformazionze può riguardare anche temi banali, come la separazione di una coppia nota, o l'uso di droga da parte di un personaggio famoso. In questi casi si tratta di distogliere l'attenzione da decisioni o eventi politici che stanno accadendo nel paese, e di cui occorrerebbe parlare, ma non risulta conveniente al sistema.

Si sta affermando sempre più il metodo americano di creare trasmissioni giornalistiche o televisive organizzate da agenzie di Pubbliche Relazioni, per manipolare l'opinione pubblica su un determinato argomento. L'argomento di solito è emerso all'attenzione pubblica senza che il sistema potesse impedirlo (ad esempio, la Tv spazzatura o la violenza giovanile). A queste trasmissioni partecipano personaggi accuratamente selezionati, che in apparenza sembrano avere opinioni diverse, ma in realtà esprimono tutti un unico punto di vista, che si vuole far apparire come unica verità. Talvolta è l'assunto di base della conversazione ad essere errato, ma viene acquisito come vero da tutti i partecipanti. Spesso si utilizza la figura dell'"esperto" che è abbastanza persuasiva, rappresentando il mondo della "scienza", che si intende come fonte di verità oggettiva.

L'informazione dei Tg viene falsata in maniera sempre più sottile e manipolatoria. Quando vengono sollevate smentite, soltanto in pochi casi viene reso pubblico. Lo spazio e l'ordine dato ad un'informazione sono molto importanti per valorizzare la notizia o sminuirla. Alcune notizie passano inosservate perché vengono dette per ultime e frettolosamente, mentre ad altre si dedica molto tempo all'inizio del Tg. Si stabilisce quindi una gerarchia in ordine all'importanza e al rilievo che si vuole dare alla notizia. Si privilegiano alcune notizie, altre vengono emarginate e altre ancora occultate.

L'informazione obiettiva è quella contestualizzata, verificata alla fonte e commentata da opinionisti di diverse tendenze. Sentire le opinioni dei politici di entrambi gli schieramenti serve a dare l'idea che si stanno sentendo più punti di vista, ma ciò spesso non è vero, perché la maggior parte dei politici non attua una vera critica al sistema, e si limita a spiegare le divergenze rispetto all'altro schieramento. Il sistema politico-economico attuale è sempre più intoccabile, e coloro che lo criticano appaiono sempre meno in televisione. Nei Tg, le notizie vengono date come fatti isolati dal contesto, per impedire una comprensione approfondita. Si tende ad esagerarne un aspetto, che è sempre quello più emotivo. Lo stesso titolo talvolta è già gran parte della mistificazione, perché da esso si inferisce se si tratta di una cosa giusta o sbagliata, da approvare o da disapprovare. Ad esempio, quando si danno notizie sull'Iran si tende a far apparire questo paese colpevole di qualcosa, e i titoli sono "L'Iran sfida la comunità internazionale", oppure "L'Iran si ostina sul programma nucleare". I paesi indicati dalle autorità Usa come nemici diventano automaticamente nemici anche per le nostre autorità, che li criminalizzano in modo impietoso, evitando di menzionare le continue minacce e la preparazione alla guerra contro l'Iran da parte degli Stati Uniti. Si manipola l'opinione pubblica italiana a pensarla come le autorità americane, e a ritenere che alcuni paesi debbano essere colpiti perché "pericolosi". Non si danno notizie sui numerosi crimini e attentati terroristici attuati dalle autorità Usa nel mondo, se non quando ciò risulta inevitabile. I nostri telegiornali si limitano a parlare di "attentati terroristici" in Iraq, Afghanistan o in altri paesi, senza raccontare la situazione vera. Ad esempio, non parlano mai della resistenza irachena e afghana, anche se ormai molti sanno che questi paesi sono occupati e che la popolazione cerca in tutti i modi di resistere (anche con  
metodi pacifici) all'invasore.

Difficilmente le notizie su paesi in guerra vengono spiegate in maniera approfondita, fornendo gli antecedenti politici, economici, internazionali, ecc. che possano far capire i fatti e le situazioni attuali. La decontestualizzazione è quindi uno dei modi per disinformare dando l'impressione opposta. Il fatto viene slegato da altri fatti che lo renderebbero più comprensibile. Ad esempio la violenza negli stadi viene slegata dal fenomeno della violenza nei giovani e dalle pressioni mediatiche che incitano alla violenza.

Il tono e il tipo di linguaggio utilizzato influiscono su come l'informazione viene percepita. Il tono può essere dispregiativo, di condanna, oppure enfatico ed entusiasta. Il tono dà un significato positivo o negativo alla notizia. La scelta delle parole è molto importante nel lavoro propagandistico, perché ogni parola è evocativa di significati o di emozioni e quindi deve essere scelta accuratamente per ottenere gli effetti voluti. Ad esempio, per trasmettere un senso di negatività, i gruppi considerati pericolosi per il sistema, come gli ambientalisti, i no-global o i comunisti, vengono definiti come "radicali", "fanatici" o "estremisti". La polizia viene chiamata "forza dell'ordine" anche quando reprime. Coloro che sono repressi vengono chiamati "ribelli" o "giovani estremisti". La violenza di Stato, anche quando uccide brutalmente, viene definita "sicurezza" o "difesa". I violenti sono sempre coloro che protestano contro il sistema e mai le autorità dello Stato, anche quando comandano una dura repressione, com'è accaduto al G8 di Genova.

Anche le immagini utilizzate hanno scopo manipolativo. Le immagini servono a dare un'impronta negativa o positiva a luoghi, situazioni o concetti. Ad esempio, quando si parla di cultura araba si mostrano le donne con il burqa oppure immagini di fanatismo e violenza, per indurre un'associazione negativa.
Un altro mezzo efficace per manipolare l'informazione è l'uso di cifre. Le analisi statistiche sono relative al campione scelto e al modello utilizzato. Le statistiche possono essere utilizzate come un dato inoppugnabile e incontestabile. Ma basta selezionare un determinato campione che possa alterare i risultati, per dare l'informazione che si vuole.
Le notizie sono spiegate dallo stesso punto di vista in tutti i telegiornali. I poteri al vertice del sistema, cioè le banche e le corporation, appaiono sempre più raramente, e soltanto nei casi in cui si annuncia una fusione, l'acquisto di un'azienda o la nomina di un direttore amministrativo. Quando una corporation viene denunciata per gravi reati come l'uccisione di sindacalisti, la schiavizzazione dei bambini o altri crimini contro i diritti umani, non viene quasi mai notificato dai nostri telegiornali.

Fino all'inizio degli anni Ottanta esisteva l'inchiesta televisiva obiettiva, che mostrava la società nella sua verità e complessità. Oggi, invece, la mistificazione mediatica riguarda anche la società stessa. Non appaiono quasi più i lavoratori mentre stanno faticando. Lo spazio dedicato alle proteste sindacali è ridotto al minimo. Alcune manifestazioni di protesta non vengono documentate. Si manipola persino l'immagine della società civile, che deve apparire accondiscendente anche quando non lo è. Non si va mai alla radice delle questioni lavorative o sindacali e non si fa comprendere abbastanza per poter giungere alla soluzione (che richiederebbe cambiamenti al sistema) del problema.
Le notizie sul dissenso alla politica di governo sono pregne di accenti nefasti. Spesso vengono utilizzate categorie stereotipate o etichette per puntare il dito contro chi mette in dubbio l'operato politico del governo.

I telegiornali fanno in modo che gli oppositori appaiano come poche persone che non vogliono la "modernizzazione", il "progresso" oppure come persone emarginate, fanatiche e "antiamericane". Ciò è accaduto nel caso della Tav in Val di Susa e della Base americana a Vicenza. Nei telegiornali si mostravano singole persone intervistate che  
esprimevano pareri contrapposti, per far capire che c'erano pareri discordanti e occultare che la stragrande maggioranza dei cittadini era contraria alle decisioni di governo. Si vuole nascondere che il potere dei cittadini è continuamente svilito dal sistema. E che quest'ultimo è distante da ciò che la gente vuole. Le questioni che stanno a cuore alla cittadinanza, come l'ambiente, la pace e la libertà di decidere sul proprio territorio, vengono denigrate dall'informazione tendenziosa e manipolatoria dei Tg. Ad esempio, i cittadini della Val di Susa che protestavano venivano mostrati come un gruppo sparuto di persone che avevano paura di avere il "treno che gli passa sotto casa". La verità che si cercava di occultare era che sotto al Musinè c'è l'amianto. Inoltre, nella Val di Susa esiste già una linea ferroviaria Torino-Lione, attualmente sottoutilizzata, in grado di poter reggere il traffico.

Un'altra tecnica, utilizzata dai Tg, per deviare l'attenzione sulla questione del dissenso e per semplificare i fatti (per non far emergere altri aspetti), è di connotare ideologicamente il problema con "destra" e "sinistra". Quando i cittadini si oppongono ad una questione lo fanno per motivi razionali, ma il telegiornale tende a far credere che siano motivi ideologici, oppure irrazionali e non accettabili.

Nelle questioni in cui gli Usa impongono un severo diktat, come nel caso delle truppe in Afghanistan e della base militare a Vicenza, i giornalisti assumono un tono allarmato verso il dissenso. In particolare, nel caso di Vicenza, mettevano in evidenza che anche all'interno della maggioranza c'erano coloro che avversavano la scelta del governo. Il sistema dei due schieramenti è stato creato per impedire un vero esercizio di sovranità. I giornalisti reggono questo gioco e si mostrano stupiti che lo schieramento al potere possa avere persone che ragionano con la propria testa e non eseguono passivamente "l'ordine". I Tg colpevolizzano queste persone facendole sentire responsabili di "indebolire il governo" o di metterne in pericolo la stabilità. Ciò nasconde che i nostri politici non prendono scelte sulla base del benessere dei cittadini, ma per tutelare e rafforzare il sistema stesso. I nostri giornalisti hanno dimenticato che l'essenza della democrazia è proprio il pluralismo. Si sono allineati al sistema in cui tutti gli schieramenti politici sono obbligati ad obbedire ai veri padroni del paese: l'élite economico-finanziaria.

In questi giorni i Tg gridavano "allarme" per la manifestazione di protesta organizzata per il 17 febbraio contro la nuova base militare di Vicenza. Ma in quale democrazia i giornalisti mettono in allarme i cittadini per una manifestazione che esprime la volontà di quasi tutta la cittadinanza?
Il 16 febbraio, annunciando la manifestazione di protesta del giorno successivo, i telegiornali dicevano "si temono violenze", come se chi protesta contro il militarismo è violento. Siamo al paradosso di definire violento chi è contro la guerra e il militarismo, e non chi vuole nuove basi per meglio fare la guerra.

Un modo manipolatorio di dare notizie relative a proteste o a sgomberi violenti è quello di mettere vicina una notizia di criminalità, in modo da indurre l'associazione fra "delinquente" e chi protesta contro il sistema. Il 17 febbraio i telegiornali annunciavano: "Manifestazione di Vicenza... Imponenti misure di sicurezza". Trasmettevano anche un appello di Prodi: "Le manifestazioni sono il sale della democrazia ma siate pacifici". Il tono era quello del buon padre di famiglia, e non traspariva affatto che la realtà era esattamente l'opposto. Cioè coloro che stavano manifestando erano contro la violenza e il bellicismo americano, mentre Prodi era il politico che, lungi dall'avere a cuore il bene dei cittadini, stava sostenendo gli interessi bellici americani contro la volontà della maggior parte dei cittadini di Vicenza. Quindi, si trattava di scelte politiche non democratiche prese dal governo, ma i Tg facevano in modo da creare allarme attorno a coloro che stavano pacificamente, e giustamente, protestando. Qualche telegiornale osava un "Si temono infiltrazioni", ma non spiegava che soltanto il sistema difeso dai politici ha interesse ad infiltrare falsi manifestanti che creino disordine e violenza  
(com'è accaduto nel G8 di Genova), per poterli far apparire violenti ed estremisti, come cercavano di descriverli i Tg attraverso messaggi allarmanti. Il Tg3 precisava che le forze dell'ordine erano "a difesa del centro storico della città", come se i manifestanti fossero pericolosi e distruttivi. Poi aggiungeva: "c'è anche chi è preoccupato" e si intervistava una persona anziana che appariva confusa per le tante persone arrivate in città. Il porre l'accento sul "pericolo di violenze" serviva anche a distogliere l'attenzione dal valore che la protesta avrebbe avuto sulle scelte del governo, e a nascondere che la volontà dei cittadini non conta nulla di fronte alle imposizioni americane. Non essendoci state violenze, il giornalista del Tg2 ha messo in evidenza uno striscione che definiva di "solidarietà con i terroristi arrestati". Un altro modo per dirottare l'attenzione e per criminalizzare il dissenso.

Impegnati com'erano a colpevolizzare chi protestava contro la nuova base americana, i giornalisti dei Tg hanno omesso la notizia che la nuova base sarà pagata da noi per il 41% delle spese di mantenimento (anche per le altre basi paghiamo parte delle spese).
Chi è contrario alla guerra è diventato un "estremista radicale". Chi denuncia i crimini come la tortura è un "antiamericano". Viene messo sotto processo chi avversa le guerre, e non chi le organizza.
Nello stesso telegiornale (Tg2, ma anche gli altri erano pressoché uguali) del 17 febbraio appariva Prodi in posa accanto al presidente afghano Hamid Karzai, come se quest'ultimo fosse un vero rappresentante politico del popolo afghano e non un personaggio foraggiato da Washington.

Quando i telegiornali notificano gli attentati terroristici in Iraq, in Afghanistan, in Pakistan, in Turchia o in altri paesi, danno soltanto la stima dei morti e il luogo dov'è avvenuto lo scoppio, e non spiegano la situazione del paese. Talvolta menzionano al Qaeda associandola all'attentato, senza indicare le prove a sostegno di ciò.
Le notizie dall'Africa, dall'Asia o dal Sud America arrivano soltanto se c'è un problema che riguarda i nostri connazionali (rapimenti, uccisioni ecc.), oppure quando ci sono le elezioni politiche, che ormai nel nostro sistema sono diventate il simbolo stesso della "democrazia". Come a dire che se non documentassimo le elezioni (che si svolgono ovunque, persino in Iraq e in Afghanistan), non troveremmo altro modo per provare che la "democrazia" esista.
Quelle poche volte che i telegiornali parlano delle guerre in Africa, lo fanno in modo confuso e impreciso, parlando di "conflitti etnici", e senza precisare chi organizza i gruppi in lotta e chi li arma. Non viene detto che nella maggior parte dei casi si tratta dei governi e dei servizi segreti europei e americani, che organizzano le guerre per controllare il territorio e saccheggiarne le risorse.

Le grandi metropoli e periferie del sud Italia appaiono nei Tg nel loro degrado ambientale, appare anche la microcriminalità e la disperazione dei giovani disoccupati. Tutto questo è descritto in modo fatalistico, come se i governi si trovassero impotenti di fronte a questi problemi. Quando a Napoli c'era il problema dei rifiuti, i telegiornali mostravano la città sommersa dalla sporcizia e dall'immondizia, ma non dicevano che questo stava accadendo perché il servizio era stato privatizzato e si impediva ai vecchi impiegati di operare, negando loro i mezzi idonei alla raccolta dei rifiuti. Per avvantaggiare i privati si stava organizzando il servizio diversamente. I cittadini apparivano "colpevoli" di qualcosa, ma in realtà ricevevano le bollette da pagare senza ottenere alcun servizio. Nessun telegiornale trasmise la manifestazione degli operatori ecologici napoletani che protestavano perché non erano messi in grado di lavorare. I cartelli che essi mostravano avrebbero potuto far capire la vera situazione, mentre i telegiornali rendevano impossibile capirla alla radice.

C'è una serie di argomenti "riservati", di cui i telegiornali non parlano. Ad esempio, delle stragi che l'Agip attua in Nigeria, oppure della produzione di armi (ad esempio le cluster bomb), in diverse fabbriche italiane. Armi che vengono esportate in molti paesi,  
compresi quelli in cui c'è guerra. I Tg non parlano mai di Signoraggio, che è il metodo utilizzato dalle banche per saccheggiare i paesi. Non si parla nemmeno degli statuti delle banche e del sistema bancario della Banca Europea, che ha sottratto all'Italia ben il 38% della finanziaria, impedendo al paese una crescita economica significativa. Sono state tagliate le spese per la scuola e la sanità ed è stata aumentata la pressione fiscale, per pagare le banche e sostenere gli Usa nelle guerre. Quando si è parlato della finanziaria, nonostante lo spazio dedicato a quest'argomento, i telegiornali hanno accuratamente evitato di notificare le ingenti risorse che le banche sottraggono al paese. La trasmissione Ballarò è stata l'unica a rivelare il fatto (ma senza metterlo in evidenza). Un altro argomento tabù è quello delle regole e dell'operato delle istituzioni come il Wto, la Banca mondiale (Bm) e Il Fondo Monetario Internazionale (Fmi). Nessun telegiornale ha mai spiegato che a causa di queste organizzazioni, negli ultimi venti anni, la miseria e la fame sono aumentate, e che il collasso economico di molti paesi, compresa l'Argentina, è stato causato dalle misure imposte proprio dalla Bm e dal Fmi. Moltissimi altri argomenti non vengono trattati, ad esempio, la situazione di disuguaglianza degli immigrati, le gravi discriminazioni che essi subiscono, le persecuzioni di cittadini africani da parte dei governi fantoccio al soldo degli Usa, i massacri in Somalia, in Etiopia, in Nigeria, ad Haiti e in molti altri luoghi. Un altro argomento tabù è il denaro che lo Stato dà alle grandi aziende, somme spesso molto elevate.

Il telegiornale parla di droga soltanto quando comunica la notizia che le forze dell'ordine sono riuscite a sequestrare quantitativi di stupefacenti. Ma non parla mai delle implicazioni e connivenze delle corporation e dei governi nei commerci internazionali di droga.
Si parla di mafia quando si arresta qualche presunto mafioso o quando avvengono delitti, ma non si spiega cos'è davvero la mafia, e come essa sia in espansione grazie alle liberalizzazioni finanziarie, che hanno spianato la strada al riciclaggio facile.
I minuti di politica interna, nei Tg, si risolvono nelle brevi interviste ad esponenti di destra e sinistra, per mostrare come ci sia una questione, una disputa, e come i duellanti siano decisi e forti. Le differenti opinioni sembrano battute teatrali, in uno scenario sempre più avvilente e assurdo. Le questioni sono trattate sempre in modo marginale e superficiale, anche quando si tratta di questioni serie, come l'invio di soldati in Afghanistan. L'informazione si riduce all'opinione dei politici, la maggior parte dei quali non oserebbe sfidare il sistema nemmeno nelle questioni minime.

Alcune questioni interne non sono divulgate. Ad esempio, nel 2002, il Parlamento, quasi all'unanimità, approvò una legge che permette di abolire il tetto massimo di spesa per il "rimborso ai partiti". I cittadini italiani avevano espresso la loro volontà di non dare denaro pubblico ai partiti, attraverso il referendum del 1993, in cui oltre il 90% degli elettori votò contro. La gente crede che oggi questa volontà venga rispettata e non è stata informata quando, nel 1999 è stata approvata una legge che di fatto reintroduceva il finanziamento pubblico ai partiti chiamandolo "rimborso elettorale". Nel 2002 tutti gli schieramenti, ad eccezione dei radicali, votarono a favore di una nuova legge, la n. 156 del 26 luglio 2002, che titolava "Disposizioni in materia di Rimborsi Elettorali". La legge abbassava il quorum di accesso al rimborso dal 4% all'1% e aboliva il tetto di spesa, permettendo a quasi tutti i partiti di ricevere somme molto alte di denaro pubblico. Ad esempio, Berlusconi ha incassato, l'anno scorso, 41 milioni di euro per Forza Italia, la Margherita ne ha presi 20 milioni, l'Udc 15 milioni, i Ds 35 milioni, An 23 milioni, Rifondazione 10 milioni,[1] ecc. Dato l'ingente costo pubblico che ci sarebbe stato, l'approvazione della legge era una questione molto importante per l'opinione pubblica, ma non è stata sottoposta all'attenzione di tutti noi. I Tg non ne hanno nemmeno fatto cenno.

Le questioni spinose, come la malasanità o il costo pubblico di aziende privatizzate (come le ferrovie e le autostrade) vengono trattate come se il problema non fosse  
risolvibile e senza una sufficiente documentazione. Ad esempio, si parla superficialmente dei tagli alla sanità che stanno causando gravissimi problemi nella gestione delle strutture, oppure dei contratti truffaldini che importanti imprenditori (come Benetton) hanno stipulato con lo Stato. Questi contratti potrebbero essere rescissi se il governo volesse. Molti cittadini se lo aspettavano, dato che in precedenza erano stati duramente criticati dall'attuale maggioranza.

La povertà o la precarietà lavorativa sono diventate nei telegiornali o nelle rubriche di approfondimento una specie di calamità naturale. I poveri ragazzi trentenni vengono intervistati per sapere quanto guadagnano e che tipo di contratto hanno nei call center, nelle fabbriche o addirittura negli uffici pubblici. Si mette in evidenza che queste persone sono spesso laureate e molto preparate, e alcune di esse svolgono funzioni essenziali nel settore pubblico. Ma non si parla delle leggi che permettono il lavoro precario. Di quando sono state approvate e da chi, e di come sono state peggiorate nel tempo.

Poi ci sono i servizi giornalistici che hanno il compito di prepararci ad accettare il peggio. Ad esempio, quelli che ci allarmano sulla "crisi energetica" (per prepararci all'aumento della bolletta), quelli che ci mostrano i giovani delle gang di Londra, o quelli che documentano gli strani fenomeni atmosferici. Anche in questi casi non si va alla radice e non si spiega come è stato creato il problema e da chi. In un servizio del 17 febbraio, il Tg3 informava sull'omicidio di un ragazzo ad opera delle gang giovanili dei sobborghi di Londra. Il giornalista diceva: "Il problema sono le condizioni sociali... le famiglie non sono in grado, a causa della povertà, di fronteggiare il problema, allora c'è l'alcol, la droga o le armi da fuoco". Nessun cenno alla situazione politico-economica, e al bombardamento mediatico che esalta sempre più la violenza.

Anche l'allarme Sars rientrava nelle notizie che avevano l'obiettivo di preoccupare. Per alcuni mesi siamo stati bombardati da notizie allarmanti su presunti casi di questa malattia. Quello che non si diceva era che la Sars è nata da un esperimento avvenuto nell'aprile del 2003 a Toronto, ad opera di associazioni governative statunitensi e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, sostenuti finanziariamente dalla famiglia Rockefeller, dalla Carnegie Foundation, e da importanti produttori di farmaci. L'obiettivo era quello di ridurre la popolazione e far acquistare nuovi farmaci, come spiega il Dott. Leonard Horowitz:

La SARS e l'attuale timore per l'influenza aviaria ricevono l'approvazione dei capitani delle industrie militar-medico-farmaceutico-petrolchimiche, che parimenti in molti casi documentati operano al di sopra delle leggi... consideriamo il fatto che il flusso delle informazioni date dai mezzi di comunicazione di massa è stato pesantemente influenzato, se non interamente controllato, dai garanti delle imprese multinazionali, che hanno protetto e fatto avanzare gli interessi di un gruppo relativamente ristretto di imprese globali... Avendo testimoniato di fronte al Congresso USA, ho personalmente verificato come le prime donne dell'industria farmaceutica dirigono dal punto di vista economico e politico i nostri rappresentanti al governo. Le malattie che stanno emergendo sono di complemento alla politica della "Guerra contro il Terrorismo" e alla nostra cultura influenzata dal bioterrorismo. Questa agenda serve per due obiettivi principali: il profitto e la riduzione della popolazione. Realtà politica contro i miti mass-mediologici.[2]

Quando è emerso che l'allarme aviaria in Europa aveva lo scopo di indurre ad acquistare il farmaco Tamiflu, e che la sicurezza e l'efficacia del farmaco non erano mai state provate, le notizie allarmanti sono sparite. In questi ultimi giorni stanno ritornando altre notizie sulla variante H5N1 dell'aviaria. Probabilmente è stato prodotto un nuovo farmaco.
Nei nostri Tg, dopo pochi minuti di notizie di politica interna ed estera, arriva la parte  
più lunga della cronaca e dell'attualità. La scelta spesso cade su notizie riguardanti nuovi prodotti per la calvizie, la bellezza o tecnologici. Giuseppe Altamore, nel suo libro I padroni delle notizie, spiega che sempre più spesso i giornalisti televisivi presentano pubbliredazionali come fossero semplici notizie. Si tratta di presentare in modo enfatico prodotti che vanno dal nuovo tipo di telefonino a nuovi cosmetici, capi di abbigliamento e addirittura farmaci. Dopo l'impiccagione di Saddam, il Tg2 annunciò la creazione negli Stati Uniti di un nuovo giocattolo: il pupazzo Saddam corredato da cappio. Il giornalista si curò di precisare anche il prezzo e la possibilità di acquistarlo via Internet.

La cronaca rosa ha il suo spazio nei Tg, sempre più ampio: matrimoni o divorzi fra vip, se Madonna adotta un nuovo bimbo, oppure se un'attrice si è gonfiata di silicone o si droga. I servizi sulla moda, sull'elezione di Miss Italia o di Miss Universo non mancano. Talvolta i Tg riempiono spazio raccontando la storia di un animale o spiegando l'esecuzione di una ricetta. Viene documentato persino il "Raduno internazionale delle Mongolfiere", e ci informano anche sugli ultimi modelli dei vestitini per cani e gatti. Si tratta di modi per confondere su ciò che dovrebbe essere veramente la comunicazione giornalistica, che negli ultimi venti anni è stata declassata e fuorviata nel modo stesso di intenderla.

L'informazione dei Tg segue ormai il "pensiero unico" e anche la regia è unica. Si tratta delle grandi agenzie di propaganda americane, come la Heritage Foundation , l'American Enterprise Institute e il Manhattan Institute. Le agenzie di propaganda americane provvedono affinché l'opinione pubblica subisca pesanti manipolazioni, che rendano difficile una vera consapevolezza di quello che sta accadendo nel mondo di oggi. Per riuscire a capire occorre utilizzare Internet e leggere le notizie dal mondo. E' una cosa che soltanto pochi si possono permettere di fare; e di solito non si tratta di anziani, casalinghe o persone che lavorano per molte ore al giorno, e che non hanno tempo materiale di informarsi se non attraverso la Tv. Per queste persone c'è soltanto quell'infomazione "emotiva" e distorta che serve a renderli docili e incapaci di difendere i propri diritti. Come osserva Sartori: "Sostenere che la cittadinanza dell'era elettronica è caratterizzata dalla possibilità di accedere a infinite informazioni... sarebbe come dire che la cittadinanza nel capitalismo consente a tutti di diventare capitalisti… È vero che un'immagine può valere più di mille parole. Ma è ancor più vero che un milione di immagini non danno un solo concetto".[3]

I telegiornali sono ormai rotocalchi di una realtà che non è quella in cui viviamo. Sono sempre più orientati allo spettacolo, all'appiattimento e alla banalità. Come in un circo, ognuno fa il suo numero, con l'obiettivo di emozionare, catturare l'attenzione, intrattenere e persino fare divertire. Mentre gli eventi occultati diventano sempre più inaccettabili: quei due terzi del mondo ridotti in estrema miseria, quei milioni di bambini che per mangiare devono cercare nella spazzatura, le nostre regioni soggette al potere mafioso implacabile e crudele, le guerre contro i popoli, le dure persecuzioni contro chi lotta per la giustizia e i diritti umani...
Finché il potere mediatico sarà quasi completamente nelle mani di chi vuole un sistema politico-economico basato sulla legge del più forte e sul controllo dei popoli, è ingenuo credere che le risorse umane, spirituali e culturali degli individui stiano ricevendo impulso alla loro libera realizzazione. Le sottili tecniche di coercizione, di diseducazione e di appiattimento culturale sono dirette contro ognuno di noi, come un ulteriore affronto alle nostre menti e alla nostra dignità di cittadini.

Antonella Randazzo ha scritto Roma Predona. Il colonialismo italiano in Africa, 1870-1943, (Kaos Edizioni, 2006); La Nuova Democrazia. Illusioni di civiltà nell'era dell'egemonia Usa (Zambon Editore 2007) e Dittatore. La Storia Occulta (Edizione Il Nuovo Mondo, 2007).

[1] Report, 1 ottobre 2006.
[2] Horowitz Leonard, Death in the Air: Globalism, Terrorism and Toxic Warfare,

 Tetrahedron Publishing Group, Idaho, U.S.A., 2001.
[3] Sartori Giovanni, Homo videns, Laterza, Bari 1997.

(tratto da www.disinformazione.it)