domenica 26 maggio 2013
Schegge di verità nascoste La Germania non aveva scelta. E’ stata l’Inghilterra a lanciarsi nella guerra
di: Maurizio Barozzi
Per comprendere quella immane tragedia che fu la Seconda Guerra mondiale, è anche utile leggere alcune considerazioni fatte da Adolf Hitler negli ultimi mesi di guerra, quando ogni necessità propagandistica era venuta meno, la inevitabile sconfitta era alle porte e il führer poteva anche rivelare alcuni particolari che precedentemente non aveva potuto rendere noti.
Quello che dice Hitler, di eccezionale lucidità, rispecchia con assoluta chiarezza quella verità che oggi può storicamente ricostruirsi, una verità che gli storici embedded fingono di non voler conoscere, ma che in realtà hanno percepito molto bene.
Presentiamo quindi alcuni passaggi di quelli che furono definiti gli ultimi discorsi privati di Hitler, in parte raccolti in cartelle dattilografate, titolate Bormann Vermerke e di cui, negli ultimi tempi, Martin Borman, ultimo segretario del partito nazionalsocialista, fu uno dei raccoglitori e diretto trascrittore di quanto riportato dal führer. Sappiamo che, storicamente, alcuni hanno messo in dubbio la genuinità di queste cartelle, ed in effetti esse non ci sono pervenute in originale, ma solo in “copia”, pur tuttavia, sia per il contenuto e lo stile che per altri particolari storici, non sembrano esserci dubbi sul fatto che trattasi proprio delle ultime “considerazioni” e volontà di Hitler.
Ma la lucidità del führer si nota anche in queste sue dichiarazioni, laddove pur avendone tutte le ragioni e i risentimenti, non rimpiange, non rinnega certe scelte, certe iniziative certe amicizie come quella con il Duce che alla fine hanno avuto un peso negativo nell’economia della guerra. Egli produce delle osservazioni, lucide, spietate, ma sostanzialmente realistiche e prive di qualsiasi pathos che ne inquinerebbe la portata.
Riportiamo qui, in corsivo, alcuni passaggi, sia pure con spezzettamenti, intercalati da nostre brevi sottolineature storiche. Il testo è tratto da A. Hitler, Ultimi discorsi, Ed. di Ar, 1988.
I tentativi di pace
con l’Inghilterra
Come noto tutta la politica bellica di Hitler, rispecchiava una visione geopolitica Euro Atlantica che proveniva da certi ambienti, anche esoterici fortemente influenzati da queste prospettive ed era sostanzialmente finalizzata a trovare un “accordo”, un accomodamento con i britannici, nello stesso interesse inglese. La Gran Bretagna, infatti, qualunque fosse stato l’esito della guerra, avrebbe perduto il ruolo di prima potenza mondiale e di conseguenza l’Impero. Sarebbe stata soppiantata dall’avvento di due nuove super potenze USA – URSS. Hitler era arrivato al punto di salvare le divisioni inglesi a Dunkerque (maggio 1940), per lasciare agli inglesi una onorevole possibilità di trovare un accordo. Riflettendo su questa strategia, che alla fin fine risulterà deleteria, possiamo dire che, in effetti al tempo era difficile prevedere che gli interessi geopolitici di una nazione (nella fattispecie la Gran Bretagna) potessero essere soppiantati, dagli interessi di Consorterie mondialiste che puntavano ad un futuro dominio mondiale. Il führer ebbe a dire (4 febbraio 1945):
“Io mi sono sforzato di agire, fin dall’inizio di questa guerra, come se Churchill fosse capace di comprendere questa grande politica. In realtà era capace di comprenderla solo nei rari momenti di lucidità. (...) Già nel 1941 [all’Inghilterra] le sarebbe stato possibile por fine alla guerra se solo lo avesse voluto. Essa aveva affermato la sua volontà di resistenza nel cielo di Londra, inoltre aveva al suo attivo le umilianti disfatte degli italiani nell’Africa del Nord. L’Inghilterra tradizionale avrebbe concluso la pace.
Ma i (...) burattini Churchill e Roosevelt erano là per impedirlo (...)
Noi saremmo stati disposti ad alcuni compromessi, pronti a mobilitare le nostre forze per favorire la continuità dell’Impero Britannico. E tutto ciò nonostante che l’ultimo degli Indù mi riesca in fondo più simpatico di non importa quale fra questi insulari arroganti (...) All’inizio, l’Inghilterra poteva scegliere: niente la costringeva a lanciarsi in una guerra. Non solo vi si è lanciata, ma l’ha provocata (...) Ma la Germania non aveva scelta. Dal momento in cui fu affermata la nostra volontà di riunire tutti i tedeschi in un Grande Reich, assicurando ad esso una autentica indipendenza, in altri termini la possibilità di vivere, di colpo i nostri nemici si schierarono contro di noi. La guerra diventava inevitabili per il solo fatto che l’unico mezzo per evitarla sarebbe consistito nel tradimento degli interessi fondamentali del popolo tedesco”.
Fine
del colonialismo
La geopolitica di Hitler per una nazione essenzialmente continentale non prevedeva il colonialismo, se non come un portato del tutto accessorio e sul quale il führer volle esprimere questi sensati concetti (7 febbraio 1945):
“La Spagna, la Francia e l’Inghilterra si sono dissanguate, devitalizzate, svuotate in queste vane conquiste coloniali. I continenti a cui la Spagna e l’Inghilterra hanno dato vita, che esse hanno creato dal niente, hanno oggi acquisito una vita propria e risolutamente egoistica. Essi hanno perduto anche il ricordo delle loro origini, lingua a parte. si tratta di mondi artificiosi, ai quali manca un anima, una cultura, una civiltà originaria. Da questo punto di vista, sono soltanto ’escrescenze’. (...)
Si tratta di costruzioni artificiali, di corpi senza età, dei quali si ignora se abbiano superato l’infanzia o si trovino già in stato di senescenza. Nei continenti abitati il fallimento è stato ancora più evidente. Qui i bianchi si sono imposti unicamente con la forza, mentre la loro influenza sugli abitanti è stata praticamente nulla. Gli Indù sono rimasti Indù, i Cinesi sono rimasti Cinesi, i Mussulmani sono rimasti Mussulmani. Nessuna trasformazione profonda, nè sul piano religioso, nè sugli altri piani, anche a dispetto del gigantesco sforzo del missionarismo cristiano. Rarissimi i casi di conversione, sulla cui sincerità quasi sempre si possono avanzare dei sospetti, tranne il caso in cui si tratti di poveri di spirito. I bianchi hanno tuttavia apportato qualcosa a questi popoli, la peggiore che essi potessero portare loro e cioè le piaghe del nostro mondo: il materialismo, il fanatismo, l’alcolismo e la sifilide. Per il resto, essendo il patrimonio culturale di questi popoli, superiore a ciò che potevamo donare loro, essi sono rimasti gli stessi”.
La Spagna di Franco
(10 febbraio 1945).
Come già in altra occasione il führer ebbe a dire che in Spagna avevamo aiutato il proco sbagliato, ora qui egli amplia il discorso rapportandolo alle necessità di una guerra di enormi proporzioni alla quale la Spagna, passata la prima fase delle vittorie tedesche, si guardò bene dal partecipare. La Spagna poi, come sappiamo, paese di capitalisti di pochi scrupoli e di lestofanti clericali, fu una pedina dell’Atlantismo, fino a quando, nella visione neoradicale del mondialismo, venne silurata dalle stesse forze che l’avevano mantenuta in vita per gli interessi atlantici.
“A volte mi sono chiesto se nel 1940 non abbiamo sbagliato a non coinvolgere la Spagna nella guerra. Sarebbe bastato un niente per coinvolgerla: infatti essa ardeva dalla voglia di entrare, al seguito degli italiani, nel “club” dei vincitori (...) Sicuramente ciò ci avrebbe permesso di occupare Gibilterra. In compenso si sarebbero dovuto aggiungere chilometri di costa da difendere (...) In aggiunta andava considerata una possibile conseguenza: una ripresa della guerra civile alimentata dagli inglesi. Così ci saremmo trovati legati per la vita e per la morte a un regime di speculatori capitalisti manovrati dalla pretaglia!
Non posso perdonare a Franco di non aver saputo, dopo la fine della guerra civile, riconciliare gli spagnoli; di avere accantonato i falangisti ai quali la Spagna deve l’aiuto che le abbiamo fornito, di aver trattato come banditi degli antichi avversari che non erano certamente rossi. Non è una soluzione mettere fuorilegge una metà del paese mentre una oligarchia di predoni si arricchisce sulla pelle di tutti con la benedizione del clero.
Sono sicuro che tra i presunti rossi spagnoli vi fossero pochissimi comunisti. Noi ci siamo ingannati, perché mai avrei accettato, conoscendo la situazione reale, di “risistemare” nei loro orribili privilegi i preti spagnoli”.
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=21124
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