Il revisionista tedesco-australiano Frederick Toben ha portato alla nostra attenzione il fatto che oggi, accanto alla piscina di Auschwitz I, è stato posto un cartello che riporta, in lingua polacca, inglese ed ebraica, una descrizione che vorrebbe far credere al visitatore che la piscina fosse in realtà una semplice riserva idrica per i vigili del fuoco. Vi si legge quanto segue:
Riserva idrica dei vigili del fuoco costruita in forma di piscina, probabilmente agli inizi del 1944.
Toben chiede quando esattamente sia comparso questo cartello. Per la verità non ne ho idea, ma la descrizione è menzognera come tutte le altre spiegazioni e descrizioni presenti nel museo di Auschwitz. Non si capisce perché i tedeschi, anziché costruire una normale riserva idrica, avrebbero dovuto farne una a forma di piscina… con tanto di trampolino.
La piscina era una piscina. Era destinata ai detenuti. Marc Klein ne parla almeno due volte nelle sue descrizioni del campo. In un articolo intitolato “Auschwitz I Stammlager” egli scriveva:
“L’orario di lavoro veniva modificato la domenica e i giorni festivi, quando la maggior parte dei kommando era in ferie. L’appello si faceva verso mezzogiorno. Il pomeriggio era poi dedicato al riposo e ad una pluralità di attività culturali e sportive. Gare di football, basket e pallanuoto (in una piscina all’aperto costruita dai detenuti all’interno del campo) attraevano folle di spettatori. Va notato che soltanto le persone in forma e ben nutrite, esentate dai lavori più duri, potevano partecipare a queste gare, che scatenavano calorosi applausi fra le masse degli altri detenuti”.
(“De l’Université aux camps de concentration: Télmorgnages strasbourgeois”, Parigi, Les Belles-lettres, 1947, p. 453).
Nel suo opuscolo Observations et réflexions sur les camps de concentration nazis, egli scriveva ancora:
“Auschwitz I era composto di 28 isolati, costruiti in pietra, disposti in tre file parallele, in mezzo alle quali correvano strade pavimentate. Sul fianco del quadrilatero correva una terza strada sulla quale erano stati piantati alberi di betulla; era la Birkenhaller, destinata ad essere il luogo di passeggio per i detenuti e dotata di panchine. C’era anche una piscina all’aperto”.
(Opuscolo di 32 pagine stampato a Caen, 1948, p. 10; il testo è una riproduzione di un articolo dell’autore pubblicato su “Etudes germaniques”, n° 3, 1948, pp. 244-275).
Marc Klein, professore alla Facoltà di Medicina di Strasburgo, precisava che la sua prima testimonianza era stata sottoposta “all’attenzione e al vaglio di Robert Weil, professore di scienze al liceo di Sarreguemines”, che – come l’autore – era stato internato nello stesso campo (p. 455).
Nel 1985, nel corso del primo processo a Ernst Zundel a Toronto, parlai delle descrizioni di Marc Klein, ma il vero specialista sulla piscina di Auschwitz I era all’epoca il revisionista svedese Dietlieb Felderer. Se ben ricordo, la stampa canadese pubblicò un articolo in prima pagina relativo alla sua testimonianza. Inoltre, nei suoi scritti egli torna spesso su questo e su altri fatti piuttosto concreti e precisi, altrettanto spiacevoli per i sostenitori della tesi sterminazionista.
N.B.: è ovvio che l’acqua della piscina poteva davvero essere usata dai pompieri in caso di emergenza. Nel suo opuscolo Marc Klein scriveva che “nel campo vi era un corpo di vigili del fuoco dotato degli strumenti più moderni” (p. 9). Fra le cose che egli non si aspettava di trovare al suo arrivo, nel giugno 1944, “in un campo la cui sinistra reputazione era conosciuta da tutto il mondo grazie alle trasmissioni radio degli Alleati”, spiccava, riservato ai detenuti,
. “un ospedale con sezioni specialistiche all’altezza delle più moderne pratiche ospedaliere” (p. 4),
. “lavatori ampi e ben attrezzati unitamente a bagni comuni costruiti secondo i moderni princìpi dell’igiene sanitaria” (p. 10),
. “il sistema di disinfestazione a microonde che era appena stato allestito” (p. 14),
. “un panificio automatico” (p. 15),
. assistenza legale per i detenuti (pp. 16-17),
l’esistenza di una “cucina dietetica” per alcuni ammalati, con “piatti speciali e perfino un pane speciale” (p. 26),
. “una biblioteca in cui erano disponibili numerose opere di consultazione, testi classici e periodici” (p. 27),
. il passaggio giornaliero, vicino al campo, del “Cracovia-Berlino Express” (p. 29),
. un cinema,
. un cabaret,
. un’orchestra (p. 31), eccetera.
Marc Klein sottolinea anche gli aspetti terribili della vita nel campo e tutte le voci diffuse all’epoca, comprese le “terrificanti storie” delle gasazioni alle quali pare che egli non avesse mai creduto fino a dopo la Guerra, e anche in questo caso solo grazie alle testimonianzeudite “in vari processi contro i criminali di guerra” (p. 7).
Aggiunta del 27 luglio: un detenuto del periodo bellico, ebreo come M. Klein e R. Weil, confermava, in una breve testimonianza resa nel 1997, intitolata “Une Piscine à Auschwitz”, di aver visto, nel luglio 1944, dozzine dei suoi compagni detenuti occupati a lavorare sulla piscina suddetta, la quale, egli sottolineava, era dotata “di un trampolino e di una scala d’accesso” e anche “di tre blocchi di partenza per le gare”.Egli scriveva che verso la fine di quel mese “il direttore di un’agenzia d’informazione aveva fatto filmare alcuni detenuti che nuotavano nella piscina”. Come c’era da aspettarsi, egli ravvivava il suo racconto con i consueti stereotipi sulla brutalità delle SS e dei kapò e vedeva tanto nella costruzione della piscina quanto nell’esecuzione delle riprese del film nient’altro che un’operazione di propaganda. Il suo rapporto termina con due note interessanti. Primo: nel 1997 nessuna guida turistica era a conoscenza dell’esistenza della piscina (che pure si trovava sotto gli occhi delle guide e una cui fotografia accompagna questo articolo; vi leggiamo che tale foto, raffigurante una piscina piena d’acqua, è stata scattata in quell’anno) [la foto è tratta dal sito www.air-photo.com, NdT]. Secondo: l’autore afferma di voler sapere dove si trovano oggi quelle riprese. La sua domanda è simile a quella che si pongono alcuni revisionisti: potrebbe, quel filmato, trovarsi “nel quartier generale della Croce Rossa Internazionale?”. Senza dubbio egli intendeva dire: presso l’International Tracking Service (ITS) che ha sede ad Arolsen-Waldeck in Germania e opera sotto la direzione del Comitato Internazionale della Croce Rossa, che ha sede a Ginevra. Dal 1978, tale istituzione ha proibito ai revisionisti l’accesso ai propri archivi, che sono noti per essere una risorsa di straordinaria ricchezza. Dal canto suo, il Museo di Stato di Auschwitz possiede probabilmente la documentazione relativa a vari aspetti della costruzione di questa piscina, cioè ai progetti, ai piani, ai finanziamenti, alle richieste e alle forniture di materiale edilizio, al reclutamento della manodopera, alle visite d’ispezione.
(La fonte di quest’aggiunta è: R. Esrail, n° di registrazione 173295, « Une piscine à Auschwitz »,in Après Auschwitz (Bulletin de l’Amicale des déportés d’Auschwitz), n° 264/ottobre 1997, p. 10).
di Robert Faurisson
. “lavatori ampi e ben attrezzati unitamente a bagni comuni costruiti secondo i moderni princìpi dell’igiene sanitaria” (p. 10),
. “il sistema di disinfestazione a microonde che era appena stato allestito” (p. 14),
. “un panificio automatico” (p. 15),
. assistenza legale per i detenuti (pp. 16-17),
l’esistenza di una “cucina dietetica” per alcuni ammalati, con “piatti speciali e perfino un pane speciale” (p. 26),
. “una biblioteca in cui erano disponibili numerose opere di consultazione, testi classici e periodici” (p. 27),
. il passaggio giornaliero, vicino al campo, del “Cracovia-Berlino Express” (p. 29),
. un cinema,
. un cabaret,
. un’orchestra (p. 31), eccetera.
dal sito www.heretical.com
Traduzione di Gianluca Freda
Fonte: http://blogghete.altervista.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=394:gianluca-freda&catid=31:scio-scio-scioa&Itemid=46
Note di Olodogma
1) Sempre aul tema “Piscina di Auschwitz” abbiamo il giornalista Gian Antonio Stella che ne discetta e Carlo Mattogno lo bacchetta a dovere:http://studirevisionisti.myblog.it/archive/2012/01/10/gian-antonio-stella-e-la-piscina-di-auschwitz.html
2) Quindi abbiamo anche Frediano Sessi che chiacchiera di piscina di Auschwitz e di assicurazioni…con la pronta risposta del Mattogno:http://studirevisionisti.myblog.it/archive/2012/01/11/frediano-sessi-e-la-piscina-di-auschwitz.html
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Traduzione di Gianluca Freda
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