giovedì 10 ottobre 2013

“Borbonico” a chi?



di NANDO DICE'

Quando affermiamo che l’Unità d’Italia è l’unica “Unità” avvenuta CONTRO la religione nazionale, non lo diciamo per difendere le tradizionali posizioni spirituali della Chiesa cattolica, ma semplicemente per stigmatizzare che il Sud, oggi - ripeto oggi - è tristemente vittima del “Dio Danaro”! 

Gli esempi, naturalmente, sarebbero innumerevoli, ma a noi – in questa sede - basta unicamente riaffermare un principio. 

Chi governa il Sud, oggi, è una banda di predoni. E’ la medesima banda che con una guerra e con la corruzione delle classi dirigenti locali, hanno instaurato - dall’Unità d’Italia - il dominio sulle nostre vite e sul nostro avvenire. 

Questi predoni, infatti - che usano la tecnologia soltanto a loro vantaggio ed utilizzano il progresso esclusivamente per i loro fini - si sono fatti furbescamente chiamare Stato democratico italiano, ma - nella realtà - non sono nessuna delle tre cose! 

Lo Stato è una forma di organizzazione. E’ il Popolo che si dota di uno Stato per cercare di vivere meglio. 

Come ben sappiamo, però, il nostro Stato è totalmente “occupato” dai partiti che tutto sono, nella realtà, che delle organizzazioni d’espressione popolare. 

Si sono fatti chiamare “Stato”, per darsi una parvenza di legalità, ma il termine “banda” sarebbe senz’altro più appropriato. 

Si sono auto-definiti “Democratici”, per convincerci che erano dalla parte del popolo e che avrebbero rispettato la nostra volontà. In realtà, tengono esclusivamente conto di ciò che conviene loro. 

Sono Democratici, insomma, quando ci impongono di pagare, ognuno per la sua parte, i “rimborsi ai partiti” o il debito interno derivante dal Signoraggio alle banche; sono Dittatori, invece, quando – in nome e per conto dei Poteri forti e di certe innominabile lobbies – decidono unilateralmente di scatenare guerre e conflitti che convengono, tra gli altri, a banche ed a multinazionali. 

Non dimentichiamo, infatti, che al Sud, sia i Partiti, sia il Signoraggio, sia l’avvento delle multinazionali, sono giunti con l’Unità d’Italia. 

Si sono auto-attribuito l’appellativo “Italiano”, per regalarci una terza fregatura. 

Tu sei italiano, e loro si presentano come “Stato Italiano”. Quindi, inconsciamente, pensi che quello è il “tuo” Stato. In altre parole, ti sembra innaturale lottare contro qualcosa di tuo. 

Anche in questo caso, si tratta di un imbroglio, di una truffa, di un’impostura! 

Con l’avvento dello “Stato unico per tutti gli Italiani”, hanno decretato che l’appartenenza culturale, l’appartenenza etnica e la cittadinanza, dovevano per forza coincidere. Quindi, per il semplice fatto che “gli occupanti dello Stato” (cioè, i membri dell’organizzazione pubblica che mira a dissanguarci ed a fare pagare a noi stessi i costi del nostro medesimo sfruttamento e depauperamento) sono ufficialmente nostri concittadini, ci fanno credere che sono “italiani come noi” e, come paradosso, ci lasciano intendere che schierarsi contro lo “Stato italiano” significherebbe combattere contro se stessi. In altri termini, essere auto-lesionisti. 

Ecco perché si fanno chiamare “Italiani”, mentre l’italianità, fra soop opere e grandi fratelli, perde sempre più significato e senso. 

Per concludere, dunque, non parliamo del passato, per identificarci nel passato o per riproporlo, così com’era, alle popolazioni dei nostri territori. Ma per denunciare l’inizio del problema che ancora ci affligge. 

Se volete, è una maniera come un’altra per difenderci da una masnada di ladroni senza scrupoli, da una banda di grassatori incalliti, da una gang di senza Patria e di senza Dio, che continua impunemente a sfruttare le popolazioni del Meridione d’Italia, con gli stessi metodi che già furono impiegati dai loro progenitori risorgimentali. 

Altro che passato… 

Noi lottiamo per il nostro presente ed il nostro avvenire. E per quello di coloro che come noi – anche se con altre bandiere – vogliono riconquistare, nella dignità più assoluta, la loro libertà, la loro indipendenza, la loro auto-determinazione e la loro sovranità. 

Il resto, sono soltanto chiacchiere da osteria.

 

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