Un film per essere coinvolgente deve avere un requisito: nella prima parte la trama deve essere strutturata in modo da far avvenire l’immedesimazione tra lo spettatore e il protagonista. Se l’immedesimazione avviene lo spettatore riuscirà a vivere con trasporto le stesse emozioni del personaggio: si commuoverà, si spaventerà e amerà.
Spesso l’immedesimazione avviene con il “buono” ma esistono delle eccezioni. Una volta avvenuta l’immedesimazione lo spettatore si ritrova a “tifare” il protagonista e il coinvolgimento emotivo gli impedisce di giudicare oggettivamente la moralità del personaggio in questione.
Naturalmente è sempre il regista/sceneggiatore che decide con chi si dovrà immedesimare lo spettatore; non è difficile, basta far cominciare il film con una sitazione apparentemente statica e con il protagonista che vive la situazione statica esattamente come la vivrebbe una persona qualsiasi. In questo modo, quando iniziano le disavventure, lo spettatore vedrà il protagonista reagire come avrebbe potuto reagire lui ed è fatta.
Nel film “A.I. – Intelligenza artificiale” l’immedesimazione avviene in un modo quanto mai particolare.
” Nel 2125 la Cybertronics, un’importante azienda produttrice di robot, scopre come sviluppare un mecha (robot) in grado di provare sentimenti; per massimizzare l’impatto della scoperta sul pubblico e puntando sul fatto che vige ormai il controllo delle nascite, decide di realizzare un mecha con le fattezze di un bambino umano, per poi darlo in adozione ad una famiglia per testarne il comportamento; il piccolo viene chiamato David. I genitori adottivi selezionati, Monica e Henry, hanno già un figlio, Martin, che è stato però ibernato a causa di una grave malattia. ”
Il bambino/robot in questione è il fantastico attore Haley Joel Osment:
…Che prova a farsi amare dalla “mamma”. Nonostante si sappia che David è solo un ammasso di circuiti e sensori, lo spettatore si immedesima completamente nel robotino tanto che su wikipedia leggiamo:
” Tutto sembra andare bene per la famiglia, che pare aver ritrovato la serenità, fino a quando viene trovata una cura per il figlio ibernato, che torna quindi a vivere in famiglia. ”
Addirittura la cura ed il ritorno del figlio nella famiglia si presenta allo spettatore come un avvenimento indesiderato! Infatti il ritorno dell’unico vero figlio, quello in carne ed ossa, andrà a destabilizzare l’armonia familiare che si era creata tra la coppia e il robot.
Anche la scelta degli attori non è casuale: mentre il robot è interpretato da un ragazzino dolcissimo, il “fratello” umano riesce subito ad attirare le antipatie dello spettatore come ogni antagonista che si rispetti. Ecco l’attore Jake Thomas:
Come mai gli autori hanno deciso di far immedesimare lo spettatore nel robot invece che nel figlio? Si tratta solo di “originalità” o c’è un messaggio più profondo? Andiamo avanti nella nostra analisi…
Per tutta la durata del film il parallelismo con la fiaba “Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino” è più che palese. All’inizio la mamma legge la fiaba ai “figli” su consiglio di Martin “…A David piacerà tanto…“. Infatti il robot David si mette in testa di voler diventare un bambino vero come il personaggio di Collodi. Per il resto del film il nostro protagonista elettronico andrà alla ricerca della Fata Turchina.La scena clou, a mio parere, è collocata a metà del film. David viene catturato insieme ad altri vecchi robot e viene trasportato all’interno di un’arena in cui degli esseri umani “rottamano” questi ferri vecchi davanti al pubblico che si gode la distruzione. Quando arriva il turno di David, il robotino inizia ad urlare “…No! Non voglio essere bruciato!…” ed il pubblico decide di salvare “la vita” a David. Occorre notare due cose:1. L’analogia con la fiaba originale: “Il burattinaio Mangiafoco ordina ai suoi burattini di gettare Pinocchio nel fuoco per poter cuocere un montone, ma poi si commuove per le invocazioni di pietà del burattino, tanto che lo libera e gli regala cinque zecchini d’oro.”
2. Le emozioni paradossali che lo spettatore si ritrova a provare. Il Mangiafuoco del film appare come un pazzo che vuole uccidere un bambino bruciandolo vivo. Il pubblico che decide di “salvare la vita” a David parla anche a nome dello spettatore che si è affezionato a tal punto al robotino che lo considera ormai come un essere umano. Solo “Mangiafuoco” si rende conto che la follia dei costruttori di robot ha raggiunto un livello tale da mettere in pericolo la sanità mentale degli esseri umani. Infatti Mangiafuoco tenta di convincere il pubblico urlando “…Non è un bambino, è solo un robot che sembra un bambino! E’ costruito in modo perfetto ma è solo una macchina!…” ma mentre una comparsa del film grida delle verità che dovrebbero far riflettere lo spettatore, il regista ci mostra il faccino di David che tutto sembra meno che artificiale così l’unico personaggio che all’interno del film dice cose logiche e sensate, passa per lo svitato di turno.
Il film prosegue con l’arrivo ad un paese dei Balocchi futuristico e nel finale David finisce nelle profondità dell’oceano in cui si trova anche una balena. Ci sarebbero tante cose da scrivere ma rischierei di annoiarvi/mi.
Quindi concludo considerando alcune cose che, secondo me, non sono casuali:
Non è casuale il parallelismo con il Pinocchio di Collodi perché Colldodi fu un massone che scrisse la “fiaba” (che inizialmente non era indirizzata ai bambini) inserendovi molti simboli massonici. [Vedi "Pinocchio e i simboli della grande opera" Edizioni Atanòr Roma 1984].
Non è casuale che il regista voglia far amare allo spettatore il robot e disprezzare il bambino vero data la finalità transumanistica che i massoni/illuminati vogliono raggiungere.
Non è casuale che esattamente alla fine della scena clou che ho descritto sopra appaia la “firma” degli illuminati: una piramide completamente fuori contesto!
Attenzione quando andate al cinema perché Hollywood è un mezzo del governo ombra che vuole instaurare il Nuovo Ordine Mondiale anche attraverso messaggi subliminali. Come direbbero loro: “Occhio!”
http://www.losai.eu/hollywood-e-il-nwo-a-i-intelligenza-artificiale/
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