Il comitato informale di Sionisti e Mark Sykes come rappresentante del governo britannico, si riunirono il 7 Febbraio 1917 nella casa di Moses Gaster, (A), il Rabbino Capo delle congregazioni Sefardite (spagnole e portoghesi) in Inghilterra.
Gaster aprì la riunione con un’affermazione che mise in rilievo il sostegno Sionista agli interessi strategici britannici in Palestina quale parte integrale in qualsiasi accordo fra di loro. Siccome questi interessi possono essere considerati di importanza vitale per gli statisti inglesi, il sostegno degli scopi Sionisti in loco, disse Gaster, era totalmente giustificato.
Il Sionismo si opponeva in modo irreversibile a qualsiasi proposta di internazionalizzazione, persino a un condominio anglo-francese. (113)
Herbert Samuel seguì con un’espressione di speranza che gli Ebrei in Palestina ricevessero un completo status nazionale che sarebbe stato condiviso dagli Ebrei della Diaspora. La questione del conflitto di nazionalità non fu menzionato e un successivo oratore, Harry Sacher, suggerì che la condivisione non doveva coinvolgere le implicazioni politiche della nazionalità. (114) Weizmann parlò della necessità di immigrazione senza restrizioni. E’ chiaro che il contenuto di ogni discorso fu attentamente preparato prima della riunione.
Sykes evidenziò gli ostacoli: le inevitabili obiezioni russe, l’opposizione degli arabi e forti pressioni della Francia di pretendere tutta la Siria, inclusa la Palestina. (115) Parlarono anche James de Rothschild e Nahum Sokolow, il leader Sionista internazionale.
I. L’incontro terminò con un riassunto degli obiettivi Sionisti:
II. Riconoscimento internazionale del diritto degli Ebrei alla Palestina
III. Status di nazione giuridica per la comunità ebraica in Palestina
IV. La creazione di una Compagnia Mercantile Ebraica in Palestina avente il diritto di acquisire terre
V. Un’amministrazione unica per la Palestina
VI. Status di extra-territorialità per i luoghi santi. (117)
I primi tre punti sono Sionisti, gli ultimi due erano destinati a rabbonire l’Inghilterra e la Russia rispettivamente (118) e probabilmente l’Italia e il Vaticano. Sokolow fu scelto per operare in qualità di rappresentante Sionista per negoziare con Sir Mark Sykes.
Ovviamente i Sionisti stavano coordinando le loro attività a livello internazionale. Lo stesso giorno della riunione di Londra, il Rabbino Stephen Wise negli Stati Uniti scrisse a Brandeis: “ Ho inviato il memorandum sulla nostra questione al Colonnello House e questi risponde dicendo di sperare che il sogno che abbiamo diventi presto realtà “. (118a)
Le notizie che arrivavano in Inghilterra sulla imminente dissoluzione dello stato russo rimossero praticamente la necessità dell’approvazione russa degli obiettivi Sionisti, ma questo rese ancora più urgente l’accettazione da parte francese e italiana. Ad ogni buon conto questo era il principio in cui credevano Sykes, Balfour, Lloyd George e Winston Churchill, i quali, come sostenuto nelle loro successive affermazioni, erano convinti che l’affermato sostegno Alleato agli obiettivi Sionisti avrebbe influenzato in particolar modo gli Stati Uniti. Gli avvenimenti in Russia resero molto più facile la cooperazione di gruppi ebraici con gli Alleati. In un incontro di massa del Marzo 1917 per celebrare la rivoluzione che era appena iniziata , il Rabbino Stephen Wise, che era succeduto a Brandeis come presidente del Comitato Provvisorio Sionista Americano dopo la nomina di Brandeis alla Corte Suprema, disse: “ Credo che tra tutte le conquiste del mio popolo, nessuna è stata più nobile della partecipazione da parte dei figli e delle figlie di Israele al grande movimento che culminò nella liberazione della Russia “ (119)
Trattative per una serie di prestiti ammontanti a 190 milioni di dollari da parte degli Stati Uniti al Governo Provvisorio russo di Alexander Kerensky ebbero inizio su consiglio dell’Ambasciatore americano in Russia, David R. Francis, che scrisse nel suo telegramma al Segretario di Stato Lansing: “ L’aiuto finanziario in questo momento dall’America sarebbe un colpo da maestro. Confidenziale. Smisuratamente importante per gli Ebrei affinché la rivoluzione riesca…” (120)
Il 22 Marzo 1917 Jacob H. Schiff della Kuhn, Loch & Co. scrisse a Mortimer Schiff: “ Dovremmo in un qualche modo essere prudenti per non sembrare ultra-zelanti ma potete telegrafare a Cassel che per via della recente azione della Germania (dichiarazione di guerra sottomarina senza limiti) e degli sviluppi in Russia, non continueremo ad astenerci dal finanziare i Governi Alleati non appena se ne presenti l’occasione “.
Egli inviò anche un telegramma di congratulazioni al Ministro degli Esteri del primo Governo Provvisorio, riferendosi al governo precedente come “ gli spietati persecutori dei miei correligionari “.
Nello stesso mese, Leiber Davidovich Bronstein, alias Leon Trotsky, un immigrato americano nato in Russia, aveva lasciato il Bronx, a New York, per andare in Russia con un manipolo di seguaci, mentre V.I. Ulyanov (Lenin) e una squadra di altri trenta partivano dalla Svizzera per la Russia passando via Germania e Scandinavia. Esistono prove che Schiff e altri finanziatori, come Helphand, sostennero finanziariamente questi rivoluzionari.
Nel Marzo 1917, il Presidente Wilson definì “un piccolo gruppo di uomini cocciuti” i non interventisti che facevano ostruzionismo ad una proposta di legge sostenuta dall’Amministrazione che avrebbe conferito a Wilson i poteri per intraprendere una guerra navale non dichiarata contro la Germania. L’opposizione a Wilson era guidata dai Senatori La Follette e Norris.
Il 5 Aprile, il giorno prima che il Congresso degli Stati Uniti adottasse una risoluzione di guerra, Schiff era stato informato dal Barone Gunzburg dell’effettiva firma dei decreti che toglievano ogni restrizione sugli Ebrei in Russia.
In una sessione speciale del Congresso, il 2 Aprile 1917, il Presidente Wilson fece riferimento alle navi mercantili americane che portavano rifornimenti agli Alleati che erano state affondate nei mesi precedenti dai sottomarini tedeschi (che operavano un contro-blocco in quanto le flotte inglesi e francesi avevano già messo in atto i blocchi navali contro le Potenze Centrali fin dall’inizio della guerra), e poi disse al Congresso che “In Russia nelle ultime settimane erano successe cose meravigliose e incoraggianti”.
Egli richiese una dichiarazione di guerra con una missione:
per la democrazia, perché coloro che sono sottomessi all’autorità abbiano voce in capitolo nei loro governi, per i diritti e le libertà delle piccole nazioni, per un dominio universale del diritto da parte dell’insieme dei popoli liberi in quanto porterà pace e sicurezza a tutte le nazioni e renderà alla fine libero il mondo stesso.
Ad un tale compito noi possiamo dedicare le nostre vite e i nostri avere, ogni cosa che noi siamo e che possediamo, con l’orgoglio di coloro che sanno che è venuto il giorno del privilegio per l’America di versare il proprio sangue e la propria forza per i principi che la fecero nascere e per la felicità e la pace di cui ha fatto tesoro. Dio l’aiuti, essa non può fare altrimenti.
Quella notte folle di persone riempirono le strade, marciando, urlando, cantando “Dixie” oppure “The Star Spangled Banner”. Wilson si rivolse al suo segretario, Tumulty, dicendo: “Pensa un po’, gli applausi! Quello di stasera era un messaggio di morte. Com’è strano che vanga applaudito!”
Così, entro sei mesi dal suggerimento specifico di Malcom a Sykes, gli Stati Uniti d’America, guidati da Woodrow Wilson, erano dalla parte degli Alleati nella Grande Guerra.
Ma Wilson fu guidato dalla neutralità alla guerra da Brandeis?
A Londra, il Ministero della Guerra guidato da Lloyd George, non perse tempo ad impegnare le forze britanniche in primo luogo ad occupare Gerusalemme e in secondo luogo ad espellere completamente i turchi dalla Palestina. L’attacco sull’Egitto, lanciato il 26 Marzo 1917 nel tentativo di prendere Gaza, finì in un fallimento. Alla fine di Aprile fu respinto un secondo attacco su Gaza ed divenne chiaro che su questo fronte non vi erano prospettive di un rapido successo.
Dal Cairo dove si recò nella speranza di seguire l’esercito nell’entrata a Gerusalemme con Weizmann, Sykes telegrafò al Ministero degli Esteri che se il Corpo di Spedizione Egiziano non fosse stato rinforzato, allora sarebbe stato necessario “lasciar perdere tutti i progetti Sionisti… I Sionisti a Londra e negli USA devono essere informati di questo tramite M. Sokolow…” (120a)
Tre settimane dopo Sykes fu informato che i rinforzi sarebbero arrivati da Salonicco. Il Ministero della Guerra decise anche di sostituire il comandante della Spedizione col Generale Allenby.
Sykes era il negoziatore ufficiale per l’intero progetto di assistenza ai Sionisti. Egli ag’ subito dopo l’incontro nella casa di Gaster chiedendo al suo amico M. Picot di incontrare Nahum Sokolow all’Ambasciata francese a Londra nel tentativo di indurre i francesi a dare spazio sulla questione della sovranità britannica in Palestina. (121) A james Malcom fu chiesto di andare da solo a Parigi per allestire un colloquio per Sokolow direttamente col Ministro degli Esteri francese. In precedenza Sokolow era stato incapace di ottenere il sostegno dell’ebraismo francese ad un incontro col Ministro, in quanto gli ebrei più ricchi e più influenti negli Stati Uniti e in Inghilterra, con la nota eccezione dei Rothschilds, che avrebbero potuto organizzare tale incontro, si opponevano alle implicazioni politiche del Sionismo. A Parigi la potente Alliance Israélite Universelle aveva fatto ogni sforzo per dissuaderlo dalla sua missione. (122) Non che i Sionisti non avessero altri sostenitori in Francia che Edmond de Rothschild, (B) ma il Ministero degli Affari Esteri non aveva alcuna ragione di impegolarsene. (123) Ora James Malcolm aprì loro direttamente la porta come aveva fatto a Londra.
La rapina Rothschild-Sykes-Picot
Sykes raggiunse Malcolm e Sokolow a Parigi. Sykes e Malcolm, a parte la considerazione del Sionismo e il futuro appoggio americano alla guerra, erano preoccupati della possibilità di una intesa arabo-ebraico-armena la quale, tramite relazioni amichevoli fra popoli islamici, ebraici e cristiani, avrebbe portato la pace, stabilità ed un nuovo brillante futuro per gli abitanti di quell’area dove Europa, Asia Minore e Africa si incontrano. Sokolow andò avanti sulla strada diplomatica ma in una lettera a Weizmann (20 Aprile 1917) scrisse: “Considero l’idea veramente fantastica. E’ difficile raggiungere un intendimento con gli arabi ma dovremo provarci. Non ci sono conflitti fra Ebrei e Armeni in quanto non ci sono comuni interessi) (C) (124)
Si tennero vari colloqui con Picot, incluso quello del 9 Aprile quando altri funzionari, come Jules Cambon, Segretario generale del Ministero degli Esteri e il Capo di gabinetto del Ministero. Quali assicurazioni furono esattamente date a Sokolow non è dato a conoscere, ma egli scrisse a Weizmann “che in linea di massima accettano il riconoscimento della nazionalità ebraica in termini di focolare nazionale, autonomia locale ecc.” (125) A Brandeis e a Tschlenow telegrafò tramite canali ufficiali francesi: “ Ho piena fiducia che la vittoria Alleata realizzerà le nostre aspirazioni Sioniste sulla Palestina “. (126)
Sokolow si mise in viaggio per Roma e il Vaticano. “ Laggiù, grazie alle conoscenze di Fitzmaurice, da una parte, e all’aiuto del Barone Sidney Sonnino (D), dall’altra, “ furono organizzate velocemente un udienza papale e dei colloqui con importanti funzionari del Ministero degli Esteri. (127)
Quando Sokolow tornò a Parigi, richiese e ricevette una lettera dal Ministero degli Esteri datata 4 Giugno 1917 sostenente la causa Sionista in termini generali. Scrisse rapidamente due telegrammi che diede a M. Picot per il loro invio tramite i canali diplomatici ufficiali. Uno era indirizzato a Louis D. Brandeis negli Stati Uniti. Diceva: “ Adesso potete muovervi. Abbiamo l’assicurazione formale del governo francese “. (E) (128)
“Dopo tanti anni” – scrisse M. Picot – “sono ancora commosso dei ringraziamenti che mi rivolgeva mentre mi dava i due telegrammi…non dico che fu la causa del grande aumento di entusiasmo che si verificò negli Stati Uniti, ma intendo dire che il Giudice Brandeis, al quale era indirizzato questo telegramma, era certamente uno degli elementi che determinava la decisione del Presidente Wilson”. (129)
Ma Wilson aveva dichiarato guerra un mese prima!
E’ naturale che M. Picot volesse credere di aver svolto un ruolo significante nel portare l’America in guerra e quindi contribuire alla vittoria del suo paese. Le prove dimostrano con certezza la sua partecipazione al contributo della vittoria Sionista.
Il loro obiettivo era in vista, ma doveva essere conquistato e mantenuto.
Sebbene gli Stati Uniti fossero ora dei belligeranti, nessuna dichiarazione di sostegno era stata fatta per il programma Sionista in Palestina, ne dall’Inghilterra ne dagli USA, ed alcuni dei più ricchi e potenti ebrei in entrambi i paesi erano contrari.
L’eccezione fra questi ricchi mercanti ebraici era, ovviamente, la Casa dei Rothschild. Da Londra, il 25 Aprile 1917, James de Rothschild telegrafò a Brandeis che Balfour stava venendo negli Stati Uniti e sollecitava che l’ebraismo americano sostenesse “ una Palestina ebraica sotto tutela britannica “ ed esercitare pressioni sul governo affinché lo facesse. Consigliò a Brandeis di incontrare Balfour. (134) L’incontro avvenne ad un pranzo ufficiale alla Casa Bianca. “ Lei è uno degli americani che volevo incontrare “ disse Segretario agli Esteri britannico. (135) Brandeis telegrafò a Louis de Rothschild: “ Ho avuto un colloquio soddisfacente col Sig. Balfour, e anche col Nostro Presidente. Questo non è da pubblicare “. (136)
D’altro canto, una lettera datata 17 Maggio 1917 fu pubblicata sul The Times (Londra) firmata dal Presidente dell’Ufficio dei Delegati Ebraici e dal Presidente dell’Associazione Anglo-Ebraica (Alexander e Montefiore, entrambi uomini ricchi e di spessore) riportante la loro approvazione sull’insediamento ebraico in Palestina come fonte di ispirazione per tutti gli Ebrei, ma aggiungendo che non potevano favorire lo schema politico Sionista. Credevano che gli Ebrei erano una comunità religiosa e si opponevano alla creazione di una “nazionalità secolare ebraica assunta su un oscuro e vago principio di razza e di peculiarità etnologica”.
Essi muovevano obiezione in particolare alla pressione Sionista per una compagnia mercantile ebraica investita di privilegi economici e politici dei quali solo gli Ebrei ne erano partecipi, in quanto ciò era incompatibile con le aspirazioni dell’ebraismo mondiale per eguali diritti ovunque essi vivevano. (137)
Una controversia risultata poi nella stampa britannica, nelle associazioni ebraiche e nei corridoi del governo, fra Ebrei Sionisti e non Sionisti. In tutto ciò, Weizmann aveva veramente poco peso, ma mobilitò la squadra più potente. Il Rabbino-Capo si dissociò dall’affermazione non Sionista ed accusò che la lettera di Alexander e Montefiore non rappresentava le opinioni delle loro oraganizzazioni. (138)
Lord Rothschild scrisse: “Noi Sionisti non vediamo come la creazione di uno Stato Ebraico autonomo sotto l’egida di una delle Potenze Alleate possa essere sovversivo alla lealtà degli Ebrei nei paesi in cui essi ne erano cittadini. Nella lettera da Voi pubblicata viene anche levata la questione di una compagnia mercantile. Noi Sionisti abbiamo sempre ritenuto che se la Palestina deve essere colonizzata dagli Ebrei, bisogna pur mettere in piedi un sistema per ricevere gli immigrati, insediarli sulle terre per svilupparle ed agire in genere come un agenzia di sviluppo. Posso solo sottolineare di nuovo che noi Sionisti non desideriamo privilegi a spese di altre nazionalità ma desideriamo solamente poter decidere dei nostri destini al fianco di altre nazionalità in uno stato autonomo sotto la sovranità di una delle Potenze Alleate” (139)
Questa lettera metteva l’accento sull’aspetto colonialista del Sionismo ma sminuiva la forte dichiarazione statalista di Weizmann. L’entità Sionista in Palestina doveva essere di carattere più organizzativo per la comunità Ebraica.
Weizmann inviò anche questa corrispondenza al Times, forse sentendo che la sua affermazione era stata un po’ troppo forte per un’accettazione da parte progressista. Scrivendo come Presidente della Federazione Sionista Inglese, per prima cosa sostenna che:
“E’ strettamente un dato di fatto che gli Ebrei sono una nazionalità. Una stragrande maggioranza di loro aveva sempre avuto la convinzione di essere una nazionalità, che è stata condivisa dai non Ebrei in tutti i paesi”.
La lettera continuava:
“ I Sionisti non chiedono monopoli in Palestina o esclusivi privilegi, e non chiedono nemmeno che una qualsiasi parte della Palestina venga amministrata da una compagnia mercantile a discapito di altri. E’ sempre stato e rimane un principio cardinale del Sionismo, in quanto movimento democratico, che tutte le razze e le religioni in Palestina debbano godere di completa giustizia e libertà, ed i Sionisti sono fiduciosi che la nuova sovranità, che sperano la Palestina acquisisca come conseguenza della guerra, venga, nell’amministrazione del paese, guidata dallo stesso principio”. (140)
La corsa per avere l’attenzione del pubblico e dell’ebraismo britannico da parte dei Sionisti e degli oppositori ebraici continuava sulla stampa e nelle loro varie riunioni speciali. Un manifesto di solidarietà, con le opinioni di Alexander e Montefiore, fu inviato al The Times il 1° Giugno 1917; e nello stesso mese, a Buffalo nello stato di New York, il Presidente della Convenzione Annuale della Conferenza Centrale dei Rabbini d’America aggiunse la sua enfasi contro il nazionalismo ebraico: “ Non sono qui per litigare col Sionismo. La mia è solo l’intenzione di dichiarare che noi, come rabbini, consacrati al servizio del Signore, non abbiamo posto in un movimento nel quale gli Ebrei fanno causa comune su argomenti nazionali o razziali, e per uno Stato politico o persino per un Focolare legalmente riconosciuto “. (141)
Ma mentre la controversia continuava, i Sionisti si davano molto da fare per produrre una bozza di documento che potesse rappresentare una dichiarazione accettabile per gli Alleati, in particolare Gran Bretagna e Stati Uniti e che sarebbe stata nella natura di un atto istitutivo di status internazionale per i loro obiettivi in Palestina. Ciò fu trattato con la massima priorità in quanto Weizmann credeva che avrebbe rimosso il sostegno proveniente dagli Ebrei non Sionisti (142) e che avrebbe dato sicurezza contro le incertezze inseparabili dalla guerra.
Il 13 Giugno 1917 Weizmann scrisse a Sir Ronald Graham al Ministero degli Esteri che “sarebbe auspicabile da ogni punto di vista che il governo britannico esprimesse la sua simpatia e sostegno alle richieste Sioniste sulla Palestina. Infatti basterebbe solo confermare l’opinione che eminenti membri rappresentativi del governo hanno espresso molte volte nei nostri confronti…” (143)
Ciò fu calcolato per coincidere con una bozza della stessa data di uno dei consiglieri di Balfour nella quale si affermava che l’ora era arrivata “quando potremo aderire ai desideri dei Sionisti e dare loro l’assicurazione che il Governo di Sua Maestà è in linea con le loro aspirazioni”. (144)
A ciò Balfour osservò: “Personalmente, preferirei ancora associare gli USA nel Protettorato, sempre che riusciamo ad assicurarcene l’appoggio”. (145)
Il carteggio Rothschild-Balfour
I Sionisti dovettero anche contrastare i progetti provvisori britannici e americani di cercare una pace separata con la Turchia. Quando Weizmann, per i Sionisti, insieme a Malcolm, per gli americani, andarono il 10 Giugno al Ministero degli Esteri per protestare contro questo progetto, Weizmann consigliò largamente che i leaders Sionisti in Germania venissero corteggiati dal governo tedesco e affermò, per aumentarne la credibilità, che i contatti con loro venissero presi per il tramite del Dr. Lepsius.
Probabilmente la verità è che l’Esecutivo Sionista di Berlino stava riprendendo i contatti col governo tedesco così da dare un peso alla perorazione delle loro contro controparti a Londra che il rischio della competizione tedesca non poteva non essere presa in esame. Lepsus era in verità un importante religioso evangelico, noto per la sua difesa degli Armeni che a quell’epoca venivano massacrati in Turchia. Quando Leonard Stein esaminò i documenti dell’Esecutivo Berlinese dopo la guerra, il suo nome non si trovava ed il Sig. Lichtheim dell’Esecutivo non aveva alcun ricordo di un qualsiasi approccio da parte di Lepsius. (146)
Negli Stati Uniti, nel Luglio 1917, una missione speciale composta da Henry Morgenthau Sr. Ed il nipote del Giudice Brandeis, Felix Frankfurter, fu incaricata dal Presidente Wilson di recarsi in Turchia, contro la quale gli Stati Uniti non dichiararono guerra, per sondare la possibilità di negoziati di pace fra la Turchia e gli Alleati. In tutto ciò, Wilson poteva essere stato particolarmente motivato dalla sua intenzione di fermare i massacri di cristiani armeni e greci che avevano luogo all’epoca in Turchia e per i quali espresse molta preoccupazione in molte occasioni. Weizmann, comunque, accompagnato dal Sionista francese M. Weyl, e preavvisato, riuscì a raggiungerli a Gibilterra e a convincerli a tornarsene indietro. (147) Durante il 1917 e il 1918 altri cattolici vennero massacrati in Turchia. Se Morgenthau e Frankfurter avessero portato a termine la loro missione con successo, forse tutto ciò si sarebbe potuto evitare.
Questo racconto appare nel libro di William Yale: The Near East: A Modern History (il Vicino Oriente: una storia moderna). Questi era un agente speciale del Dipartimento di Stato nel Vicino Oriente durante la Prima Guerra Mondiale. Quando cenai con lui, il 12 Maggio 1970 all’Hotel Baltimore a New York, gli chiesi se Weizmann gli aveva detto di come la missione speciale era stata fatta fallire. Rispose che Weizmann disse che il Governatore di Gibilterra aveva offerto un banchetto speciale in loro onore, ma alla fine tutti i funzionari britannici si ritirarono discretamente, lasciando i quattro Ebrei da soli. “Allora” – disse Weizmann – “ci pensammo noi”.
La stessa sera mi disse qualcosa che asseriva non aver mai detto a nessun altro e che era nelle sue carte segrete da aprirsi solo dopo la sua morte. In seguito mi scrisse, dopo aver letto The Palestine Diary, dicendo che avrebbe voluto che mi occupassi di quelle carte.
Uno degli incarichi di Yale era di seguire la preferenza di Wilson di avere colloqui privati con personaggi-chiave in grado di influenzare il corso degli eventi. Fece questo con Lloyd George, il Gen. Allenby ed il Col. T.E. Lawrence, ad esempio. Yale disse di avere avuto un colloquio con Weizmann “da qualche parte nel Mediterraneo nel 1919” e gli chiese che cosa potrebbe accadere se i britannici non sostenessero un focolare nazionale per gli Ebrei in Palestina. Weizmann picchiò il pugno sul tavolo facendo sobbalzare le tazze del thè, “ Se non lo faranno” – disse – “ frantumeremo l’Impero Britannico come frantumammo l’Impero Russo”.
Brandeis era a Washington durante l’estate del 1917 e conferiva di volta in volta col Segretario di Stato Robert S. Lansing sui rapporti turco-americani e sul trattamento degli Ebrei in Palestina. (148) Egli si occupò in particolare di bozze di ciò che più tardi divenne la Dichiarazione Balfour e il Mandato Britannico per la Palestina, ottenendo l’approvazione americana per entrambi. (149) Un considerevole numero di bozze furono preparate a Londra e trasmesse negli Stati Uniti tramite i canali del Ministero della Guerra, ad uso del Comitato Politico Sionista Americano. Alcune erano dettagliate ma il governo britannico non voleva impegnarsi oltre ad una generale affermazione di principi.
Il 18 Luglio, tale dichiarazione, approvata negli Stati Uniti, fu spedita da Lord Rothschild a Lord Balfour. Si leggeva quanto segue:
“Il Governo di Sua Maestà, dopo aver considerato gli obiettivi dell’Organizzazione Sionista, accetta il principio di riconoscere la Palestina come Focolare Nazionale (E) del popolo Ebraico ed il diritto del popolo Ebraico di costruire la propria vita nazionale in Palestina sotto un protettorato da stabilirsi alla conclusione di pace a seguito del vittorioso esito di guerra.
http://www.rinascita.eu/index.php?action=news&id=22318
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